Era il 17 luglio del 1970, quarantaquattro anni fa, e i cancelli dell’allora stadio de La Favorita, oggi Renzo Barbera, venivano aperti e una folla incontenibile di giovani si riversava sul prato che per tre giorni avrebbe visto non partite di football ma nuove esperienze per i palermitani e per i ragazzi venuti da diverse parti del mondo.
Era come se Woodstock si fosse trasferita sulle rive del Tirreno e i giovani siciliani fossero divenuti improvvisamente hippy. Sì, per tre giorni, sino al 19, sarebbero stati padroni di quello che era il tempio del calcio palermitano e che in quell’occasione era il tempio della musica pop e non solo.
Insieme alla musica era la scoperta della libertà, un nuovo modo di vedere la vita. I fermenti del ’68 erano già quasi dimenticati e si affacciavano nuovi miti e chi li conduceva era la musica.
Dopo sarebbe stato impossibile ripetere un altro Festival Palermo Pop 70, si entrava nella società politicizzata e la musica non poteva avere un ruolo predominante a meno di avere scopo “sociale e politico”.
Joe Napoli, manager siculo-americano, i suoi genitori erano partiti da San Giuseppe Jato in provincia di Palermo per emigrare a Brooklin dove avrebbero formato una famiglia numerosa, era il manager. Joe voleva ritornare nella sua terra d’origine e organizzare il Pop fu l’occasione che cercava.
Con l’aiuto di un gruppo di collaboratori e l’impegno dell’Azienda del Turismo rese Palermo la capitale del pop mondiale, almeno in quei giorni, e allo stadio La Favorita il palco fu allestito lungo tutta la tribuna coperta e la manifestazione contò ben ottantamila presenze, molte per quel tempo e per un evento in cui comunque Palermo da provinciale, assunse un ruolo e un tenore internazionale non deludendo chi aveva creduto nei suoi giovani, nella loro partecipazione.
Tra gli ospiti mancarono i Led Zeppelin ma Jimmy Page consentì a prestare la sua immagine per il manifesto, i Pink Floyd sarebbero venuti, ma dopo un congruo acconto che l’amministrazione comunale non volle versare. I Rolling Stones stavano per scendere convinti anche dal loro bassista, Keith Richard che volentieri sarebbe venuto al sud a incontrare il suo amico Joe Napoli, ma anche loro alla fine mancarono.
In compenso però furono presenti e trionfalmente, Duke Ellington, Aretha Franklin che ritardò a presentarsi sul palco per via di una molto probabile (c’è chi ancora oggi lo giura) ubriacatura, Brian Auger, Johnny Halliday, per la prima volta in Sicilia, Tony Scott, Kenny Clarke, Arthur Brown che lasciò di stucco gli spettatori sia per il suo abbigliamento e il trucco eccessivi, sia per lo spogliarello che lo portò dritto in caserma davanti a un giovanissimo Boris Giuliano – assassinato poi nel 1979 dalla mafia – e rilasciato per insufficienza di prove grazie alle testimonianze (false) rese da due giornalisti, con la promessa di non ritornare mai più in Sicilia, cosa che avvenne.
Si esibirono anche gli Exseption, Phil Woods ma anche i nostrani Little Tony, più vicino al rock che al pop, così come Rosa Balistreri cantante folk e poi Nino Ferrer, i Ricchi e Poveri ma solo perché avevano inciso un disco ripreso da José Feliciano, amico di Joe Napoli che gli fece il favore. Oltre alla Balistreri affermati jazzisti palermitani si esibirono e fu un grande successo, Enzo Randisi primo tra tutti e il più apprezzato vibrafonista italiano del tempo. E poi c’erano pure Franco Trincale che fu portato in questura per avere urlato un “Nixon Boia”, e poi ancora Boris Vitrano, i Moderns, il Clan Free che intrattenne, e fu molto gradito, il pubblico in attesa di Aretha Franklin. Insomma, sul palco, in tre giorni si esibirono circa trecento artisti.
Intanto il primo giugno del 1970 era morto il poeta Giuseppe Ungaretti e il 18 settembre, sempre dello stesso anno, moriva anche Jimi Hendrix, mentre l’anno precedente, proprio il 20 luglio 1969, Neil Armstrong e Buzz Aldrin, durante la missione dell’Apollo 11, avevano poggiato il piede sulla Luna.
Nel mondo era cambiato qualcosa e lo stadio della Favorita era diventato un luogo dove non portarsi dietro tabù, una zona franca per i giovani che, liberi, si lasciavano andare sul prato ad effusioni amorose, ad abbracci e baci, accarezzandosi e anche spogliandosi per il caldo che bruciava la pelle in quell’estate diversa, che era insieme una nuova primavera.
Da lì a pochi mesi, e precisamente il 16 settembre, il giornalista del giornale L’Ora, Mauro De Mauro scompare, viene rapito e ancora oggi non sappiamo esattamente da chi.
Ma è il 17 novembre del 1970 che Douglas Engelbart, ingegnere statunitense (morto poi nel 2013), brevetta, primo al mondo, il mouse. Un filo sottile unisce ancora una volta la Sicilia all’America e, passando dalla musica al famoso “topolino” sono cantanti e musicisti americani e siciliani che, grazie anche al mouse, riusciamo a sentire e a vedere in quelle che furono le esibizioni del 1970, quando ancora internet era un mondo sconosciuto e proprietà soltanto di alcune forze militari.
Le note, però, per noi fortunati che possiamo dire “io c’ero”, resteranno nei nostri cuori e nelle nostre orecchie e non perderanno mai il sapore e l’odore dell’erba bagnata che aveva lo stadio illuminato di notte dai fari e dalla gioia di vivere quella libertà in un mondo che, sembrava, si stesse aprendo libero per noi.