La troppo spesso criticata Mostra del Cinema di Venezia li ha messi tutti in riga, incluso l’arrembante festival di Toronto.
 
Non solo il suo film di apertura Birdman (di Alejandro G. Iñárritu) si è portato a casa quattro premi Oscar (che si vanno a sommare ai due Golden Globes), ma anche il suo presidente di giuria della sezione “concorso”, il compositore francese Alexandre Desplat, ha scritto il proprio nome nell’elenco dei vincitori per la Miglior colonna sonora nel film Grand Budapest Hotel. 
 Le protagonisti femminili di Birdman presentato a Venezia: Andrea Riseborough, Amy Ryan ed Emma Stone (Ph. Federico Roiter) 

 Le protagonisti femminili di Birdman presentato a Venezia: Andrea Riseborough, Amy Ryan ed Emma Stone (Ph. Federico Roiter) 

 
“Nelle ultime due edizioni della Mostra del Cinema di Venezia i film di apertura hanno fatto messe di Oscar” ha dichiarato soddisfatto il presidente della Biennale, Paolo Baratta: “quest’anno Birdman, l’anno scorso Gravity (2013) di Alfonso Cuarón ne aveva ottenuti sette (tra cui quello per la miglior regia). Se la più qualificata e dinamica industria cinematografica del mondo affida a Venezia il lancio in prima mondiale di film proiettati verso gli Oscar, a me pare un segno importante del prestigio internazionale di cui gode attualmente la Mostra”.
 
E così anche l’87^ edizione degli Oscar è stata archiviata. 
La copertina non può che essere per lui, Birdman, e non perché condivide ex equo il maggior numero di statuette vinte per quest’anno, ma perché si è accaparrato alcune delle più importanti: Miglior film, Miglior regia, Miglior sceneggiatura originale e Miglior fotografia. 
 
Il collega Grand Budapest Hotel (di Wes Anderson) invece si è “accontentato” degli Academy per i Migliori costumi (all’italiana Milena Canoneri), Migliore scenografia, Miglior trucco e il già citato Desplat.
Si è rotta (finalmente) la maledizione dei premi per The Imitation Game (di Morten Tyldum), adattamento cinematografico della biografia Alan Turing: The Enigma. Dopo la strapazzata subita ai Bafta (9 nomination, 0 vittorie) e ai Golden Globes (5 nomination, 0 vittorie), agli Oscar è arrivata la statuetta per la Miglior sceneggiatura non originale consegnata a Graham Moore. Sul palco il giovane sceneggiatore di Chicago (classe ’81) ha lasciato il segno con parole concise ma toccanti (Stay weird, stay different). 
 Michael Keaton con Naomi Watts e Zach Galifianakis 

 Michael Keaton con Naomi Watts e Zach Galifianakis 

 
Forti del successo ai Globes, si può presumere che Boyhood (di Richard Linklater) e La teoria del tutto (di James Marsh) sperassero di uscire dal Dolby Theatre con la pancia più piena. A ogni modo l’Oscar conquistato rispettivamente da Patricia Arquette (applauditissima da Meryl Streel e Jennifer Lopez dopo il suo discorso sulla parità dei diritti delle donne) come Miglior attrice non protagonista ed Eddie Redmayne come Miglior attore protagonista, non sono certo di seconda categoria, anzi. Quasi scontato l’altro premio femminile, andato a Julianne Moore (Still Alice), meno previsto quello consegnato a J. K. Simmons (Whiplash).
 
Birdman dunque ha vinto come Miglior film. C’erano pellicole che avrebbero meritato di più. A dispetto di un ottimo cast, il film non si discosta troppo dalla versione “attoriale” di The Wrestler (2008, di Darren Aronofski). E guarda caso, entrambi i protagonisti principali (di sicuro più Mickey Rourke di Michael Keaton) erano assenti da un pezzo dalle luci della ribalta e ancor più curioso, entrambi i lungometraggi “hanno scaldato i motori” in laguna.
 
Così, invece di esaltare un film fine a se stesso sui malesseri di una “povera star” che fa i conti con la superficialità del proprio passato e gli ingranaggi ingolfati del presente, sarebbe stato (forse) più utile “brindare” e riflettere sulla straordinaria figura del fisico Stephen Hawking e ancor di più sul dramma umano di Alan Turing, ghost-saver degli Alleati nella II Guerra Mondiale e “per questo” ricompensato nel modo più barbaro.
 
Un’occasione persa visto e considerato che la discriminazione degli omosessuali è ancora all’ordine del giorno, a Hollywood come ovunque nel mondo.

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