“Voi ci vivreste mai in una città dove non è possibile comprare libri?”. Questo interrogativo posto da Giusi Nicolini, sindaco di Lampedusa. Lo ha posto a tutti coloro che le hanno chiesto il perché del suo appello ad aderire all’iniziativa di inviare libri per la costruenda biblioteca di Lampedusa e Linosa, nelle Pelagie.
 
È stato un tam-tam attraverso i social network e le risposte non si sono fatte attendere. 
Così circa 400 scatole, contenenti qualche migliaio di libri, sono già arrivate all’indirizzo di Giusi Nicolini Sindaco – Biblioteca, Via Cameroni, 92010 – Isola di Lampedusa (Agrigento).
Perfino dal Quirinale è arrivata una telefonata al primo cittadino dell’isola delle Pelagie.
 Il sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini:“Donateci libri per una biblioteca”

 Il sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini:“Donateci libri per una biblioteca”

 
Tante le adesioni e i complimenti per l’iniziativa che nasce dal bisogno primario di fare cultura, di offrire cultura ai bambini ma anche agli adulti dell’isola, a tutti gli immigrati che vi approdano, fanciulli o adulti che siano, ma che abbiamo un impellente bisogno di sentirsi cittadini del mondo in qualunque luogo si trovino. E la cultura, anche attraverso la lettura di un libro, riesce a dare dignità all’uomo che isolato nell’isola deve raggiungere la terraferma per acquistare un libro, perché a Lampedusa non c’è neanche una libreria.
 
Il 29 agosto scorso, a Palermo, alla libreria Modus Vivendi, particolarmente sensibile al tema della lettura e della conoscenza e coscienza attraverso le scritture, Giusi Nicolini è intervenuta, insieme al sindaco di Palermo Leoluca Orlando e all’assessore comunale alla cultura Francesco Giambrone per parlare ancora una volta della sua iniziativa e per ringraziare quanti hanno già contribuito a inviare libri e quanti lo faranno.
 
Ha raccontato di quanto avesse sofferto da ragazzina per la mancanza di letture e di quanto fosse grata alla sua insegnante di averle prestato dei libri da leggere.
Il sindaco chiede principalmente volumi in formato cartaceo – e la comprendiamo – per il particolare rapporto che si instaura tra lo scrittore e il lettore anche attraverso il contatto fisico con la carta.
 
“Sono molto emozionata perché non avrei mai immaginato che il mio appello rilanciato da Twitter e da Facebook potesse riscuotere un’eco così grande…” E ancora: “Mi piacerebbe aprire una sezione dedicata all’immigrazione ma anche al mare Mediterraneo, visto che Lampedusa è al centro del Mediterraneo”.
 Le meravigliose acque cristalline de L’Isola dei Conigli a pochi metri dalla costa occidentale di Lampedusa

 Le meravigliose acque cristalline de L’Isola dei Conigli a pochi metri dalla costa occidentale di Lampedusa

 
Ha anche sottolineato che la sua isola, adesso che è estate, è piena di turisti – quest’anno come non mai anche per gli appassionati di immersioni subacquee che si rivolgevano all’Egitto in questo periodo impraticabile – ma che quando l’isola si svuota e rimangono soltanto i suoi circa cinquemila abitanti, ci si sente molto soli. Leggere sarebbe un grande conforto e una grande compagnia che aiuterebbe a superare la solitudine dei lunghi mesi invernali.
 
Il 12 luglio scorso, all’Onu, si presentò la sedicenne pakistana Malala Yousafzai, gravemente ferita alla testa in un assalto al bus scolastico nella sua città perché le fosse impedito di continuare i suoi studi. Curata e guarita, tra gli applausi all’Onu, ribadì il suo diritto allo studio e quello delle donne afghane e pakistane. “Prendete i vostri libri e le vostre penne, sono la vostra arma più potente”.
 
Alcuni giorni dopo fu Giusi Nicolini che fece suo quell’appello e in questi termini: “Voi ci vivreste mai in una città dove non è possibile comprare dei libri? Io non credo! Quindi, se in giro per casa avete libri di qualsiasi genere, che non leggete o avete già letto e di cui volete sbarazzarvi, aderite all’iniziativa di creare una biblioteca a Lampedusa, anzi una per ragazzi e una per adulti”.
 
Così in pochissimo tempo hanno cominciato ad arrivare, anche piccoli pacchi, due, tre libri. Alcuni autori hanno inviato i propri scritti. Insomma, una mobilitazione generale. E ancora ne aspettano.
Intanto, tra una visita ufficiale e il lavoro in municipio, discute anche dell’organizzazione delle strutture che dovrebbero accogliere il materiale, del personale volontario per la catalogazione e quant’altro occorra.
 
E gli scaffali? Sarà lo stesso falegname che ha costruito la croce per Papa Francesco, quando è andato in visita nell’isola dove arrivano coloro che provengono “dalla fine del  mondo”, come lui, e quando si presentò il giorno della sua investitura.
 
E anche questa volta userà il legno delle “carrette del mare” sequestrate ai contrabbandieri di anime umane, agli scafisti, sfruttatori dei gravissimi bisogni di uomini, donne e bambini, della loro sete di salvezza dalle guerre e dalla estrema povertà e ignoranza.
 
Avrà avuto almeno un senso approdare in quest’isola perduta in mezzo al blu del Mediterraneo, se ad accoglierli sarà un libro, sarà la speranza di coltivarsi e di sentirsi uomini tra gli altri uomini.
 Papa Francesco getta una corona di fiori per i migranti morti in mare

 Papa Francesco getta una corona di fiori per i migranti morti in mare

 
Proprio un’ora prima che Papa Francesco Bergoglio atterrasse all’aeroporto di Lampedusa e s’imbarcasse su una motovedetta per gettare in mare una corona in memoria di tutti coloro, migranti, che non sono purtroppo mai approdati, nello stesso molo Favaloro toccavano finalmente terra centosessantacinque profughi, tra cui quattro donne, tratti in salvo da una motovedetta della Capitaneria di porto e da una della Finanza. Fu quello a Lampedusa il primo viaggio apostolico di Papa Francesco, per cominciare dagli “ultimi” e da quel popolo generoso che risponde al nome di Lampedusano.
 
E allora ben venga l’iniziativa di Giusi Nicolini, “sindaca” come vuole essere chiamata, come ad affermare anche con una semplice “a” il suo essere donna, che è anche ambientalista e tanto sta facendo per salvaguardare il territorio di cui è a capo.
 
Anche a costo di smantellare antiche abitudini, anche a costo di mettersi contro alcune tradizioni consolidate che limitano le libertà dei lampedusani e dei turisti che qui giungono e che quest’anno sono stati davvero in grande numero.
 
Che sia, dunque, l’approdo della cultura, che sia il mare della saggezza e della speranza quello che si allarga di fronte alle coste dell’ultimo lembo di Sicilia, d’Italia.
 
Una speranza ancora per la realizzazione delle biblioteche: l’intervento delle istituzioni o anche – perché no? – di banche o altri enti privati che possano dare una mano a reperire ed acquistare gli immobili necessari per dare uno spazio fisico alla cultura che, sotto forma di libri, non sta venendo meno.
 
Ancora la raccolta è aperta e si può, magari, sperare che di libri ne arrivino così tanti da poterne fare barchette di carta da spedire in mare, dentro un’ideale bottiglia di vetro che, attraversando gli oceani, possa  andare ad approdare alle coste dell’America dove tanti e tanti e ancora tanti decenni fa i nostri connazionali approdarono anch’essi come migranti, anch’essi in cerca di fortuna, in cerca di una vita migliore, di una vita che potesse chiamarsi vita. Da leggere anche in un racconto pubblicato in un libro. 
 
E magari con un bigliettino d’accompagnamento con scritto solamente “ ‘O scià”, saluto lampedusano dalla tenera, suggestiva, bellissima traduzione “mio respiro”.
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