Sono passati quattro anni da quando all’Albergo dei Poveri di Palermo veniva allestita, in attesa della visita di Papa Benedetto XVI, al secolo Ratzinger, del 3 ottobre 2010, la mostra “Novecento sacro in Sicilia”. Trentanove gli artisti e centosettanta le loro opere esposte tra pittura e scultura nelle sale che il curatore Giovanni Bonanno sognava sarebbero diventate una sorta di Louvre “made in Sicily”.
L’uomo del “secolo breve”, il Novecento, è un uomo in ricerca del senso della propria vita, del valore anche della morte. Ma è anche l’uomo della speranza pur nell’assurdo della sua spesso attesa e mai realizzata esistenza.
C’è pure un altro uomo, quello che guarda il mondo con occhi incantati e quello è l’uomo della sopravvivenza, dell’esserci sempre nella realtà effimera dell’immobilità.
C’è anche l’artista-cronista che racconta, illustrandola, una realtà immediata ma continua, una realtà non attesa ma presente e niente affatto incantata.
Se idealmente dall’Albergo dei Poveri si passa il testimone al Palazzo Sant’Elia di via Maqueda, sempre nel capoluogo siciliano, il passo è breve. Non un nuovo Louvre, ma l’aspirazione a divenire un Museo con tutte le carte in regola senza per questo spostarsi a Parigi.
Intanto un altro “Novecento” si è affacciato tra le mura di quello che fu un palazzo nobiliare sin da quando, su un preesistente edificio cinque-seicentesco, il Marchese di Santa Croce e Trigona gli diede dopo il 1756 l’attuale configurazione. Tra vari e rapidi passaggi da una famiglia all’altra, da un rifacimento a un restauro seguito al violento terremoto del 1823, divenuto uno degli edifici più imponenti della città, nel 1829 fu sede del Senato, in seguito del Reale Istituto per l’incoraggiamento d’agricolture, arti e manifatture; seguì la destinazione a sede dell’Amministrazione delle Ferrovie e negli anni ’50 della scuola media Giovanni Verga.
Finalmente, nel 1984 fu acquistato dalla Provincia Regionale Palermitana e dal febbraio 2013 è in affido alla Fondazione Sant’Elia che ne ha destinato l’uso ad eventi culturali.
Giunta da Favignana dove ha esordito nella splendida cornice della Tonnara Florio, la mostra “Artisti di Sicilia. Da Pirandello a Iudice” ha riempito le meravigliose sale con circa trecento opere. La mostra voluta e curata dal critico d’arte Vittorio Sgarbi, si è arricchita per la città di Palermo e per la sede della centralissima via Maqueda di oltre cento opere in più rispetto a quella già presentata nell’isola dell’arcipelago delle Egadi.
Molti degli artisti presenti alla rassegna inaugurata il 1 ottobre 2010 sono presenti a palazzo Sant’Elia e sono certamente tra i più significativi che la Sicilia abbia regalato alla pittura, alla scultura e alla fotografia a partire da Fausto Pirandello per finire a Giovanni Iudice.
Ed è tutta una teoria senza soluzione di continuità il percorso che conduce il visitatore attraverso un tripudio di colori, caldi ed espressamente mediterranei e intensi quelli di Pirandello nei toni dell’ocra, del maggese, degli azzurri che raccontano tormenti di un’anima sempre in cerca di una realizzata compiutezza e che contrastano con la calma, piatta, dei mari di Piero Guccione.
Si segue poi la prorompente “Vucciria” di Renato Guttuso, sistematica e meticolosa rappresentazione del più famoso mercato palermitano, canto del cigno di un luogo ormai spogliato della sua essenza e totalmente degradato. Giovanni Iudice, pittore-cronista, con la sua opera “Umanità 2011” dal valore sociale si legge come una fotografia che incastona nel buio delle tenebre l’arrivo di migranti e i loro occhi, accesi di stanchezza, dolore e speranza sono i fari che illuminano la notte dell’approdo.
Casimiro Piccolo è la fantasia pura, il magico che si fa originalità, tratto di colore e che ammalia fantasticando un racconto di elfi, chiaroveggenti e personaggi d’altri mondi.
Anche le donne pittrici sono presenti per affermare ancora una volta che l’arte non fa distinzione di genere e che la buona qualità delle opere non è “maschile” e le tecniche diversificate sono abilmente utilizzate e sperimentate anche da artiste come Rossella Leone, Lia Pasqualino, Fiammetta Bonura per citarne alcune.
Una sezione è stata dedicata alla fotografia: in mostra opere di Angelo Pitrone, abile e sensibile artista della “digitale”, Letizia Battaglia, Ferdinando Scianna e non soltanto.
“L’Italia senza la Sicilia”, scriveva Goethe nel “Viaggio in Italia” del 1817, “non lascia nello spirito immagine alcuna. È in Sicilia che si trova la chiave di tutto…”
“…La Sicilia del Novecento, sia in letteratura sia nelle arti figurative, ha dato una quantità di artisti e scrittori che hanno contribuito a delineare l’identità prevalente della cultura italiana…”. Questo scrive oggi Vittorio Sgarbi ed è per questo che la mostra è partita dalla Sicilia dove farà tappa a Catania per poi proseguire a Milano, Londra e anche a New York.
Anche Renato Guttuso ha scritto della sua Sicilia: “Qua, l’isola mia è una meraviglia, ci si sente naufragare in questo profumo di nespoli fioriti che uccide – il mare ha colori di sogno e il cielo è blu come il cobalto – un blu fortissimo. …”
Intanto Fausto Pirandello scriveva ne “La vita attuale e la favola eterna” durante il suo soggiorno a Parigi: “Mi sono affacciato alla finestra sul Bd St. Germain e ho visto passare la vita. Ho detto: Ecco la vita a cui bisognerebbe dar forma. Questa attuale. Che nudi? Che neoclassicismo? Dove, le bagnanti? Ho versato il caffè. Ecco dove si radunano gli uomini. Ho pensato agli antichi: essi sempre hanno riprodotto la vita attuale e la favola eterna. Mettere questa favola eterna sotto le vesti moderne, nella vita moderna. Così può nascere il quadro”.
E ancora su il Colore della memoria: “ Il mio ricordo, la mia memoria secerne il colore del ricordo. Penso a un cespo di rose che ho accudito. Se ad occhi chiusi rivedo la sagoma della finestra, illuminata dal sole, lo spettro della luce che dianzi vedevo di un tenue opale ora mi sembra verde. Ho pensato un fondo turchino. Ad occhi chiusi rivedo lo spettro della luce d’intenso viola. Cos’è questo colore della memoria?”