L’opera più celebre di Vincenzo Bellini si appresta ad arrivare a Liegi dove sarà in scena fino al 31 ottobre: Norma è una di quelle opere con cui tutti vorrebbero misurarsi e questa volta nei panni della protagonista ci sarà Patrizia Ciofi, mentre la direzione musicale è affidata al Maestro Massimo Zanetti e la regia al milanese Davide Garattini Raimondi, che abbiamo intervistato.
Nella home page del suo sito si nota subito la frase “Chi si ferma… va indietro”. È una definizione che riassume la sua cifra registica? Può spiegarcela in relazione, ovviamente, alle sue scelte e alla sua carriera?
Sicuramente è una frase che mi ripeto spesso quando faccio teatro in qualsiasi sua forma o genere, mi è stata detta molti hanno fa da un grande maestro come Eugenio Barba, e ancora oggi dopo più di dieci anni la tengo a mente. Non è facile ma ci provo! Rispetto alle mie scelte o alla mia carriera cerco sempre di andare avanti, ogni titolo e ogni esperienza è uno o più passi avanti, anche di fronte ad un errore si cerca di capirlo per renderlo un passaggio positivo in futuro. Imparo molto da ogni produzione, osservo e mi correggo sempre, cerco ogni volta di sviluppare nuovi metodi per far capire le mie idee a chi mi sta accanto. Non do mai nulla per scontato e sono un insaziabile curioso!
Come sta applicando tutto ciò a un’opera come la “Norma”, attesa dal pubblico ogni volta che viene rappresentata?
Per Norma, così per molti dei grandi titoli, tutto questo non è stato per nulla facile, sentivo l’esigenza di proporre qualcosa di nuovo al pubblico ma al tempo stesso non sradicare l’opera dal suo contesto originale, volevo scavare nei solchi lasciati dalla tradizione e non volevo prendere scelte facili come la decontestualizzazione storica o altri trucchi registici ora molto di moda. Stando attento a tutto questo proponiamo una nostra revisione storica per quanto riguarda la parte più estetica, e per quanto riguarda il concetto generale volevo che il pubblico attraverso simboli precisi e controscena chiari potesse riassaporare il dramma tra due popoli e non solamente la tragedia fra tre persone.
Appena le hanno affidato la “Norma” a quale aspetto ha pensato immediatamente da realizzare nella sua regia?
Cosa potevo dare io a Norma, cosa mostrare di nuovo, cosa spolverare dalla tradizione, come rispettare il passato e sviluppare il contemporaneo, dove non cadere e dove restare focalizzato. Norma è una montagna molto alta da scalare, quando cominci il cammino capisci che sei sempre molto distante dalla cima.
Le sue profonde e tecniche conoscenze nella critica specializzata e nella scenografia sicuramente le avranno dato una visione a 360° del teatro: paradossalmente, però, potrebbero costituire un limite, nel senso che quando si allestisce un’opera si potrebbe pensare più andare incontro ai gusti di spettatori e critici ed essere meno istintivi, osando dunque meno?
No, ho imparato alle prime esperienze di non cedere a queste Sirène, ho una visione ampia del mondo lirico e la reputo una grande fortuna, è una ricchezza che coccolo ma che non mi fa accomodare sugli allori e non cerco mai di dare al pubblico o alla critica quello che si aspetta, in questo caso non avrebbe più senso il mio mestiere di Regista, ogni volta cerco di dare qualcosa di nuovo sperando di arricchire lo spettatore.
C’è un passaggio della Norma che le sta particolarmente a cuore?
Molti! Mi sono innamorato di Norma appena ho cominciato a studiarla, scontato dire Casta diva o i duetti in realtà sono molto legato a diverse pagine dell’opera e non riesco a dirne una… dovrei fare una lista!
C’è una parte particolarmente più difficile da restituire al pubblico?
La cabaletta di Casta diva, il terzetto finale del primo atto, il duetto finale fra Oroveso e Norma, la cattura di Pollione… tutti quei passaggi operistici che in dinamiche reali di vita non avrebbero quei passaggi immediati innaturali.
In una recensione del 2015 su una rappresentazione della Norma si legge: “nel capolavoro di Bellini la protagonista non basta a fare l’asso pigliatutto ma ci vogliono altri tre fuoriclasse nel cast vocale, un direttore sensibile alle esigenze belcantistiche e possibilmente un regista illuminato”. È d’accordo? cosa aggiungerebbe?
Sì, sono d’accordo … non posso parlare di me chiaramente ma per quanto riguarda il resto sono stato molto fortunato perché i protagonisti Ciofi-Kunde-Lo Monaco-Concetti sono davvero quattro assi e per quanto riguarda il direttore Zanetti abbiamo fatto un lavoro eccezionale insieme, abbiamo avuto un bellissimo dialogo artistico per tutta la produzione e credo che il risultato si sentirà e si vedrà!