L’anno scorso ci aveva lasciato con la presentazione di “Dallas Buyers Club”, film vincitore agli Oscar 2013, e la partecipazione di uno dei suoi protagonisti Jared Leto, a sua volta vincitore dell’Oscar 2013 come miglior attore non protagonista.
Per non parlare del bagno di folla attirata dall’anteprima del secondo capitolo della saga di “Hunger Games” e la relativa sfilata sul red carpet dell’intero cast guidato da Jennifer Lawrence, piacevolmente colpito dall’accoglienza e dal calore del pubblico italiano.
Ci aveva lasciato così il Festival del Cinema di Roma ritornato quest’anno, nella sua nona edizione, con una programmazione non meno interessante composta da titoli d’autore e film internazionali con ospiti ed incontri di grande rilievo che hanno reso il Festival sempre più Festa popolare.
L’evento, realizzato a misura dello spettatore, ha richiesto la partecipazione sempre più attiva del pubblico, chiamato a votare per proclamare la vittoria del miglior film.
La “giuria popolare” ha scelto un vincitore in tutte le sezioni ufficiali del Festival (Gala, Cinema d’oggi, Mondo Genere, Cinema Italia Fiction e Cinema Italia Documentario). In particolare ha assegnato il Marc’Aurelio d’Oro a “Trash” di Stephen Daldry (“Billy Elliott” e “The Hours”) con la partecipazione al Festival non solo dello stesso regista, ma anche dei tre giovani protagonisti brasiliani e di Rooney Mara con tanto di passerella sul red carpet.
L’avventura poliziesca ambientata nelle favelas di Rio de Janeiro ha come sfondo un Brasile mostrato in tutte le sue contraddizioni e disuguaglianze sociali che contrappongono la povertà di un grande popolo alla ricchezza di pochi ricchi, un contesto in cui lo spettatore è calato con grande realismo attraverso la prospettiva popolare dei tre ragazzi-protagonisti che, pur vivendo nella povertà, agiscono secondo i valori di amicizia e giustizia. Il film, rivolto ad un pubblico di adulti e ragazzi, coinvolge lo spettatore con un ritmo veloce e incalzante, e una trama avvincente.
Ad animare il tappeto rosso di Roma, grandi star hollywoodiane e astri nascenti, beniamini di un pubblico più giovane.
Protagonista del primo red carpet è stato l’attore britannico Clive Owen nel cast della serie tv “The Knick” di Steven Soderbergh, di cui sono stati proiettati i primi due episodi. Dopo il debutto in Usa lo scorso 8 agosto sul canale Cinemax, “The Knick” arriverà in Italia l’11 novembre grazie a Sky Atlantic.
Glamour e fan in delirio ha attirato la premiere del film romantico “Love, Rosie” per il quale hanno sfilato sul red carpet, acclamati, i protagonisti Lily Collins e Sam Claflin (“Hunger Games: la ragazza di fuoco”).
E poi è arrivato il momento dei grandi: Benicio del Toro, con un look da bello e dannato, ha sfilato con Josh Hutcherson (“Hunger Games”) per il film “Escobar: Paradise Lost” diretto dall’italiano Andrea Di Stefano che ha ricevuto il Premio Taodue Camera D’Oro per la migliore opera prima. Di Stefano ha debuttato come regista con un cast d’eccezione (ci si chiede quali altri grandi attori arriverà a dirigere per il suo secondo film) e con una storia impegnata che racconta di Pablo Escobar, noto e ricco trafficante di cocaina, personaggio importante della storia colombiana.
“Una figura controversa, uno spreco di talento, una triste storia”, lo ha definito Benicio del Toro che lo ha interpretato. “Pablo ha causato tristezza e dolore al suo paese, la Colombia, ma ha anche aiutato bisognosi, ha dato alloggi e ospedali. In Colombia c’è ancora chi lo venera come un moderno Robin Hood”.
Il sex symbol degli anni ’70-’80 Richard Gere ha partecipato alla kermesse capitolina per presentare “Time out of mind” di Oren Moverman, un film al limite del documentario che racconta la realtà dei senzatetto di New York. L’affascinante attore di “American Gigolò” e “Pretty woman”, seppure irriconoscibile nei panni di un barbone di Manhattan, ha mostrato tutto il suo charme sul red carpet dove con eleganza si è prestato allo scatto dei fotografi, alle interviste dei giornalisti e agli autografi dei fan.
A Roma è giunto anche Kevin Costner per presentarci, come protagonista e produttore, “Black and White” di Mike Binder, una storia familiare e d’amore che affronta il problema della discriminazione razziale in America. Sul red carpet del Festival, l’affascinante Costner ha sfilato in abito e occhiali scuri con sua figlia Lily, che ha una piccolissima parte nel film.
Infine, il tappeto rosso dell’attore Willem Dafoe e del regista Anton Corbijn per presentare il film “La spia-A most wanted man”, thriller spionistico omaggio all’attore prematuramente scomparso Philip Seymour Hoffman presente nel cast.
La Festa del Cinema di Roma ha, inoltre, consegnato il premio alla carriera (Acting Award) all’attore cubano Tomas Milian, conosciuto nell’immaginario collettivo italiano come il personaggio de “Er Monnezza”.
Nella masterclass, che ha visto l’attore, ormai anziano con berretto in testa, barba e bastone, incontrare il pubblico, Tomas Milian ha raccontato la sua vita: da Cuba all’Actor Studio di New York fino ad arrivare in Italia. La grande ondata di calore e affetto lo ha portato più volte alla commozione, soprattutto quando Milian ha parlato di Roma come una madre: “Non ho mai avuto una madre”, racconta l’attore proveniente da una storia familiare difficile, “Roma è stata mia madre, mi ha accolto e mi ha dato un calore immenso. È a lei che dedico tutta la mia vita”.
Un altro premiato d’eccezione è il brasiliano Walter Salles che ha ricevuto il Marc’Aurelio alla carriera. Il regista di “Central do Brasil”, “I diari della motocicletta” e “On the road”, ha pronunciato una vera e propria dichiarazione d’amore per il nostro Paese e per il cinema di Michelangelo Antonioni: “Ricevere un premio in Italia è più importante che riceverlo in qualunque altra parte del mondo”, ha affermato, “poichè Antonioni ha dato la scintilla alla mia passione per il cinema”. Salles ha anche colto l’occasione per presentare la sua ultima opera, ancora in fase di lavorazione, il documentario “Jia Zhangke, un gars del Fenyang”, dedicato al cineasta Jia Zhangke (Leone d’oro a Venezia 2006 con “Still life”).
Tra gli altri premi, il Maverick Director Award per il giapponese Miike Takashi, regista di “As the Gods Will”, e il Marc’Aurelio del Futuro per il russo Aleksej Fedorčenko, regista di “Angels of Revolution” protagonisti di due incontri con il pubblico, il regista tedesco Wim Wenders che ha parlato del suo nuovo lavoro “The Salt of The Earth”, documentario sul fotografo brasiliano Salgado, e Geraldine Chaplin, figlia del grande Chaplin e protagonista del film “Dolares de arena”.