La Louisiana fu per molti anni terra d’elezione dell’emigrazione siciliana in Nordamerica. Nei porti di New Orleans attraccavano i mercantili per scaricare le arance e il tessuto “di Genova” caricato nella città ligure, che nelle fabbriche americane si trasformavano in “jeans”. E con la merce sbarcavano anche le tante lettere di parenti rimasti nell’isola italiana e indirizzate ai loro parenti che avevano deciso di intraprendere il sogno americano ripartendo dalla Louisiana.
Una colonia secolare, quella siciliana che viveva nello stato attraversato dal Mississippi, che con il tempo si era integrata nella società sudista senza disdegnare la vicinanza alla popolazione di colore di cui assorbì alcune passioni. Tra esse vi era sicuramente la musica che ben presto avrebbe dato vita a quello straordinario mix di suoni che sarebbe diventato il jazz. Le prime bande di musica jazz nacquero unendo insieme il talento dell’improvvisazione con la cultura del pentagramma portata tra le strade di New Orleans da immigrati italiani che nei loro paesi natali suonavano nelle bande di paese.
Tre dei grandi protagonisti di questa musica affondavano le loro radici tutti nel paese di Salaparuta: Nick La Rocca (cui si deve la prima incisione musicale di jazz), Louis Prima (assoluto protagonista della musica italo-americana) e Leon Roppolo, che del terzetto fu forse il più geniale ma anche il più sfortunato.
Leon nacque a Lutcher nel 1902, da famiglia proveniente appunto dal borgo di Salaparuta. I suoi primi anni li visse come tanti bambini italiani: giocando spesso in strada con amichetti di colore. Nel 1912 la famiglia decise di trasferirsi a New Orleans, permettendo al giovane di dare sfogo al proprio talento.
Come tanti apprendisti musicisti, anche Leon fu attratto dalla musica Cajoun della Louisiana, che vede il violino tra i protagonisti del suono. Il ragazzo imparò così a suonare lo strumento a corda ma ben presto si innamorò delle bande che sfilavano lungo le strade della città e del clarinetto che un suo parente suonava nella Papa Jack Laine’s Reliance Brass Band.
La passione fu subitanea e in poche settimana Leon Roppolo addomesticò il clarinetto con il suo innato talento musicale. Suonò con gli amici Paul Mares e George Brunies per parate e feste, e lungo le coste e sui battelli del Lago Pontchartrain. All’età di 15 anni prese parte a un tour di commedie musicali con Bee Palmer, che nel giro di poco tempo divenne il nucleo centrale dei New Orleans Rhythm Kings, una banda che (insieme a quella di King Oliver) è considerata una delle migliori piccole orchestre dixieland del jazz degli anni Venti.
Dopo tale esperienza, Roppolo suonò con Carlisle Evans sul Mississippi Rivers riunendosi coi suoi amici e iniziando un viaggio verso nord che li portò prima a Chicago, dove si unirono alla Friars Society Orchestra per 18 mesi. Roppolo era considerato la stella del gruppo, con il suo stile che avrebbe influenzato negli anni futuri diversi musicisti (tra cui il più noto Benny Goodman
Dopo la rottura dei New Orleans Rhythm Kings, nel 1924 Roppolo e Paul Mares cercarono fortuna nella scena jazz di New York dove registrarono, secondo la memoria di alcuni musicisti a loro contemporanei, con gli Original Memphis Five e con i California Ramblers. Questi dischi però sono stati perduti o pubblicati senza il nome dei componenti.
Tornato di nuovo a New Orleans, Leon Roppolo accettò di suonare nella nuova New Orleans Rhythm Kings e con Jelly Roll Morton incise “Wolverine Blues”. Il musicista originario di Salaparuta suonò anche con la Halfway House Orchestra, esibendosi con il sassofono.
I successi musicali purtroppo non andarono di pari passo con il benessere privato. Leon iniziò infatti ad avere attacchi di violenza e divenne inaffidabile. Dopo l’ennesimo episodio di violenza, la famiglia decise di farlo internare in un ospedale psichiatrico. Per qualcuno Roppolo era stato contagiato dalla sifilide, per altri aveva ecceduto con l’uso della marijuana, ma sostanzialmente nulla di certo trapelò fuori dalle mura dell’ospedale. Leon Roppolo, a soli 41 anni lasciò la vita terrena, dispensando il proprio talento solo negli ultimi anni della sua vita, esibendosi con parenti o amici che lo andavano a trovare. Il talentuoso clarinettista fu Woodlawn Cemetery, non lontano da quella Halfway House dove aveva suonato negli anni migliori della sua breve e sfortunata vita.