It is true: gnocchi alla Romana are a delicious comfort food. Warm, creamy, decadent, yet simple and traditional, they originate from the region of Lazio, as their name betrays, but they are today popular across the country. They are special, because they are called gnocchi, but they have nothing in common with the famous potato dumplings everyone knows, as there are no potatoes nor flour in sight here.
As it often is the case with our most traditional dishes, mystery enshrouds their origins, to the point that, in truth, no one really knows when and where they were created. And the fact they use butter and parmigiano — two ingredients more typical of northern cuisine than Lazio’s — made many believe they had in fact originated somewhere near the Alps, like Piedmont.
It was, eventually, the great Pellegrino Artusitodispel all doubts when, in his seminal culinary work La Scienza in Cucina e l’Arte di Mangiar Bene, he definedgnocchi alla Romana one of the sette piatti dichiaratamente romani, that is, one of the seven dishes he called “overtly Roman.” If Artusi’s words weren’t enough, those of another food expert, Ada Boni, came to help: in her La Cucina Romana, whose aim was, in fact, that of preserving and passing on the capital’s own culinary traditions, she explained how gnocchi alla Romana are the last vestige of a Roman way of life that no longer exists. She wrote: “milk gnocchi alla Romana used to be, a long time ago, a common dish that good Romans would make every time there was something to celebrate. In particular, they would triumph at christening banquets or at Carnevale dinners.”
In spite of their unknown origins, then, gnocchi alla Romana are a staple of the Eternal City’s food tradition. But they are so delicious you’ll find them everywhere in Italy: indeed, they are a popular “rosticceria” dish, one you can buy and bring home, heat up in the oven and just enjoy. While in Rome Thursday is notably the day of gnocchi, in my family, up in Piedmont, they were more of a Sunday dish. Either way, they are comforting, filling, good for your belly. And good for your soul, too.
Ingredients (4 people)
1 liter (4 cups) of milk
1 1/2 cup of semolina
1/2 cup of butter
2/3 cup grated parmigiano or grana
2 egg yolks
nutmeg (to taste)
salt (to taste)
Instructions
Bring the milk to the boil, adding 1 1/2 tbsps of butter and a pinch of salt to it. Once the mixture boils, pour the semolina “a pioggia,” that is, sparingly, little by little and over the whole surface of the liquid (this helps avoid lumps to form). Stir with a whisker until the mixture begins to thicken, then switch to a spoon. Cook for about 15 minutes, then turn the heat off and add a tad of nutmeg, a tbsp of grated parmigiano or grana and the two egg yolks.
Pour the mixture on a tray (or large plate, or large oven dish: what you need is something flat and relatively big), ensuring you wet its surface lightly with water first. With a spatula or a rolling pin, spread the mixture evenly, so that it reaches a thickness of about 1/2 inch (1.5 to 2 cm). Let it all cool completely. If you want, you can do so in the fridge.
Now, the fun part begins: cutting the gnocchi! You can use either a round cookie cutter or a glass, of about 1.5/2 in diameter (Personal note: my own grandmother, whose gnocchi alla Romana were just to-die-for, used to cut them into small squares of about 1/2 inch).
Once they’ve been cut, place them in layers into a previously buttered oven dish. You have to be careful here and avoid laying them flat: your first row of gnocchi should be propped against the side of the oven dish, and the other placed at an angle against them, pretty much the way you do when you make scalloped potatoes.
Take your grated cheese and sprinkle it all over the gnocchi.
In a saucepan, melt the butter. Once that’s done, pour it all over the gnocchi and bake at 390F (200C) until they are gold and crunchy on top (that should take about 30 minutes, but keep an eye on them to be on the safe side)
Let them cool slightly and serve! If you like, you can serve them with some sage leaves, too, to add some extra depth to the dish.
Extra tips
The people at Italy’s iconic publication La Cucina Italiana give us some extra tips to get an even nicer dish: for instance, they suggest to use the leftover bits from cutting the gnocchi (unless you decide to do the way my grandma did, which means you won’t have any!) to create a uniform layer at the bottom of the baking dish.
Another interesting tip relates to the making of the gnocchi themselves: instead of flattening the semolina mixture on a tray and using a cookie cutter to get the gnocchi, you could also divide the mixture in three or four, then pour it on large enough piece of parchment paper and roll it to create uniform cylinders. Put them in the fridge for about 20 minutes so that they solidify a little, then slice them and voilà, the gnocchi are ready!
Gnocchi alla Romana: gnocchi che non sono gnocchi!
È vero: gli gnocchi alla Romana sono un delizioso cibo di conforto. Caldi, cremosi, ricchi, ma semplici e tradizionali, provengono dalla regione Lazio, come rivela il nome, ma sono oggi diffusi in tutto il Paese. Sono speciali, perché si chiamano gnocchi, ma non hanno nulla in comune con i famosi gnocchi di patate che tutti conoscono, perché qui non ci sono né patate né farina.
Come spesso accade con i nostri piatti più tradizionali, il mistero avvolge le origini, al punto che, in realtà, nessuno sa veramente quando e dove sono stati creati. E l’uso del burro e del parmigiano, due ingredienti più tipici della cucina nordica rispetto a quella laziale, ha fatto credere a molti che abbiano avuto origine da qualche parte vicino alle Alpi, magari in Piemonte.
Fu, infine, il grande Pellegrino Artusi a fugare ogni dubbio quando, nella sua seminale opera culinaria La Scienza in Cucina e l’Arte di Mangiar Bene, definì gli gnocchi alla Romana uno dei sette piatti dichiaratamente romani, cioè uno dei sette piatti da lui considerati “chiaramente romani”. Se non bastassero le parole dell’Artusi, vengono in aiuto quelle di un’altra esperta di cucina, Ada Boni: nella sua La Cucina Romana, il cui scopo era proprio quello di conservare e tramandare le tradizioni culinarie della capitale, spiegava come gli gnocchi alla Romana siano l’ultima vestigia di uno stile di vita romano che non esiste più. Scriveva: “Gli gnocchi al latte alla Romana erano, molto tempo fa, un piatto comune che i buoni romani preparavano ogni volta che c’era qualcosa da festeggiare”. In particolare, trionfavano ai banchetti di battesimo o alle cene di Carnevale”.
Nonostante le origini sconosciute, quindi, gli gnocchi alla Romana sono un caposaldo della tradizione alimentare della Città Eterna. Ma sono così deliziosi che li troverete ovunque in Italia: sono infatti un piatto popolare della “rosticceria”, che si possono acquistare e portare a casa, riscaldare in forno e gustare. Mentre a Roma il giovedì è soprattutto il giorno degli gnocchi, nella mia famiglia, su in Piemonte, erano più un piatto della domenica. In ogni caso, sono confortanti, saziano, fanno bene alla pancia. E fanno bene anche all’anima.
Ingredienti (4 persone)
1 litro (4 tazze) di latte
1 tazza e 1/2 di semolino
1/2 tazza di burro
2/3 tazza di parmigiano grattugiato o grana
2 tuorli d’uovo
noce moscata (a piacere)
sale (a piacere)
Istruzioni
Portate il latte ad ebollizione, aggiungendo 1½ cucchiaio e mezzo di burro e un pizzico di sale. Quando il composto bolle, versate il semolino “a pioggia”, cioè poco a poco e su tutta la superficie del liquido (questo aiuta ad evitare la formazione di grumi). Mescolare con un frullino fino a quando il composto non comincia ad addensarsi, poi passare ad un cucchiaio. Cuocere per circa 15 minuti, quindi spegnere il fuoco e aggiungere un pizzico di noce moscata, un cucchiaio di parmigiano o grana grattugiato e i due tuorli d’uovo.
Versate il composto su una teglia (o un piatto grande, o una grande teglia da forno: quello che vi serve è qualcosa di piatto e relativamente grande), facendo attenzione a bagnarne prima leggermente la superficie con acqua. Con una spatola o un mattarello, stendete il composto in modo uniforme, affinchè raggiunga uno spessore di circa 1,5-2 cm. Lasciate raffreddare completamente il tutto. Se volete, potete metterlo in frigorifero.
Ora inizia la parte divertente: tagliare gli gnocchi! Potete usare sia un tagliabiscotti rotondo che un bicchiere, di circa 1,5/2 di diametro (Nota personale: la mia nonna, i cui gnocchi alla Romana erano buoni da morire, li tagliava in quadratini di circa 1/2 pollice).
Una volta tagliati, si mettono a strati in una teglia da forno precedentemente imburrata. Qui bisogna fare attenzione ed evitare di schiacciarli: la prima fila di gnocchi deve essere appoggiata al lato della pirofila e l’altra ad angolo, più o meno come si fa quando si fanno le patate con le capesante.
Prendete il formaggio grattugiato e spolveratelo su tutti gli gnocchi.
In una casseruola, sciogliete il burro. Una volta fatto, versatelo su tutti gli gnocchi e infornate a 200 gradi fino a quando non saranno dorati e croccanti in cima (ci vorranno circa 30 minuti, ma teneteli d’occhio per sicurezza).
Lasciateli raffreddare leggermente e servite! Se volete, potete servirli anche con delle foglie di salvia, per aggiungere un po’ di sapore al piatto.
Consigli extra
Chi lavora per l’iconica pubblicazione de La Cucina Italiana ci dà qualche consiglio in più per ottenere un piatto ancora più bello: per esempio, suggeriscono di usare gli avanzi del taglio degli gnocchi (a meno che non decidiate di fare come mia nonna, il che significa che non ne avrete!) per creare uno strato uniforme sul fondo della teglia.
Altro suggerimento interessante riguarda la realizzazione degli gnocchi: invece di appiattire il composto di semola su una teglia e usare un tagliabiscotti per ottenere gli gnocchi, si potrebbe anche dividere il composto in tre o quattro parti, poi versarlo su un pezzo di carta pergamena abbastanza grande e arrotolarlo per creare dei cilindri uniformi. Metteteli in frigorifero per circa 20 minuti in modo che si solidifichino un po’, poi affettateli e voilà, gli gnocchi sono pronti!
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