La carriera di Giovanni Aloisio, regista barese che ha diretto horror-fantasy ben noti anche all’estero (La Signora Delle Dodici Notti, Phantasma e Nun: An Italian Horror Story) continua ad essere caratterizzata da appuntamenti molto attesi, avvallati dai grandi nomi del cinema fantastico.
Se, infatti, per il precedente Nun – An Italian horror Story si era ‘scomodato’ un regista a dir poco leggendario come George A. Romero, il creatore degli zombies, lasciandosi andare a personali apprezzamenti nei confronti del film-maker pugliese e del suo stile registico, anche l’ultimissimo suo lavoro, uno psycho-thriller dal titolo emblematico,“Mouth of Horror – La bocca dell’orrore”, ha ricevuto il beneplacito di una personalità molto nota, il maestro del genere horror e thriller, Dario Argento.
Quale sia la peculiarità di questi film indipendenti “di genere”, tutti girati in Puglia e che, in qualche modo riescono a fare scuola anche all’estero è lo stesso Aloisio a rivelarcelo: “I miei lavori sono molto distanti dagli splatter, rifuggono dagli effetti grandguignoleschi e da quel sadismo fine a se stesso di molte pellicole horror attuali. Questo tipo di cinema non m’interessa, non mi piace, non ha spessore. Preferisco concentrarmi sulle atmosfere, le emozioni, la psicologia dei personaggi, le paure più profonde ed ancestrali, con una cura particolare per la scrittura. Secondo me non bastano delle buone capacità tecniche ed un po’ di tecnologia per creare dei buoni film, occorre soprattutto ricerca, sperimentazione, capacità di contaminare con la propria personalità i modelli, non limitandosi a “riprodurne” l’estetica ma cercando di coglierne quello spirito pionieristico e libertario che oggi si è un po’ perso”.
Ma da dove nascono le paure di Aloisio? Probabilmente da un episodio accadutogli all’età di nove anni quando, dopo aver visionato più volte un film horror di Mario Bava in una vecchia sala di provincia, si ritrovò da solo, nel cinema completamente chiuso. Un incubo che solo dopo molti tentativi di “fuga” si è risolto scavalcando un cancello altissimo, dove tra l’altro rimase ferito in modo serio. Un ricordo, un trauma infantile che indubbiamente il regista barese riversa e rivive nei suoi lavori, non a caso sempre molto cupi e claustrofobici.
“Mouth of Horror – La Bocca dell’Orrore” è stato scritto da Aloisio ben quindici anni fa, ma solo oggi si sono verificate le condizioni per la sua realizzazione.
È la storia di una giovane donna che si risveglia, ferita e sanguinante, in un posto buio, circondata da cadaveri di altre persone, assolutamente ignara di come sia finita lì. Davanti a lei una grande bocca spalancata, con denti aguzzi, da cui penetra un’intensa luce. Confusa e delirante, incapace di spiegarsi cosa le stia realmente accadendo, si convince sempre di più di essere stata inghiottita da una gigantesca e mostruosa creatura. Sogno o realtà? Tra fantasy ed horror, almeno nelle premesse, in soli venti minuti Aloisio sviluppa una storia avvincente che, pian piano, prende l’inaspettata direzione di un thriller, con le sue ferree logiche ed un colpo di scena finale degno del miglior cinema argentiano.