La regista, sceneggiatrice e produttrice Deepa Mehta, nota al grande pubblico per film capolavoro quali “La Trilogia degli Elementi” e “I figli della Mezzanotte”, è a Firenze per presentare la prima italiana del suo ultimo film “Beeba Boys”, ospite d’onore del 15° River to River Indian Film Festival e per ricevere le Chiavi della città toscana. 
 
Deepa Mehta, con oltre 21 premi all’attivo, definita dai critici “la voce della nuova India”, ha raccontato alla stampa del suo ultimo film: “Sto lavorando a una produzione di Hollywood, incentrata sulla figura di Henri Matisse e sul rapporto con Monique Bourgeois – infermiera di Matisse, divenuta poi sua musa –  una storia d’amore unica, tra una persona di ottanta anni abitata da molte ossessioni, e una donna che è suora. Non abbiamo ancora iniziato le riprese, ma sarà girato a Parigi e nel sud della Francia, nella Chapelle du Saint-Marie du Rosaire a Vence, progettata e decorata da Matisse. Per quanto riguarda il cast, abbiamo già parlato con un paio di persone, c’è stato un incontro anche con Al Pacino per una probabile sua interpretazione del ruolo principale, ma è ancora un progetto in via di definizione”. 
 
Riguardo al suo rapporto con la cinematografia italiana, ha detto: “Non si può parlare di cinema italiano senza pensare a Vittorio De Sica, perché De Sica ha dato il via a un cinema che si può dire umanista, che apre verso l’umanità dei suoi personaggi. In generale, non posso non nominare Fellini e, per quanto riguarda il cinema italiano contemporaneo, mi viene da pensare a Paolo Sorrentino e a Matteo Garrone, che ho apprezzato in Gomorra”.
 
A proposito dell’uscita in sala di Star Wars, Deepa Mehta ha ricordato la collaborazione con George Lucas nei due episodi della serie “Le Avventure del giovane Indiana Jones”, dicendo: “Sono stata chiamata a dirigere due film la cui sceneggiatura era stata scritta da Lucas. Mi è stata comunque data libertà. Molto spesso ci sono dei personaggi che si immaginano essere estremamente non generosi e molto interferenti, cosa che non è sempre così. Così è per Lucas. Addirittura, una volta ci trovavamo in una location per girare una scena di cui io non ero molto convinta, e Lucas lo ha capito, e ha riscritto questa scena. Non c’era una modalità impositiva, ma c’era una possibilità di lavoro insieme, con generosità”. 
 
A proposito del suo rapporto con l’India (la regista vi è nata e cresciuta, ma abita da 30 anni in Canada) ha aggiunto: “C’è un proverbio indiano che recita: si può prendere un indiano e portarlo fuori dall’India, ma non si potrà mai portar fuori da un indiano la sua profonda essenza indiana. Diciamo che l’India mi ha dato le storie, e il Canada la libertà di esprimerle, di narrarle. Penso che le storie delle donne siano storie universali, che esistono in India come esistono in tanti altri Paesi, e sono le storie che io, in quanto donna, voglio narrare. Penso che forse, se fossi rimasta in India, avrei fatto la stessa cosa, perché questa sono io, questa è la mia natura, a prescindere dal luogo in cui mi trovo. E’ l’India che mi ha dato queste cose, perché sono profondamente indiana, ci sono nata e cresciuta, anche se poi sono emigrata, ma come dice il detto,  nulla può togliermi l’India che ho dentro. Da donna mi sento di dichiarare che le donne possono fare tutto ciò che desiderano, che piace loro fare, senza farsi intimidire da argomenti o cose che per tradizione non sarebbero, diciamo, di loro competenza”.
 
Sull’industria cinematografica di Bollywood ha concluso: “Bollywood è come Pulp Fiction: è entertainment, divertimento, questo è quanto”. 
Mehta è stata omaggiata con una retrospettiva dei suoi film, con la proiezione di capolavori quali “Water” sulla vita di Chuyia, giovane sposa bambina di 8 anni rimasta vedova e costretta a vivere in eterna penitenza in una casa che ospita le vedove Indù e “Midnight’s Children”, tratto dall’omonimo romanzo di Salman Rushdie – che del film ha curato la sceneggiatura – sul destino di due bambini, scambiati alla nascita da una infermiera per permettere all’uno di vivere la vita dell’altro, legati in maniera inestricabile al turbolento cammino di trionfi e di tragedie dell’India.
Al festival Deepa Mehta ha presentato “Beeba Boys”, crime thriller sul violento scontro di culture tra bande indo-canadesi di seconda e terza generazione in guerra per il controllo e il traffico di droga e armi a Vancouver. 

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