Jean Boghossian (Ph courtesy ufficio stampa Galleria del Ponte per Antinomia ardente)

Bruno Corà cura presso la Galleria Il Ponte di Firenze una personale dedicata a Jean Boghossian (Aleppo, 1949), scultore e pittore libanese di origine armena che vive e lavora tra Beirut e Bruxelles, dove presiede la Fondazione Boghossian fondata dal padre e dal fratello, entrambi gioiellieri. In “Antinomia ardente” vengono esposti tredici lavori,  tra i quali carte – per la maggior parte – di medie e grandi dimensioni, e oggetti (tele, libri) trattati con fuoco e fumo, realizzati tra il 2011 e il 2021. Il suo lavoro è caratterizzato da un principio di assoluta antinomia: il binomio distruzione/costruzione. La creazione è basata infatti sull’uso del fuoco e della trasformazione dei materiali impiegati attraverso di esso oppure utilizza i suoi effetti collaterali quali il fumo, le ceneri o anche i vuoti e i colori che esso rilascia o a cui si combina.
Boghossian è uno dei pochi artisti a livello globale che sperimenta applicando fuoco e fumo a varie opere. Il fuoco è il suo linguaggio artistico prediletto e usa una vasta gamma di pennelli e torce come strumenti: gli oggetti bruciati spesso includono vari mezzi quali tele, carta, libri, sedie, e dipinti, a volte lasciando dietro di sé modelli di perforazione, usando tecniche distintive e diverse. 

Boghossian presenta un repertorio di opere che hanno una chiara valenza sintetica di uno degli aspetti ricorsivi della sua opera generale .

A Firenze la scelta compiuta di tali opere, vuole essere implicitamente anche un omaggio alla modalità leonardesca dello ‘sfumato’ ancorché ottenuto col fuoco e non con colori come quelli usati dal genio di Vinci.
La rassegna fiorentina infatti, si offre allo sguardo con un esplicito quanto virtuale invito ad “entrare nell’opera”. Il primo lavoro che si incontra negli ambienti della galleria è Entrèe dans la toile, 2018-2022 (cm 230x280x400), installazione di ben dieci tele collocate in sequenza, elaborate mediante combustione e fumo come il grande foro che le attraversa tutte creando una sorta di tunnel. E’ un’opera-ambiente, quella ideata e realizzata da Boghossian, che, provocatoriamente, sollecita il visitatore a fare l’esperienza metaforica dell’entrata nell’immagine fisicamente e quindi nell’arte stessa dell’artista.
Questa mostra esibisce dunque uno scelto nucleo di opere che, in modi diversi, risulta emblematico della sua produzione sia degli ultimi anni (2019-2021) – trascorsi durante l’imperversare di sensibili eventi per lui drammatici, dalla ripresa di violenti episodi destabilizzanti la vita civile in Libano, uno dei paesi di residenza di Boghossian, alla pandemia da Covid 19 – sia dei precedenti anni 2011-2015 germinali e felici nella messa a punto del suo linguaggio basato sul fuoco.


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