“Il pollo è sulla buona strada per diventare la carne preferita al mondo”. È l’Economist a rivelarcerlo. Secondo uno studio fatto dalla Un food and Agricolture organisation, nel mondo si mangiano 106 milioni di tonnellate di pollo all’anno. 
 
Sebbene la carne di maiale sia al primo posto, 114 milioni di tonnellate, il consumo della carne di pollo cresce più in fretta, 2,5% l’anno contro l’1,5% delle carni suine. Di questo passo, nel 2020, la carne di pollo sarà la più mangiata al mondo.
 
Questa ascesa del mercato del pollo sarebbe dovuta all’aumento del reddito nei Paesi emergenti, in particolare in India e in Cina. 
  Nel mondo si mangiano 106 milioni di tonnellate di pollo all’anno

  Nel mondo si mangiano 106 milioni di tonnellate di pollo all’anno

La carne, un alimento comunemente più costoso di legumi o cereali,  è sempre più alla portata di tutti e la si può trovare in tavola settimanalmente. Il pollo è la carne più economica da produrre e di conseguenza, avendo prezzi contenuti per i consumatori, è anche la più acquistata.
 
A contribuire alla scalata dei pollami c’è anche il forte calo dell’offerta della carne di maiale. I prezzi della carne di suino sono aumentati a causa dell’aumento dei prezzi dei cereali, soia e grano soprattutto a causa dei fenomeni di siccità. I prezzi dei mangimi si sono così alzati che molti allevatori hanno dovuto ridurre gli allevamenti perché non potevano più mantenerli. 
 
Il pollo, anche sul piano del sostentamento, è l’animale più conveniente. Ci vuole molto me-no mangime per produrre un chilo di carne di pollo che la quantità equivalente di carne di maiale o di manzo.
Un altro fattore importante per la sua diffusione è legato alle restrizioni religiose sul consumo della carne di maiale o di mucca che tocca una buona parte della popolazione mondiale. Nessun divieto divino proibisce il consumo del pollo.
 
Stando alle ricerche pubblicate  nel novembre 2012 da un’università ceca, i leader nelle esportazioni di pollo sono Stati Uniti e Brasile che da soli soddisfano due terzi del commercio mondiale. Il Brasile è il primo esportatore. I polli prodotti in Brasile costano quasi il 30 per cento in meno rispetto a quelli prodotti in Europa e Cina, ed è sempre per una questione di mangime, in genere grano: il 50 e il 70 per cento del costo della carne di pollo dipende dal costo del mangime. Risparmiare sul grano si-gnifica risparmiare sul principale costo dell’allevatore di pollame. 
 
Gli Stati Uniti sono invece il più grande produttore mondiale, seguiti da Cina, Brasile e Messico. Esportano principalmente in Cina (che nonostante il numero enorme di capi allevati, rimane un importatore netto), Russia e Messico. Ma sono anche grandissimi consumatori. Secondi solo a Hong Kong, precedono il Kuwait, con una media di 49,9 kg pro capite l’anno.
 
Il consumo di pollame è esploso negli ultimi vent’anni, anche grazie alle catene fast food come McDonald’s (con il McNugget) o Kentucky Fried Chicken. Nel 1992 i volatili hanno superato per la prima volta il manzo e da allora il loro mercato continua a crescere. Il successo dei vari preparati a base di pollo è legato alla preferenza degli americani per piatti pronti, facili e veloci. 
 
In Italia, gli ultimi dati disponibili forniti dall’Unione Nazionale dell’Avicoltura (Una) sono del 2011, anno in cui l’Italia ha prodotto 796 mila tonnellate di carne  di pollo e ne ha consumate circa 740 mila tonnellate. Entrambi i dati, produzione e consumo, risultano in aumento dal 2006, dopo che nel 2005 ci fu un calo causato dalle paure di contagio legato all’influenza aviaria. Non tutta la carne di pollo italiana viene consumata nel Paese e circa 110 mila tonnellate sono state destinate nel 2011 all’esportazione, mentre, ancora secondo i dati dell’Una, circa 58 mila sono state importate, il 7,4 per cento del totale. 
 
Secondo i dati del 2005, il settanta per cento della carne di pollo italiana è prodotta tra Veneto (48 per cento) ed Emilia-Romagna (22 per cento), con la Lombardia al terzo posto con il 10 per cento. 

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