(Ph © Claudiodivizia| Dreamstime.com)

Atterraggio a Torino e poi di corsa fino al noleggiatore più vicino. Pochi minuti e pochi chilometri dopo, si è già sulla strada con tanta voglia di scoprire uno dei paesi più suggestivi del Piemonte.
Adagiata sulla riva destra del Po, laddove il fiume deposita da millenni sedimenti provenienti dalla Montagna, Carmagnola si presenta in effetti come una vera e propria oasi alle porte della capitale del Regno Sabaudo e si offre a chi cerca emozioni sincere con i suoi grandi spazi verdi.

Un terreno inadatto a coltivare frumento ma particolarmente vocato per la canapa, nel corso dei secoli ha regalato alla piana di Carmagnola una vera e propria ricchezza derivante dalla produzione di vele e gomene e ha trasformato la cittadina in un centro importante della lavorazione e del commercio verso la Liguria e Marsiglia.
Secondo comune per estensione della provincia di Torino, Carmagnola rappresenta la porta da Torino permette l’ingresso nella provincia di Cuneo e nacque come Contrada Gardexana, offrendo rifugio tra le proprie paludi ai borghigiani che tentavano di sfuggire alle scorrerie saracene tra il XI e il XII secolo.
Governata per vari periodi dai marchesi di Saluzzo, Carmagnola passò prima ai francesi e poi ai Sabaudi e infine subì una gravissima distruzione per mano del generale francese repubblicano Fressinet, perdendo di fatto il suo ruolo strategico militare piemontese.

Oggi Carmagnola si presenta ai suoi visitatori con la sua rete urbanistica ricca di storia, a partire dal Castello, che attualmente ospita il Palazzo Comunale.
Edificato nel XIII secolo da Manfredo II, marchese di Saluzzo, dal 1700 al 1863 fu utilizzato come convento dai Padri Filippini. Particolare attenzione merita l’Abbazia cistercense di Santa Maria di Casanova, fondata intorno al 1150 e tra i primi esempi di costruzione gotica in Piemonte. Della fondazione originaria resta oggi soltanto la chiesa, con facciata rifatta nel 1680. Altrettanto suggestive sono la Chiesa Collegiata dei SS Pietro e Paolo, costruita dall’architetto Giorgino Costanza di Costigliole tra il 1492 e il 1514, la Chiesa della Chiesa della Confraternita di S. Rocco (Sec. XVI – XVII), di architettura tardo barocco – seicentesco, la Chiesa di San Filippo (Sec. XVII), edificata tra il 1715 e il 1739 (oggi adibita a manifestazioni culturali e  la Chiesa di San Giovanni Decollato o della Misericordi.

La visita alla Sinagoga rappresenta una interessante tappa nell’itinerario alla scoperta della città. La sinagoga è ciò che resta dell’antico ghetto: un agglomerato edilizio minuto, separato dalla trama delle piazze, delle chiese, delle strade e dei porticati della città. Il luogo di culto ha conservato pressoché intatti i caratteri originari settecenteschi, ed è riconosciuta, per la linearità delle forme, per la suggestiva sequenza degli spazi, per la garbata eleganza degli arredi, come l’esempio più prezioso e significativo in Piemonte.

Altrettanto suggestivo è l’itinerario museale, partendo dall’Ecomuseo della Cultura della Lavorazione della Canapa che sotto l’ ultimo vero sentè (strette e lunghe tettoie, i camminamenti, i “sentieri” dove si lavoravano e producevano le corde in canapa sono) risalente al 1905  ancora esistente in borgo San Bernardo, conserva e tramanda  la sapiente cultura della lavorazione della canapa e della fabbricazione delle corde.
La Galleria Civica d’Arte Contemporanea, ospitata nel Palazzo Lomellini (una delle più importanti dimore nobiliari che conserva una bellezza austera e signorile), il Museo Civico di Storia Naturale, il Museo Civico Navale (inserito nella storia della cultura carmagnolese per l’antico legame con la lavorazione della corda), il Museo Tipografico “Rondani”, Casa Borioli (edificata nel XV secolo, conserva memorie, Casa Cavalli ( splendido esempio del pieno barocco), Casa Lionne (con il suo pregevole portale marmoreo in stile rinascimentale),  Casa Cavassa (Sec. XV) rappresentano tappe di avvicinamento al luogo forse più suggestivo del borgo piemontese: la Casa delle Meridiane. Il Palazzotto signorile fu edificato nel 1499 e sulla facciata presenta uno straordinario complesso di affreschi realizzati negli anni 1555-1557 concepito in funzione dei quadranti solari che vi sono inseriti.

La scoperta di Carmagnola non può prescindere dalle visite al Parco pubblico della Cascina Vigna e alla “Lanca” di San Michele, che in uno dei più interessanti e meglio conservati ambienti umidi di tutta la pianura a sud di Torino ospita specie di uccelli che vivono in più stretta simbiosi con ambienti palustri: il tuffetto, l’anatra marzaiola, il germano reale, la folaga, la gallinella d’acqua, il martin pescatore.
La produzione degli ortaggi, che hanno preso il posto della canapa, ha trasformato Carmagnola nella capitale italiana del peperone. 
La pianta originaria del Perù giunse a Carmagnola all’inizio del Novecento, ed oggi è conosciuto e apprezzato in tutto il Piemonte per le sue caratteristiche uniche di qualità e genuinità. Il “Consorzio di tutela e valorizzazione del Peperone di Carmagnola” ha ottenuto il riconoscimento europeo IGP (Indicazione Geografica Protetta) ed è stato adottato da Slow Food come uno dei Presidi della provincia di Torino nelle sue quattro tipologie: il Quadrato (quasi un cubo, con quattro punte), il Corno o Lungo (un cono molto allungato), il Trottola (a forma di cuore), il Tomaticot (ibrido tondeggiante schiacciato ai poli come un pomodoro, tomatica o pomatica nei dialetti subalpini). 

Le ricette tradizionali lo propongono in bagna caöda, come contorno di arrosti e bolliti (in peperonata o in agrodolce), ripieno di carne macinata, erbe aromatiche e uova o conservato sott’olio o sott’aceto. Si possono, inoltre, sperimentare accostamenti meno consueti con i crostacei, o più audaci con il cioccolato.
Carmagnola si identifica totalmente con il suo presidio Sloow Food, tanto da dedicargli una manifestazione che nel 2019 toccherà i 70 anni. La Fiera Nazionale del Peperone di Carmagnola – Peperò – propone nella vasta area espositiva (oltre 15 mila mq) sia temi strettamente legati al prodotto sia iniziative collaterali legate alla coltivazione di questo ortaggio dai colori vivaci. I 250 stand presenti alla Fiera nell’ultima settimana di agosto convogliano nei dieci giorni di manifestazione ca. 250mila visitatori, aggiungendo ulteriore lustro a un percorso intriso di grande fascino.


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