Sulla terra di santa Francesca Cabrini continuano e si intrecciano le iniziative dedicate all’emigrazione di ieri e di oggi. Sulla piazza che ha ispirato il simbolo CabriniLand, il progetto culturale che intende valorizzare la storia e le opere della patrona universale degli emigranti, si è svolto il 29° Palio di Lodi dedicato all’emigrazione. Il rione Pradello ha fatto correre il proprio cavallo con una squadra di rifugiati del continente africano mentre tutti i 7 “puledrin” portavano il segno degli italiani all’estero che promuove il “Cammino degli Emigranti”. A Rogoredo di Milano, in occasione della mostra “Gl’Italiani all’Estero”, il coro dei bambini della scuola “Cabrini 105” ha registrato il videoclip “Mamma mia dammi 1000 euro che in America voglio andar per sottolineare l’attualità dell’argomento. La mostra ha riproposto le immagini della staffetta podistica sul Cammino degli Emigranti, rivolto agli 80 milioni di oriundi italiani sparsi per il mondo, alle loro vite, alle loro storie umane e professionali, che vede protagoniste le principali testate giornalistiche dedicate agli emigrati italiani. 
 
L’Italo-Americano ringrazia CabriniLand e l’atleta Giacomino Peviani del gruppo G.P. Casalese Asd per aver partecipato alla sesta frazione della staffetta indossando la maglietta del nostro giornale. 
 
La mostra, attraverso dati e informazioni tecniche, ha voluto dare un quadro della situazione ma è stata anche l’occasione per ripensare al lungo cammino fatto a sostegno degli immigrati italiani nei secoli della grande ondata migratoria. 
 
Tra i protagonisti di allora proprio la prima santa d’America (prese la cittadinanza americana nel 1909), canonizzata nel 1946, la lodigiana madre Francesca Saverio Cabrini che il 19 marzo 1889, meno di nove anni dopo la fondazione dell’istituto delle Missionarie del Sacro Cuore di Gesù, partiva per gli Stati Uniti con altre sette suore per occuparsi degli emigranti italiani. 
La religiosa non solo non conosceva ancora il difficile mondo dell’emigrazione ma, arrivata a New York, sentì tutta la pressione della Chiesa irlandese e i pregiudizi nei confronti degli italiani. Tante difficoltà iniziali che però riuscirà a superare negli anni della sua lunga missione tanto che l’arcivescovo di New York, il suo primo oppositore, diventerà poi l’amico più sincero delle suore povere, senza mezzi e senza amici a cui insegnerà le necessarie strategie per resistere alle ostilità. 
La missionaria, che attraversò l’Atlantico ben 24 volte e operò in 7 Paesi fondando 80 istituti tra scuole, case di riposo, convitti, orfanotrofi e ospedali,  non voleva suscitare compassione per gli emigranti ma cercò sempre di creare una nuova mentalità fatta di rispetto, di accettazione, di giustizia, di coinvolgimento, e soprattutto di azione concreta a favore dell’emigrazione italiana. 
 
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