Ricorre quest’anno la duecentoquarantanovesima edizione della festa in onore di San Filippo Neri a Calatabiano, piccolo comune in provincia di Catania. 
 
Le celebrazioni iniziano il sabato precedente la terza domenica del mese di maggio. 
Anche quest’anno, il diciassette scorso, il fercolo con il simulacro del Santo è stato portato a spalla su una “vara” dorata, da trenta muscolosi fedeli guidati dal sindaco Giuseppe Intelisano. 
 
Il percorso (calata, cioè discesa, di San Filippo) dalla chiesa del Santissimo Crocifisso sul Monte Castello in cui risiede tutto l’anno fino  alla chiesa Madre, al centro del paese, avviene attraverso un’impervia e pericolosa discesa costituita da gradoni di pietra bianca.
 Durante la Calata di S. Filippo, a Catalabiano si tiene la fiera delle nespole 

 Durante la Calata di S. Filippo, a Catalabiano si tiene la fiera delle nespole 

La quarta domenica di maggio c’è la “chianata di San Fulippu”, cioè la risalita della vara fino alla sua abituale dimora.
 
La storia di San Filippo lo vuole nato in Siria nel 40 d.C. 
Quando giunse a Roma, già diacono ed evangelizzatore dei paesi asiatici, incontrò San Pietro che lo consacrò sacerdote e gli diede l’opportunità di comprendere le lingue e i dialetti allora conosciuti e di divenire esorcista. 
 
Inviato in Sicilia per evangelizzarne i suoi abitanti, sbarcò nei pressi di Messina dove si fermò in quella che poi divenne Calatabiano.
 
Si narra che la sua fama di guaritore ed esorcista lo rese co-nosciuto e apprezzato e una leggenda narra che, sfidato da Satana a provare la potenza divina, il demonio legò il santo con pesanti catene dalle quali Filippo riuscì a liberarsi. Un giorno accadde che il Santo riuscì a legare Satana con un filo della sua barba e, trascinato da questi agli inferi, ne riuscì sporco di fuliggine. Ecco spiegato il motivo per cui è rappresentato con il volto scuro.
   Gole di Alcantara 

   Gole di Alcantara 

Nella cittadina della provincia catanese, sempre nel mese di maggio, si svolge da trenta anni la sagra della nespola, frutto dal quale si ricava un  gradevole liquore e a base del quale si preparano anche gustose torte. La nespola è, tra l’altro, uno dei fattori trainanti dell’economia calatabianese.
 
La ricchezza e la varietà di questi frutti è dovuta all’abbondanza di acqua presente nel territorio. Dista dal mare Jonio poco meno di tre chilometri e si trova a 62 metri sopra il livello del mare. A nord è delimitato dal fiume Alcantara, famoso per le sue gole, sino a pochi decenni fa sconosciute, per via dell’impraticabilità del luogo di accesso addirittura ignoto.
 
Le sue acque sono gelide e sono arricchite da cascate verticali di ineguagliabile bellezza. Calatabiano è quasi equidistante sia da Messina che da Catania e gli abitanti, meno di seimila, risiedono al centro, mentre una piccola parte abita la frazione di Lapide Pasteria.
 
Nel corso dei secoli è stata abitata da Arabi che proprio da lì mossero, nel 902 alla conquista di Taormina; da Normanni e, nel 1135, sotto il regno di Ruggero II, divenne baronia. Si succedettero poi gli Svevi, i  Musulmani, i Catalani con la famiglia dei Cruyllas. In succesione vi regnarono le famiglie dei Moncada, dei Gravina e, infine dei Palagonia. 
 
Fu anche preda del pirata Dragut che nel 1544 saccheggiò il borgo. 
Quando il terremoto del 1693 distrusse tutte le costruzioni della Val di Noto, pure Calatabiano fu abbandonata e fu lasciato anche il castello. La popolazione si rifugiò ai piedi della collina dove già si trovava una piccola comunità per espandersi sulla pianura sino ai giorni nostri.
 
Con l’abolizione del feudalesimo, decretato  dal parlamento siciliano nel 1813, nello stesso anno Calatabiano e il suo territorio con gli attuali confini, furono elevati a comune autonomo.
 
Narra una leggenda popolare che un giorno arriverà un cavaliere su di un cavallo bianco che, decifrando la scritta sul portale della Chiesa del Ss. Crocifisso, scoprirà come accedere ad un tesoro di inestimabile valore, nascosto nelle viscere del Monte Castello.
 
Intanto, il vero e tangibile tesoro di quel territorio è il giallo-arancione frutto di origine giapponese dal nome nespola a cui è dedicata anche una sagra.
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