Anna Magnani (Ph© Francesca Braghetta| Dreamstime.com)
Nel 2016 si festeggiano i sessant’anni dall’Oscar di Anna Magnani per il film di Daniel Mann “La rosa tatuata”. 
 
Nel 1956 la Magnani era all’apice della sua carriera, tra alti e bassi era diventata una diva internazionale con capolavori come i rosselliniani “Amore” o “Roma città aperta”, ma anche con il film meta-cinematografico “Bellissima” di Visconti, conosciuto e apprezzato da entrambe le sponde dell’Atlantico. 
 
Ma l’attrice non amava affrontare il nuovo continente: da un lato odiava volare e dall’altro non era propriamente avvezza a gestire l’invadenza dei media e dei fan statunitensi come aveva dimostrato nel suo primo viaggio a New York. In fondo, Anna era una donna semplice, capace di spaventarsi per un ascensore le cui porte “si chiudevano da sole” e di implorare l’amico Indro Montanelli di non lasciarla in balia di queste novità.
 
Per questo, ma anche a causa della malattia del figlio, Anna decise e dichiarò da subito che non avrebbe affrontato un viaggio negli Usa per il galà di consegna delle statuette, cosa che di solito equivale a “partire con il piede sbagliato”. 
 
Eppure un folto e caloroso gruppo di sostenitori, riuniti e pubblicizzati dalla rivista Grazia, tirò la volata alla “vera mamma” che si meritava l’Oscar nonostante (anzi a ragion di più) non volesse allontanarsi dal piccolo Luca.
 
All’appello aderirono nomi del calibro di Gina Lollobrigida, Alessandro Blasetti, Lea Padovani, donna Carla Gronchi, moglie del presidente della Repubblica, Giulietta Masina, l’Associazione giornalisti cinematografici, Goffredo Lombardo, Silvana Mangano.
 
Vinse l’ambita statuetta e nel momento della proclamazione (il discorso lo tenne Brando con cui Anna poteva già vantare un’amicizia) stava dormendo, evitata la radio per tutta la notte con la consueta e amata passeggiata con i cani.
 
Matteo Persica, esperto di Anna Magnani, le ha dedicato “Anna Magnani. Biografia di una donna” in cui affianca, a una folta messe di testimonianze (moltissime citazioni di interviste d’epoca e nuovi materiali raccolti personalmente tra gli eredi dei personaggi chiave della vita di Anna), la viva voce di Anna perfettamente inserita nel racconto della sua vita. 
Ne esce il vivace e completo ritratto, inedito nella sua profondità, di una donna diventata icona suo malgrado. L’impagabile aneddotica che mette in luce le varie sfaccettature di un personaggio amatissimo, lascia spazio alla visione di insieme sulla vita professionale di una delle migliori attrici che l’Italia abbia avuto. 
 
Dedizione, tenacia, studio e voglia di mettersi in gioco ne contraddistinsero l’esperienza con la recitazione, tanto che “lo strumento Magnani”, spesso pagato a peso d’oro, si rivelava per i registi una carta vincente, perché lei sapeva come fare una scena meglio di Rossellini e Visconti.
 
La storia inizia il 26 settembre 1973 con la morte di Anna Magnani e la folla assiepata dinanzi alla clinica, pronta a buttare a terra il cancello pur di vederla un’ultima volta. I ricordi di chi l’ha conosciuta si susseguono, mentre ai suoi funerali tutta Roma si riversa per le strade del corteo, bloccando il centro della città. L’immagine è toccante: qualcuno piange, molti battono le mani, e c’è perfino chi invoca la sua beatificazione. 
 
Eppure veniva sempre descritta come una persona torva e con un caratteraccio da far tremare i polsi anche ai più coraggiosi. 
“Chi era Anna Magnani?” è una domanda che ci coglie impreparati. Così, con un salto nel tempo, torniamo all’ultima estate della sua vita rimettendo in ordine le sue parole e i pensieri, cercando di far luce nella sua personalità, grazie a un dialogo con l’attrice. Si avrà la sensazione di assistere a un vero e proprio “incontro”, ricostruito attenendosi a fatti e dichiarazioni documentati in ogni minimo particolare, frutto di una lunga ricerca. 
 
Saranno le sue parole a introdurre ogni fase della sua vita e a darne, ove è possibile, dei giudizi. Dalla storia della sua famiglia materna all’infanzia; dai primi passi sul palcoscenico alle prime esperienze più significative; dal cinema al Premio Oscar; dall’amore per i suoi uomini al rapporto con il figlio. 
 
Matteo Persica, nato a Roma nel 1982, è uno studioso di cinema italiano che da anni si occupa della valorizzazione di Anna Magnani. Nel 2007 realizza il documentario “Nannarella 100”. Nel 2010 crea l’associazione “Amici di Anna Magnani”, coinvolgendo nomi della cultura e dello spettacolo internazionale da Franco Zeffirelli a Helen Mirren. È ideatore e direttore artistico del premio “Anna Magnani”, che a oggi ha avuto tre edizioni: nel 2012 premiati Franca Valeri e Franco Zeffirelli, nel 2014 il premio è andato a Paola Cortellesi e Giovanna Ralli e nel 2016 sono stati premiati Valeria Golino, Giancarlo Giannini, Lina Sastri, Gianni Togni. 
 

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