Jonas Carpignano è il regista di A Ciambra  (Ph© Massimiliano Marino| Dreamstime.com)
“A Ciambra è un film bello e commovente. Entra così intimamente nel mondo dei suoi personaggi che hai la sensazione di vivere con loro”, parola di Martin Scorsese. Uno che di cinema se ne intende. A Ciambra lo ha conquistato e ne è diventato produttore esecutivo. 
 
Presentato in anteprima nella sezione Quinzaine des Réalisateurs dell’ultima edizione del Festival di Cannes dove ha vinto il Premio Europa Cinema Label, la pellicola diretta dal regista italo-statunitense Jonas Carpignano è stata scelta per rappresentare l’Italia alla 90° edizione dei premi Oscar. Non erano in tanti a pensare che la scelta italiana sarebbe caduta su A Ciambra. 
Tra le altre opere in lizza, non avrebbero di sicuro demeritato “Una famiglia” di Sebastiano Riso, “Sicilian ghost story” di Antonio Piazza e Fabio Grassadonia, “L’ordine delle cose” di Andrea Segre, il molto apprezzato “L’ora legale” di Salvatore Ficarra e Valentino Picone e infine quello che era un po’ considerato il favorito, il lungometraggio animato “Gatta Cenerentola” di Alessandro Rak, Ivan Cappiello, Marino Guarnieri e Dario Sansone. 
 
Invece no, la giuria ha scelto “A Ciambra”, il cui protagonista  è il giovane Pio (Pio Amato). Un adolescente rom che vive nella propria comunità in Calabria, a Gioia Tauro. Le sue giornate si snodano tra furtarelli e vizietti, ma tutto cambia quando il padre e il fratello Cosimo (Damiano Amato) vengono arrestati. Ora l’uomo di casa è lui, con onori e oneri. 
 
Già 11 volte l’Italia ha conquistato l’ambito Oscar per il Miglior film straniero a cominciare dal 1957 con “La Strada” di Federico Fellini, bissato l’anno successivo da “Le notti di Cabiria”, sempre diretto dal regista emiliano. Fellini avrebbe vinto poi altre due statuette nel ’64 per 8 ½ e l’ultimo nel ’75 con Amarcord. Nell’albo d’oro non poteva ovviamente mancare Vittorio De Sica. Due le statuette per lui: nel 1965 con “Ieri, oggi, domani” e nel 1972 con “Il giardino dei Finzi-Contini”. Due anche i premi onorari vinti per “Sciuscià” (1948) e lo straziante “Ladri di biciclette” (1950). A cinque registi differenti infine gli ultimi Oscar assegnati: Elio Petri nel 1971 con “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto”. Giuseppe Tornatore nel 1990 con l’applauditissimo e ancora oggi molto amato “Nuovo Cinema Paradiso”. Gabriele Salvatores nel 1992 con il corale “Mediterraneo”. Il travolgente Roberto Benigni nel 1999 con il poetico “La vita è bella” e infine pochi anni or sono, nel 2014, Paolo Sorrentino si aggiudicò il favore degli Academy con “La grande bellezza”. Se questa lista dovrà essere aggiornata o meno, lo scopriremo a breve. 
 
Un cammino tortuoso attende ora “A Ciambra” prima di (eventualmente) sbarcare negli States. A metà dicembre infatti, la lista dei lungometraggi selezionati per nazione e che ambiscono all’Oscar per il Miglior film straniero, diventeranno nove, quindi il prossimo 23 gennaio saranno annunciati i nomi che andranno a formare la cinquina e infine, appuntamento il 4 marzo 2018 al Dolby Theatre di Hollywood, California, per la 90° edizione dei premi Oscar. Sulla strada per la gloria, “A Ciambra” troverà (almeno) tre temibili rivali, a cominciare dal drammatico “L’insulto” (Libano), diretto da Ziad Doueiri, presentato in concorso alla 74° edizione della Mostra internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, manifestazione questa dove uno dei due protagonisti, Kamel El Basha, ha vinto la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile. Altro film da tenere d’occhio, il francese “120 battiti al Minuto” di Robin Campillo e lo svedese The Square (Svezia) di Ruben Östlund, vincitore della Palma d’oro a Cannes.  
 

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