Dal profondo Sud ai vertici della lirica italiana. Il sogno meraviglioso del giovane calabrese, Vincenzo Nizzardo continua. 
Dal Teatro dell’Opera di Roma al Teatro Verdi di Trieste e poi a Udine. Nella Capitale ha vestito i panni di Fiorello per “Il Barbiere di Siviglia” di Gioacchino Rossini, poi in Friuli si è calato nel ruolo di Don Magnifico, Barone di Montefiascone, per “La Cenerentola” di Rossini e ancora ha dato voce a Schaunard ne “La Boheme” di Giacomo Puccini, in scena al Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Udine. 
 
I critici l’hanno inserito “tra i giovani emergenti della lirica italiana”. Non a caso tra il pubblico anche il tenore Placido Domingo. Racconta Nizzardo: “Il grande maestro ci ha fatto una bella sorpresa. E’ venuto nei camerini, tra il primo e il secondo atto. Ha fatto i complimenti a tutti per lo spettacolo”. Prestigiose ed autorevoli presenze anche nella rappresentazione romana del 20 febbraio, nello stesso giorno in cui 200 anni fa c’è stata la prima esecuzione dell’opera rossiniana. Sul palco d’onore c’era il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. 
 
La bella esperienza vissuta a Roma ha lasciato il segno. “E’ vero. Da ricordare. L’ho vissuta al massimo. Orgogliosissimo. Sapevo di essere in uno dei teatri più importanti d’Italia, con una straordinaria tradizione”. Tanta emozione. “Sì, calcare quel palcoscenico è stata una grande emozione. Che è difficile dimenticare, credetemi. Mi sembrava un sogno. Invece era realtà. Magnifica, magica realtà”. 
 
Un’altra opportunità di crescita. “Ho lavorato con due grandi maestri, il direttore Renzetti e il regista Livermore, in una produzione storica, visto che si festeggiavano i 200 anni del Barbiere di Rossini”. Ricorda il primo incontro con Renzetti. “E’ uno dei più grandi direttori d’orchestra, un grande professionista. L’ho conosciuto l’estate scorsa a Pesaro dove frequentavo l’Accademia Rossiniana del maestro Zedda. Renzetti doveva dirigere ‘La gazza ladra’, uno dei titoli in cartellone del Rossini Opera Festival. Durante una pausa delle prove dell’opera, abbiamo avuto un breve incontro con lui.  E in quella occasione ho ammirato anche la sua grande passione nei confronti di Rossini, il musicista che amo tanto anch’io. Poi a Roma ho avuto il grande piacere e l’onore di poter lavorare con il grande maestro. Devo dire che oltre ad essere un fantastico direttore d’orchestra è una persona molto simpatica. Spero che presto le nostre vie si possano nuovamente incrociare”.
 
Nizzardo ha iniziato a studiare musica a sei anni. Nel Conservatorio Francesco Cilea di Reggio Calabria ha conseguito il diploma in canto con il massimo dei voti e la menzione speciale. Scrupoloso, ha conquistato anno dopo anni tanti consensi. Da un capo all’altro dell’Italia, nei più prestigiosi teatri, tanti applausi. Dopo avere festeggiato 25 anni sul palcoscenico, interpretando il ruolo di Frollo in “Notre Dame de Paris” di Riccardo Cocciante, il 9 aprile ha festeggiato 29 anni ancora su un palcoscenico, quello del Teatro Verdi di Trieste, uno tra i più antichi teatri lirici in attività. 
 
E’ stato costruito tra il 1798 e il 1801 dagli architetti Gian Antonio Selva (lo stesso della Fenice di Venezia) e Matteo Pertsch. “Il Teatro – si legge nel sito ufficiale – è stato il simbolo dell’identità culturale italiana della città, diffondendo la conoscenza della cultura musicale italiana anche nei contigui territori di tradizione tedesca e slava, ma è stato nel contempo interprete del cosmopolitismo di Trieste portando alla conoscenza del pubblico le opere dei compositori mitteleuropei”. 
 
Nizzardo è un rossiniano convinto. “Amo Rossini e le sue opere. Il Barbiere di Siviglia è una di quelle che ho cantato maggiormente e mi ha sempre dato grosse soddisfazioni”. 
Vincenzo ripete compiaciuto: “Sono orgoglioso di aver fatto parte dell’importante cast. Subito in sintonia con i colleghi, un gruppo di giovani artisti talentuosi”. E sottolinea: “Non ci sono stati momenti difficili, ma periodi di impegno e di estrema concentrazione, che servono per fare al meglio il proprio compito”. 
 
Quali i momenti più esaltanti? “Quando sono in scena e canto. Ci si prepara tanto per quel momento. Ore ed ore, giorni e giorni di studio dello spartito. Lavori sul ruolo che devi interpretare. I movimenti, i gesti. Poi si entra in scena. E a quel punto deve essere assolutamente un momento esaltante”. 
 
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