E pensare che doveva essere solo una parentesi di fantasia rispetto al lavoro impegnato sui progetti degli elicotteri. Neppure Corradino D’Ascanio, papà della Vespa, avrebbe immaginato il successo della sua creatura.
Lo scooter che sarebbe diventato un’icona italiana è nato il 23 aprile 1946 negli stabilimenti toscani di Pontedera per conto dell’azienda Piaggio, l’unica che aveva creduto nell’ingegnere abruzzese permettendogli di coltivare, accanto ai sogni del volo, anche un progetto economico più stabile.
Oggi quel primo motociclo dalla forma strana, ma ovviamente legata al volo, ha compiuto 70 anni e non ha la minima intenzione di andare in magazzino. Forse rimane l’unico mezzo meccanico che continua imperterrito a proporsi senza paura di dismissione. Laddove si sono arrese la 500 Fiat, il Maggiolone Volkswagen, la Citroen 2 CV e la Renault 4, la Vespa continua a solcare le strade, affiancata dalla cugina operaia Ape addetta ai trasporti e ai lavori pesanti sui terreni più impervi.
Corradino D’Ascanio era nato a Popoli (Pescara) nel 1891 e si interessò ancora adolescente alla nascente scienza aeronautica. Affascinato da questo mondo pionieristico, nel 1906 costruì in proprio un aliante, cercando di mettere in pratica le sue osservazioni sul volo degli uccelli. Siamo proprio all’esordio dell’aviazione. Sono passati appena tre anni dal primo volo dei fratelli Wright e il giovane D’Ascanio seguirà con grande interesse tutto questo fervore progettuale terminando i suoi studi universitari con la laurea in ingegneria industriale presso il Politecnico di Torino.
Spedito al fronte durante la prima guerra mondiale, l’ingegnere non si smentì e creò la prima installazione di apparecchio radio trasmittente e ricevente su un velivolo italiano. Suo anche il primo collaudo dell’autopilota inventato da L.B. Sperry, su un un aereo italiano, un SP Pomilio.
Terminata la guerra D’Ascanio si dedicherà completamente alla progettazione del suo primo aereo. L’occasione gli viene offerta dalle officine Pomilio di Torino, per le quali progetterà un aereo veloce. L’ingegnere emigrò con l’azienda negli Stati Uniti e presso la Allison Experimental Works di Indianapolis progettò ben tre tipi diversi di aeroplani: un bombardiere leggero, un aereo ricognitore ed un caccia militare. Quando la Pomilio cessò la propria attività in America ,trascinò nel baratro i numerosi tecnici che l’avevano seguita nell’avventura, e tra essi vi fu anche D’Ascanio.
Dopo aver tentato un’avventura imprenditoriale con l’amico Veniero D’Annunzio (figlio del poeta Gabriele), D’Ascanio tornò in Italia intenzionato a dare vita al suo sogno: l’elicottero.
L’abruzzese vinse la sua sfida e nel 1928 creò il primo elicottero italiano in assoluto e il primo velivolo destinato a infrangere, nel 1930, tutti i primati di altezza, distanza e durata di volo. Intuitene le grandi potenzialità, il senatore Giovanni Agnelli decide tra l’altro di buttarsi nell’affare senza ottenere però successo per l’esosa richiesta di un socio dell’ingegnere, tale Trojani.
Sarà una decisione sbagliata, che toglierà all’Italia il primato tecnologico di questo nuovo mezzo aeronautico e che relegherà quello splendido prototipo in uno sperduto Hangar di Roma, destinato ad ammuffire nel totale oblio della gente. D’Ascanio non abbandonò mai i suoi sogni e produsse, tra il 1932 e il 1939, importantissimi brevetti nel campo aviatorio ed elettronico.
Nel 1943 D’Ascanio ultimò un nuovo prototipo, il P.D.2, per conto della Piaggio, che non vide però mai la luce. Un bombardamento su Pontedera distrusse gran parte dell’industria, costringendo i suoi dirigenti a trasferirla a Biella e lasciando in Toscana, a causa dell’armistizio, un isolato D’Ascanio. Il successo non ritornerà mai più per gli elicotteri targati Italia.
Rimane però la Piaggio e la fiducia dell’azienda nel talento dell’ingegnere abruzzese. Enrico Piaggio guardò con curiosità il progetto di un nuovo motociclo. Per il suono del motore e le forme della carrozzeria lo paragonò a una vespa e con questo nome lo commercializzò.
Il primo scooter regalò finalmente la fama al suo inventore, senza fermarne la vena creativa. La Vespa divenne leggendaria e ancora oggi mantiene quasi inalterata quella forma che l’ha resa celebre.
D’Ascanio terminerà la sua lunghissima vita nel 1981 ma il mito è ben lungi dalla fine. Le sue Vespe e le sue Api, che trasportano nel mondo il Made in Italy, hanno motorizzato milioni di persone (e continuano a farlo), portando uomini nelle strade polverose di Bombay o sugli altipiani delle Ande; i suoi scooter hanno recitato in film importanti (…indimenticabile la scena in Vacanze Romane, con Audrey Hepburn!) o hanno rappresentato il primo esempio di commercio ambulante: in Sicilia l’Ape è ancora oggi un vero cult.