Nella cornice del teatro Odeon di Firenze si è svolta la visione del documentario dedicato alla vita di Alberto Sordi. Il lavoro realizzato da Carlo Verdone è un qualcosa di esclusivo perchè la regione Lazio, che l’ha patrocinato, non ne consente la commercializzazione e la diffusione: in pratica può essere visto solo nel corso di manifestazioni organizzate da associazioni.
L’evento svoltosi nel capoluogo toscano è stato possibile grazie al locale Lions club Accademy. Presentatore eccezionale Verdone, il noto attore e regista italiano che dopo aver parlato di questa sua opera cinematografica, si è lasciato intervistare.
Per L’Italo Americano gli abbiamo chiesto di parlarci della sua attività.
“Sono prossimo a presentare la mia ultima fatica cinematografica che va sotto il nome di “Nati sotto una buona stella”. Sono abbastanza indaffarato e fra qualche giorno lo sarò ancora di più perchè dovrò intervenire in diverse trasmissioni televisive per promuovere questa pellicola”.
Ma dove trova gli spunti per i suoi personaggi?
“Indubbiamente nella vita di tutti giorni, e poi diciamo che io tratto o per lo meno ho la presunzione di voler mettere in evidenza quelle che sono le emergenze della società. Nel momento che metto in piedi una nuova storia, sempre in maniera divertente, la problematica viene fuori e riesce ad essere capita”.
Non ha mai trattato la politica in chiave ironica, perchè?
“Diciamo che non ci vedo un grande interesse anche se in qualche film, anni fa, ho proposto fantomatici politici che promettevano progetti altrettanto fantomatici pur di guadagnare l’assenso di chi li ascoltava e che poi li avrebbe votati. Qualche accenno l’ho fatto e si può fare, ma non trovo produttivo per nessuno una continua ironia, talvolta contraddittoria, messa in piedi da alcuni comici che può portare ad una totale confusione di giudizio e niente di più. Io per evitare il tutto preferisco evidenziare, di volta in volta, le emergenze, anzichè ironizzare sui politici o la politica che oggi sembra più un condominio che altro”.
Molti sostengono che lei sia l’erede di Sordi. Si sente tale?
“Il primo a diffondere questo messaggio fu proprio il grande Sordi durante una sua partecipazione televisiva. Io, dico la verità, non mi ci sento in questa veste, mi vedo completamente diverso. Alberto è stato una grande maschera della commedia italiana e del cinema e tra me e lui c’è una netta differenza nel proporre i vari personaggi. I suoi erano tutti molto cinici, i miei, che per certi versi possono sembrare crudi proprio perchè affronto emergenze sociali, hanno comunque un’anima e, in fondo in fondo, anche del buono. Ovviamente sono affezionato a Sordi, ho avuto l’opportunità di conoscerlo molto bene e quindi di apprezzarlo e ammirarlo. Non per niente ho voluto realizzare un documentario sulla figura di questo grande attore, ma restiamo comunque due nature diverse”.
Lo conosceva dall’infanzia?
“Allora, ovviamente lui non sapeva della mia esistenza, ma per uno strano gioco del destino abitavamo vicini. Dalla mia finestra vedevo quella della sua camera, la guardavo molto spesso perchè in casa mia si parlava di lui ed ero incuriosito e come tutti i bambini cercavo di intromettermi nella vita di Alberto. Non sapendo come fare gli tiravo dei sassolini sui vetri. In alcune occasioni mi sono sentito urlare: “Ma la vuoi piantare” – oppure – “Se ti acchiappo te le do”. Poi lui negli anni si è trasferito, è andato a stare fuori dal centro di Roma e io l’ho rincontrato quando ho iniziato a dedicarmi al cinema e, devo dire, siamo diventati amici”.
Per ritornare alla sua attività, si sente arrivato?
“Non mi sono mai sentito arrivato e nemmeno un personaggio. Diciamo che ho avuto la fortuna di fare quello che mi piace ma niente di più. Mi vedo più come un fan. Ad esempio, quando so che in città ci sono miei idoli come gli Zeppelin o Frank Zappa, telefono a qualche testata giornalistica e gli offro la mia disponibilità per un’intervista. Così poi li incontro e chiedo l’autografo e la foto insieme. Così facendo ho tutte le firme delle rock star mondiali. Sono uno che è riuscito a intervistare tutti i familiari di Jimmy Endrix”.
Sappiamo di questa grande passione per la musica. Perchè non si è dedicato a questo?
“La passione è un conto e il saper fare il musicista è altra cosa. Io suono alla meglio la batteria, strimpello la chitarra, ma non sono un musicista e poi nella vita si può fare bene una cosa, al massimo una e mezzo, e io ho scelto il cinema”.