E’ sinonimo di crollo finanziario, dissesto o altro grosso guaio ma “Patatrac!”, nel caso del nuovo album di Tony Cercola, è un messaggio di rottura con le convenzioni che il musicista campano ha vestito di suoni per festeggiare il ritorno discografico, sei anni dopo il precedente “Voci scomposte”.
Tony Cercola, nome d’arte di Antonio Esposito, nasce artisticamente negli anni Settanta sulla spinta del “Neapolitan Power” (energia napoletana), un sound all’insegna dell’innovazione artistica in seno alla tradizione campana, con forti richiami a blues, jazz, funk e rock.
Esordì con i tamburi e le sue buattelle (strumenti a percussione creati con scatole di vario genere) arricchendo le sonorità dei colleghi. Durante la sua lunga attività ha collaborato con Brian Ferry, Roberto Murolo, Mia Martini, Edoardo De Crescenzo, Don Cherry, Ivan Graziani e Pino Daniele, con cui incise una storica versione di “Appocundria”, inserita nell’album “Nero a metà”.
Il genere musicale del “percussautore” (termine coniato per lui dal giornalista Sandro Petrone) può definirsi etnico-mediterraneo ma spazia anche tra le culture di altri continenti, arricchendosi delle sonorità balcaniche, sudamericane, africane.
“Patatrac!” riassume il percorso di Cercola con 12 brani, di cui 8 inediti e 4 ripresi dal suo repertorio, arrangiati da artisti emergenti dell’underground musicale napoletano. L’album è stato scritto con Gino Magurno, musicista e compositore noto per la trasmissione tv “Quelli della notte” di Renzo Arbore, dove si esibì con la band Pummarola System, da lui fondata e in seguito prodotta da Claudio Mattone.
Tra gli ospiti del nuovo album citiamo Eugenio Bennato in “Tiemp’ tiemp’”, Mimmo Cavallo e la brasiliana Lea Costa in “Ojos”, l’argentina Rosarillo in “Mi opio” e “Compaison”, oltre a bravi musicisti catanesi, romani, siracusani e alcuni originari di Libia, Spagna, Senegal.
Il 1° settembre 2014, Tony è stato tra i protagonisti di “Nero a metà”, il concerto di Pino Daniele che ha celebrato l’omonimo album del 1980, a tutt’oggi considerato un capolavoro della musica italiana. In quell’occasione la band storica fu affiancata da un’orchestra sinfonica, nella splendida cornice dell’Arena di Verona, qualche mese prima della scomparsa del grande artista napoletano.
Tra i musicisti che realizzarono “Nero a metà”, ricordiamo Karl Potter, il percussionista statunitense nato nel New Jersey, diventato, sin dal suo arrivo in Italia, uno dei protagonisti della nostra world music. Negli anni ‘70 collaborò con Pino Daniele e Tony Esposito contagiandoli con la sua passione per la ricerca delle radici afro americane e lo studio delle percussioni nei generi swing, jazz e latin sound. Nell’album “Nero a metà” Potter ha suonato le congas, strumenti appartenenti ai membranofoni, utilizzate in origine nella musica afro-cubana e in seguito diffuse in tutto il mondo.
All’Arena di Verona Daniele portò sul palco la formazione originale del 1980: James Senese (sassofono), Gigi De Rienzo (basso), Agostino Marangolo (batteria), Ernesto Vitolo (piano e tastiere), Rosario Jermano (percussioni) e per l’appunto Tony Cercola (bongos), con l’aggiunta dei 50 elementi dell’orchestra sinfonica “Roma Sinfonietta” diretta da Gianluca Podio.
Il nuovo disco si apre con “Patatrac!”, il brano che gli dona il titolo. Si tratta di un pezzo dall’anima pop e l’inciso francese, cantato con Roberta Albanesi, voce appassionata cresciuta a pane e musica. Si cambia genere con “Tiemp’ tiemp”, una melodia tipicamente napoletana anni ’70, tra gli echi di un mandolino e cori implacabilmente efficaci, naturalmente della ritmica se ne occupa il “percussautore”.
Con “Ojos” inizia la fiesta, mentre “Mi opio” coinvolge con la voce di Rosarillo, cantante italo-argentina di flamenco protagonista anche di “Compasion”, un tango napoletano che si candida come migliore brano, struggente e appassionato quanto basta o forse molto di più.
“Nera nera” è un brano del 1991, rielaborato dai catanesi Original Sicilian Style con un ritmo caraibico, dove le buatelle ci vanno decisamente “a nozze”.
Le vocalizzazioni del libico Esharef Ali Mhagag, in “Pila pila”, ricordano il tunisino Dhafer Youssef, mentre “Babbasone”, uomo grosso e sciocco, è rinvigorito da nuova verve grazie alla band napoletana dei Malacrjanza. Ritmo e ironia irresistibili!
Altro cambio di stile con “Mambo rai”, ripescato dall’album “Et voilà” del 1991, qui proposto insieme agli italo-spagnoli Max Russo and Divinos, Chiude il disco “Song inspiration”, esperimento elettronico-napoletano, caratterizzato da un inciso a prova di distrazione.
La copertina di “Patatrac!” mostra Tony mentre sorregge un muro, una chiara allusione al sostegno che devono sempre avere la cultura e gli artisti, nella speranza che le difficoltà dei giorni attuali non faccia dimenticare il passato e si possa presto assistere a un nuovo Rinascimento.
12 brani, 12 ritmi, 12 parti dello stesso microcosmo, un’ora di allegria e voglia di vivere, racchiusi dentro a un piccolo cd. Il lavoro di Tony Cercola è paragonabile a un jet supersonico, talmente veloce da visitare in pochissimo tempo terre e culture lontanissime: dall’Argentina al continente africano, dai Caraibi sino a Napoli.