“Sono belli i trenini che facciamo alle feste, sono i più belli di tutta Roma. Sono belli perché non vanno da nessuna parte”.
È una delle battute ad effetto recitate da Jep Gambardella, interpretato da Toni Servillo, ne “La Grande Bellezza”, la pellicola vincitrice del premio Oscar 2014 come miglior film straniero in gara ad Hollywood.
Eppure i treni che ha preso Toni Servillo durante la sua carriera sfrecciano tutt’altro che a vuoto, anzi, viaggiano nei teatri del mondo ad alta velocità con i lavori di Eduardo De Filippo, Viviani, Moscato e Borrelli.
Il successo di Servillo sembra inarrestabile. L’attore ha recentemente ripreso la tournée trionfale della commedia eduardiana “Le voci di dentro” con recite supplementari al Barbican di Londra e a Madrid, ha sbancato il botteghino a Venezia e registrato oltre cinquemila prenotazioni al Teatro Gesualdo di Avellino.
“Le voci di dentro” sarà presentato anche in Germania, in Belgio, in Francia e ritornerà per un mese a Napoli.
Oltre agli innumerevoli premi ricevuti e agli incassi registrati, Servillo ha recentemente ottenuto la cittadinanza onoraria dal Comune di Napoli.
Lui, nato ad Afragola e vissuto tra Napoli e provincia, è diventato “ufficialmente” napoletano con una suggestiva cerimonia allestita nell’imponente struttura del Maschio Angioino di Napoli organizzata dal sindaco Luigi De Magistris con una lode di Giu-seppe Montesanto. Servillo, ne-gli ultimi anni è divenuto, insieme al regista Paolo Sorrentino, un’autentica icona di Napoli grazie alla sua capacità di ripercorrere la storia della cultura partenopea attraverso interpretazioni moderne. Il suo talento, apprezzato a livello internazionale, consiste in incredibili performance attoriali trasformiste che risaltano i dettagli e i contenuti di ciascun personaggio.
Prima di conferire all’attore il prestigioso riconoscimento, il sindaco De Magistris, ha dichiarato: “Diventare cittadino napoletano ti dà, Maestro, anche delle responsabilità, perché esser napoletano significa ricordare quanto Napoli ci ha dato. Noi oggi ti chiediamo di essere vicino alla città con spirito libero e costruttivo, di pungolare i suoi cittadini senza farli addormentare e di risvegliare il nostro senso di orgoglio e di appartenenza alla nostra comunità”.
Non è mancata l’emozione e la gratitudine sul volto di Servillo, che ha concluso il suo intervento con due letture delle opere di Moscato e Borrelli in parte scritte in lingua napoletana.
Mentre stringeva in mano la pergamena della cittadinanza, ha detto: “Ho cominciato a frequentare questa città quando ero un adolescente. In quell’epoca un cuore, un’anima, fa un grande sforzo per realizzare un destino individuale che si oppone a tutto quello che ha ereditato dalla famiglia, dalla cultura e dalla collettività.
Quello che impedisce in questo sforzo uno sviluppo della propria personalità e dell’affermazione di un destino personale è ciò che ci fa soffrire di più nel periodo dell’adolescenza. Questa situazione genera un forte sentimento di mancanza che si può misurare col desiderio di raggiungere una totalità che definisca il nostro destino personale. Io ho avvertito che il compimento di quel destino poteva realizzarsi con il teatro e Napoli”.
Quanti Servillo, Sorrentino, Salvadores, De Filippo, Troisi, Ranieri, Daniele, nascono ogni giorno all’ombra del Vesuvio e non riescono a far emergere il loro talento?
Nonostante le sue difficoltà, Napoli continua ad essere una fabbrica di talenti a cielo aperto che hanno solo bisogno di realizzare il proprio destino personale e di esprimersi mostrando il vero volto della città.