Mario Balotelli è un campione, uno dei giocatori più talentuosi della Serie A, simbolo della Nazionale e del Milan. Ma tanto è ampia la sua classe, quanto la sua personalità è problematica e bizzosa. A 20 anni, un carattere acerbo e imprudente può essere anche comprensibile. A maggior ragione se ci si trova sovraesposti all’attenzione mediatica, in un contesto ostile, dove si è sempre messi in discussione.
 
Questa, però, era la situazione del 2010, quando Balotelli si trovava alle prese con gli esordi della sua avventura inglese, tra le fila del Manchester City. In Premier non fu facile e il suo passaggio al Milan, lo scorso inverno, aveva avuto l’apparenza di una ‘fuga’. Il ritorno in Italia, per diventare la stella assoluta di uno dei club più importanti della Serie A, faceva pensare a una definitiva, e necessaria, maturazione dell’attaccante. Le cose, però, non sono andate in questo senso: per quanto gli episodi ‘estremi’ si siano diradati, Supermario resta sempre troppo propenso a far parlare di sé, dentro e fuori dal campo, per episodi controversi e negativi. 
 
BERSAGLIO IN CAMPO – L’atteggiamento ‘strafottente’ che spesso Balotelli mantiene sul rettangolo di gioco, si è rapidamente rivoltato contro lo stesso attaccante. Gli avversari ‘amano’ intervenire su di lui in modo rude e scomposto, e non solo per limitarne la grande abilità: l’obiettivo del tutto evidente è quello di irritare il centravanti, rendendolo nervoso (e per questo meno performante) e propenso a incorrere in sanzioni disciplinari. 
 
Non è un segreto per nessuno il fatto che, a tutti i livelli, nel calcio, la provocazione dell’avversario sia strumento potentissimo, e il fatto di poter limitare un campione come Supermario anche attraverso questa strada, viene considerato un’utile risorsa. 
 
Non è un caso quanto accaduto dopo Milan-Napoli: dopo aver subito tantissime botte, Balotelli ha fallito il primo rigore della sua carriera e, al 90°, si è scagliato contro l’arbitro Banti, rimediando tre turni di squalifica. 
 
FASTIDI PRIVATI – Le ‘Balotellate’ lontano dal campo si sono spesso rivelate degli atteggiamenti goliardici più sgradevoli che gravi, così come il disordine nella vita privata di Supermario ha sempre rappresentato un contorno, criticabile, ma non ‘sostanziale’, alla sua carriera da calciatore. 
Gli anni però passano ed è doveroso aspettarsi un’evoluzione, da parte dell’atleta. Proprio perché, progressivamente, la sua celebrità e la sua importanza sono potentemente cresciute. Invece questa maturazione tarda ad arrivare e, a conti fatti, ci si interroga se arriverà mai. 
 
Le ultime uscite ‘fastidiose’ sono state la spinta rifilata a un cameraman di ‘Mediaset’, reo di stargli troppo a contatto nell’effettiva calca della stazione di Napoli, e il Tweet con cui Balotelli è parso ‘svincolarsi’ dall’affermazione de ‘La Gazzetta dello Sport’, che lo aveva indicato come un simbolo anti-camorra. 
 
Nuovamente, niente di irreparabile (anche perché, rapidissime, sono giunte smentite e spiegazioni per entrambi gli episodi), ma la ‘solita’ sensazione di fastidio e tensione attorno al giocatore. Questa situazione, reiterata, sta facendo sì che le prestazioni di Balotelli stiano conoscendo una flessione e che la Nazionale e il Milan siano vicini al perdere definitivamente la pazienza. 
 
La responsabilità è tutta nelle mani di Supermario: è al bivio tra la consacrazione (con la maturazione) e l’occasione sprecata (con l’indisciplina reiterata). 
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