Anche gli ultimi pullman hanno imboccato l’autostrada, orientando nuovamente la bussola verso casa. Duemila torpedoni hanno affollato le vie di Roma, quasi tre milioni di turisti disseminati in città per le vacanze pasquali e, soprattutto, per le cerimonie correlata alla santificazione di Papa Wojtyla e Papa Roncalli. Una manna per gli operatori commerciali, albergatori e ristoratori, sempre più in ginocchio per gli effetti della crisi che, non credete a chi suona la grancassa, è sempre all’apice, purtroppo.
 
Sarebbe stato bello salire su quei pullman e interrogare coloro che, le strade di Roma, hanno vissuto per quasi una settimana. Passi per le zone adiacenti San Pietro e Castel Sant’Angelo: lì squadre di operai hanno lavorato giorno e notte per donare al manto stradale fattezze di impermeabilità. Via le buche, i dossi, gli avvallamenti. Tutto in fretta, quasi in apnea perché, per salvaguardare le apparenze, era necessario sbrigarsi. Tombini sbloccati da foglie e detriti. Istantanee di una città che pareva migliore.
 
Bastava però svoltare nei quartieri più decentrati – nemmeno tanto lontani dal Centro, peraltro – per accorgersi di una situazione non felice. Le radici degli alberi, in molti casi, hanno deflagrato il manto stradale, costringendo automobilisti e, soprattutto, motociclisti ad autentici slalom, anche pericolosi. Città in perenne difficoltà, cedimenti strutturali un po’ ovunque. Dato allarmante: rispetto ai tre anni precedenti sono in crescita le voragini. Si, avete letto bene: immense buche che si allargano all’improvviso, inghiottendo (è accaduto, purtroppo) anche autovetture, per fortuna solo posteggiate.
 
Colpa delle alluvioni (l’ultima nel mese di novembre), di rattoppi improvvisati che si riaprono al minimo acquazzone. Sotto accusa – e non è la prima volta – la qualità degli appalti, le ditte che svolgono i lavori per conto del Comune.
 
In intere zone la viabilità è resa difficoltosa dal cedimento delle strade. Prendete il caso della via Cassia, la zona a nord del Centro da dove si raggiunge la Tuscia, l’Umbria e la Toscana. Qui il terreno è franato dopo piogge torrenziali, chiudendo praticamente mezzo quartiere. I lavori di ripristino sono partiti dopo due mesi.
 
Il Sindaco Marino è in sella al Campidoglio da nove mesi e strepita che i soldi non ci sono. In attesa del benefico “Salva-Roma” (i soldi promessi dal Governo per rimettere in sesto una città in affanno) molte strade affogano: un’emorragia costante, accendi la macchina e non sai se la strada che percorri ogni mattina per andare al lavoro sarà sempre la stessa o se dovrai allungare per schivare crolli, buche, voragini, interruzioni.
 
Stanno peggio – come vi raccontavamo – anche i centauri. Corrono su due ruote e sono più vulnerabili ai dossi e agli avvallamenti galeotti. Due di essi, nei mesi scorsi, hanno perso la vita, colpiti da due tronchi staccatisi dagli alberi per la forza del vento. Già, occorrerebbe curare pure platani, querce, salici, potando alberi prima che provochino disastri, annunciati, peraltro, con cause di risarcimento che rischiano di zavorrare oltremodo le casse comunali. Gallerie scarsamente illuminate. Semafori non funzionanti.
 
Qualcuno anni fa propugnava: molliamo le auto, prendiamo il battello sul Tevere. Ma il progetto è rimasto nel cassetto.

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