Dal 15 aprile al 15 luglio 2018, Palazzo Pretorio ospita a Cittadella (Padova) la mostra “Sirio Luginbühl: film sperimentali”, curata da Guido Bartorelli e Lisa Parolo, che sono anche curatori del relativo catalogo. L’esposizione è promossa dalla Fondazione Palazzo Pretorio Onlus, in collaborazione con il Dipartimento dei Beni Culturali dell’Università degli Studi di Padova e il Dipartimento di Studi Umanistici e del Patrimonio Culturale dell’Università degli Studi di Udine.
La mostra è proposta a conclusione del progetto di digitalizzazione e preservazione del fondo filmico privato del film-maker Sirio Luginbühl (Verona, 1937 – Padova, 2014), donato dalla moglie Flavia Randi e dalla figlia Cecilia al Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale (CSC-CN). Il progetto di digitalizzazione e preservazione è stato finanziato dal CSC-CN e condotto dal Laboratorio La Camera Ottica dell’Università degli Studi di Udine.
“Il luogo era una discarica, i cumuli pulverulenti avevano colorazioni che andavano dal bianco abbacinante, al violetto, al rossiccio. I personaggi ancora una volta un ragazzo e una ragazza che non si erano mai visti prima di quell’occasione, entrambi avvenenti e che non erano al corrente di quel che avrebbero dovuto fare. Doveva – scriveva Sirio Luginbühl – essere una sorpresa anche per loro e così è stato. Chiedemmo ad entrambi di spogliarsi e di baciarsi. Accettarono. E in un silenzio tombale, carico di tensione cominciammo a girare su una collinetta di residui. I ragazzi iniziarono a baciarsi circondati da operatori, fotografi e qualche giornalista. Era una giornata di luglio caldissima, si sentiva solo il ronzio della cinepresa, il clic dei fotografi e i latrati dei cani in lontananza. Ci si poteva amare in un ambiente così ostile e violento?”.
La mostra “Sirio Luginbühl: film sperimentali” presenta i capolavori su pellicola del film-maker padovano. S’intende così contribuire alla trasmissione di quel patrimonio di idee, invenzioni visive e testimonianze storiche trasmessoci dal cinema sperimentale e, nello specifico, da uno dei suoi maggiori protagonisti.
Sirio Luginbühl, attento osservatore delle avanguardie internazionali e testimone più che consapevole del suo contemporaneo, rappresenta una figura chiave nel panorama del cinema sperimentale e d’artista; nella sua variegata produzione è riuscito a fondere insieme avanguardia, ironia ed erotismo, ricoprendo il ruolo di osservatore attento e a volte malizioso della realtà; dalla politica alla liberazione sessuale, dalla lotta di classe al femminismo. Luginbühl ha tradotto alcuni dei temi salienti che hanno caratterizzato il dibattito pubblico degli anni Sessanta – Settanta in un linguaggio all’avanguardia, moderno e provocatorio.
Il ventennio Sessanta – Settanta segna per l’Italia e per il mondo un passaggio fondamentale che nell’arte si manifesta nella messa in discussione delle forme artistiche tradizionali, che saranno sostituite da un’idea di arte come azione, verso (e attraverso) la smaterializzazione dell’oggetto artistico (di consumo).
Il lavoro di Luginbühl s’inserisce a pieno in questo contesto “rivoluzionario” che caratterizza in questi anni anche la scena artistica padovana. Infatti, gli anni Sessanta vedono la nascita a Padova del Gruppo N che comprende come maggiori esponenti Alberto Biasi, Ennio Chiggio, Toni Costa, Edoardo Landi e Manfredo Massironi; poesia concreta, neo-avanguardia letteraria, sperimentalismo, approccio scientifico e gestaltico e lavoro collettivo costituiscono le premesse dei nuovi linguaggi artistici cui Luginbühl assiste da vicino.
Partendo quindi da questi iniziali punti di riferimento, il film-maker padovano comincia tra il 1964 e il 1965 a dedicarsi alla realizzazione di spettacoli teatrali e sperimentali e all’organizzazione di azioni live, definite happenings, che “sconvolgono” la città di Padova in più occasioni.
La caratteristica effimera degli happenings successivamente (1968) porta Luginbühl a privilegiare il film come tecnica principale della sua espressione artistica. In linea con le tendenze rivoluzionarie dell’epoca, con i suoi film Luginbühl vuole sconcertare, scandalizzare, stupire e superare il limite del cosiddetto “buon gusto” attraverso l’uso della sessualità, della pervasività degli annunci pubblicitari, del sangue come simbolo di morte e di lotta sociale, ossia alcuni dei temi ricorrenti nella sua vasta produzione.
La sperimentazione di Luginbühl si trova nel processo creativo, ossia nell’idea, nella scelta delle ambientazioni, nel coinvolgimento degli attori, nell’immediatezza della ripresa e, più di tutto, nel trattamento finale e nel montaggio della pellicola sviluppata, nel quale Luginbühl esprime le fratture narrative e linguistiche apprese dai poeti e artisti della neo-avanguardia; infatti sono gli interventi di post-produzione sulla pellicola, oltre che alla valenza concettuale e storica dei suoi lavori, a rendere i suoi film sperimentali, astratti e realisti allo stesso tempo.
“Il nostro – diceva Sirio Luginbühl -è un cinema che si differenzia, un cinema che vuole essere un ritorno alla natura, che vuole suscitare una valida tematica nell’animo dello spettatore, che vuole ricominciare di nuovo”.