Dai cieli del Kazakistan, a bordo della navicella russa Soyuz, fino all’interno della Stazione Spaziale Internazionale. Scruta ben oltre l’orizzonte, Samantha Cristoforetti, la prima astronauta donna italiana: alla fine dell’anno salperà verso una nuova, avvincente avventura, coronando un sogno da bambina.
Trentacinque anni, originaria del Trentino Alto Adige, già pilota dell’Aeronautica Militare. Il desiderio di salire nello spazio. Di entrare – senza grancasse, essendo una ragazza molto misurata – nella storia del nostro Paese, prima astronauta in rampa di lancio. In una nazione ancora eccessivamente maschilista ecco un bello schiaffo: la dimostrazione che coraggio, abnegazione, studi e approfondimenti lunghissimi possono premiare (doverosamente) ragazze e donne che meritano.
Cinque anni fa, scorrendo tra migliaia di ‘curricula’, la Stazione Spaziale Internazionale ha scelto proprio Samantha, reduce da studi all’Accademia di Pozzuoli, all’ateneo tecnico di Monaco di Baviera, alla Scuola dello Spazio di Tolosa, all’Università di Mosca, da addestramenti, ripetuti fino all’ossesso, portati a compimento nella Sheppard Air Force del Texas.
Ha viaggiato nel mondo, Samantha, optando poi per guardarlo dall’alto. Ragazza sobria, ma piena di virtù: come quella di parlare correttamente ben quattro lingue (inglese, francese, tedesco e russo). Perfezionista come solo le donne tenaci sanno essere, Samantha ha iniziato adesso a studiare pure il cinese.
Quanto resterà Samantha all’interno della Stazione Spaziale? Ben sei mesi, da ingegnere di bordo, studiando la Terra, compiendo vari esperimenti nel campo della fisica e della medicina. Come uno, molto importante, che riguarderà lo studio del sonno.
Un’astronauta come Samantha assomiglia a un orologio svizzero. Precisione, metodicità, capacità di prevedere problemi, ovviamente sapendo risolverli. Un esempio? La Soyuz, la navicella russa che la condurrà, assieme ad altri due astronauti, all’interno della Stazione Spaziale, possiede un pilota automatico nei momenti del decollo e del rientro. Samantha però conosce anche le modalità per riportarla – qualora eventi fortuiti o avarie lo impediscano – sulla Terra senza un graffio, pilotandola manualmente.
Una sorta di robot umano, capelli corti, sguardo sveglio: ecco chi è Samantha Cristoforetti, uno dei vanti italiani del momento. La conferma che il nostro – anche se attualmente zavorrato da debiti e da una moltitudine di problemi – è, sempre e comunque, nazione che sa proporre belle storie. Questa, forse, ancora di più, perché abbinata a una ragazza che vale e che ha costruito il suo successo in silenzio, contando solo su sé stessa. Si parlerà russo, all’interno della Stazione Spaziale. E nel tempo libero – visto che comunque dovrà restare ben sei mesi tra le stelle – cosa farà Samantha?
Leggerà, inevitabile, perché i libri sono una sua passione. Fotograferà la Terra, potendo anche contare su apparecchiature sofisticatissime. Ascolterà, magari dopo una ‘passeggiata’ spaziale – quelle che trent’anni fa emozionavano grandi e bambini – un po’ di musica, per rilassarsi un po’.
Manca ancora un po’ di tempo per decidere cosa mettere nello zaino, prima che la Soyuz, dalla steppa kazaka, venga orientata verso lo spazio. Per adesso Samantha si allena, perfezionando l’addestramento, spesso nell’enorme piscina della NASA, a Houston. Cittadina del mondo, tra un po’ prima donna italiana nello spazio. Legittimo che la ragazza-prodigio si emozioni un po’.