The original Capitoline She-Wolf is an Etruscan bronze sculpture. In the 15th century, the two babies were added (Photo: Lornet/Dreamstime)

As you wander through Rome‘s grand piazzas, beneath towering arches, and past magnificent fountains, you can’t help but feel the greatness of its past right before your eyes: the Colosseum is an ode to human ingenuity, the Pantheon a marvel of architecture, and the Vatican a beacon of art and faith. There’s no place quite like Rome, it’s the truth.

Now, imagine standing on the Palatine Hill, overlooking the Roman Forum: you can almost hear the echoes of Rome’s glorious past, with its emperors, gladiators, poets, and philosophers… because the beauty of Rome lies also in what its history and monuments make you think of: the greatness of an empire, the ingenuity of Michelangelo, the life of saints. 

But have you ever stopped for a moment and wondered where and how it all began? How did this eternal city, this masterpiece of civilization, come to be? Well, tradition says it all began with Romulus and his brother Remus, and with the she-wolf that raised them. But who was Romulus, and what do we truly know about him?

Most of us are familiar with the story of Romulus, Remus and the lupa, the she-wolf, as depicted in the famous sculpture Lupa Capitolina. According to legend, they were the sons of Rhea Silvia and Mars, the god of war. Upon reaching adulthood, the twins decided to build a city but a disagreement over the location led Romulus to kill Remus, and thus, Rome was born, named after its founder.

Ancient sources such as Livy and Plutarch immortalized this tale, weaving it into the fabric of Roman identity. Livy, a Roman historian who lived from 59 BCE to 17 CE described the birth of Rome in its masterpiece Ab Urbe Condita (From the Founding of the City): this extensive history of Rome, spanning 142 books, begins with the mythical origins of the city and continues through the early years of the Roman Empire. In his writings, Livy presents the story of Romulus and Remus with a sense of reverence and national pride, while he describes the divine intervention that led to the twins’ birth, their upbringing by the she-wolf, and the subsequent founding of Rome by Romulus. Livy’s account is rich in detail and imbued with a sense of destiny, where Romulus is a heroic figure guided by the gods. And it all makes sense because Livy’s work was created as a moral and cultural guide, and reflected the values and virtues of Roman society. His portrayal of Romulus embodies the Roman ideals of courage, leadership, and piety.

The original Capitoline She-Wolf is an Etruscan bronze sculpture. In the 15th century, the two babies were added (Photo: Lornet/Dreamstime)

Greek historian and biographer Plutarch, who lived from 46 to 119 CE, is known for his work Parallel Lives, a collection of biographies comparing famous Greeks and Romans. In his Life of Romulus, he explores the character and deeds of Rome’s legendary founder. Unlike Livy, Plutarch approaches the story with a more analytical eye, examining various versions of the legend and offering insights into Romulus’s character. He presents Romulus as a complex figure, driven by ambition and vision, yet also capable of ruthlessness. Plutarch’s account is not merely a retelling of the myth but an exploration of human nature and leadership; he delves into the psychological aspects of Romulus’s actions, giving us a nuanced understanding of the man behind the legend.

But who was, for real Romulus, the man who gave Rome its name? What does history really tell us about him? Some believe he was a king, a leader who ruled with wisdom and strength during the early days of Rome, around the 8th century BCE. Others think that “Romulus” was more of a title, signifying a founder or a great leader. Truth is that evidence is scarce, and much of what we know is shrouded in legend and lore. 

Yet, there may be whispers of truth in all these legends and tales. Excavations on the Palatine Hill uncovered settlements dating back to the time when Romulus was said to have lived. Certain rituals and institutions attributed to him, such as the establishment of the Roman Senate, may reflect genuine historical practices. 

And despite the mystery — or perhaps, thanks to it — Romulus’s legacy endures and can be seen everywhere, because he inspired more than history books, he gave life to art and culture. The iconic image of the she-wolf nursing Romulus and Remus is a recurring theme in Roman art, captured in bronze and stone, and artists like Peter Paul Rubens have painted scenes from the legend, infusing them with drama and emotion. The Romulus temple in the Roman Forum reminds us he was a god for the ancient Romans, who called his deified version Quirinus, and the ancient Lupercalia, celebrated with feasts and rituals, are believed to have honored the she-wolf and the twins. Literary works, such as Virgil’s Aeneid, traced Romulus’s lineage back to the Trojan hero Aeneas, weaving his story into the fabric of Roman identity.

Romulus, just like the city he founded, is suspended between two worlds: past and present for Rome, history and legend for him. We may never discover if he really existed or not, nor if he really killed his twin brother. But it doesn’t matter: Romulus is one of those figures that will always be real, even if legendary. As the symbol of Rome, he’ll be forever truer than reality itself. 

Mentre vaghi per le grandi piazze di Roma, sotto imponenti archi e davanti a magnifiche fontane, non puoi fare a meno di sentire la grandezza del suo passato svelarsi proprio davanti ai tuoi occhi: il Colosseo è un inno all’ingegno umano, il Pantheon una meraviglia dell’architettura, e il Vaticano un faro di arte e fede. Non c’è nessun posto come Roma, è la verità.

Ora immagina di trovarvi sul Colle Palatino, affacciato sul Foro Romano: potrai quasi sentire gli echi del glorioso passato di Roma, con i suoi imperatori, i gladiatori, i poeti e i filosofi… perché la bellezza di Roma sta anche in ciò che è la sua storia e a ciò a cui i monumenti fanno pensare: alla grandezza di un impero, all’ingegno di Michelangelo, alla vita dei santi.

Ma ti è mai capitato di fermarti un attimo e chiederti dove e come tutto ha avuto inizio? Come è nata questa città eterna, questo capolavoro della civiltà? Ebbene la tradizione dice che tutto ebbe inizio con Romolo e suo fratello Remo, e con la lupa che li allevò. Ma chi era Romolo e cosa sappiamo veramente di lui?

Molti di noi conoscono la storia di Romolo, Remo e della lupa, come raffigurata nella famosa scultura Lupa Capitolina. Secondo la leggenda erano i figli di Rea Silvia e Marte, dio della guerra. Raggiunta l’età adulta, i gemelli decisero di costruire una città, ma un disaccordo sulla sua posizione portò Romolo ad uccidere Remo, e così nacque Roma, dal nome del suo fondatore.

Fonti antiche come Livio e Plutarco immortalarono questo racconto, intrecciandolo nel tessuto dell’identità romana. Tito Livio, storico romano vissuto dal 59 a.C. al 17 d.C., descrisse la nascita di Roma nel suo capolavoro Ab Urbe Condita (Dalla fondazione della città): questa vasta storia di Roma, che abbraccia 142 libri, inizia con le origini mitiche della città e prosegue fino ai primi anni dell’Impero Romano. Nei suoi scritti Livio presenta la storia di Romolo e Remo con un senso di reverenza e orgoglio nazionale, mentre descrive l’intervento divino che portò alla nascita dei gemelli, alla loro educazione da parte della lupa e alla successiva fondazione di Roma da parte di Romolo. Il racconto di Livio è ricco di dettagli e intriso di senso del destino, dove Romolo è una figura eroica guidata dagli dei. E tutto ha senso perché l’opera di Tito Livio nasce come guida morale e culturale, e riflette i valori e le virtù della società romana. La sua rappresentazione di Romolo incarna gli ideali romani di coraggio, leadership e pietà.

Lo storico e biografo greco Plutarco, che visse dal 46 al 119 d.C., è noto per la sua opera Vite parallele, una raccolta di biografie che mettono a confronto famosi greci e romani. Nella sua Vita di Romolo, esplora il carattere e le gesta del leggendario fondatore di Roma. A differenza di Tito Livio, Plutarco affronta la storia con un occhio più analitico, esaminando varie versioni della leggenda e offrendo spunti sul carattere di Romolo. Presenta Romolo come una figura complessa, guidata dall’ambizione e dalla visione, ma anche capace di spietatezza. Il racconto di Plutarco non è semplicemente una rivisitazione del mito ma un’esplorazione della natura umana e della leadership; approfondisce gli aspetti psicologici delle azioni di Romolo, dandoci una comprensione sfumata dell’uomo dietro la leggenda.

Ma chi era, in realtà, Romolo, l’uomo che diede il nome a Roma? Cosa ci dice davvero la storia su di lui? Alcuni credono che fosse un re, un leader che governò con saggezza e forza durante i primi giorni di Roma, intorno all’VIII secolo a.C. Altri pensano che “Romolo” fosse più un titolo, che significava fondatore o grande leader. La verità è che le prove sono scarse e gran parte di ciò che sappiamo è avvolto nella leggenda e nella tradizione.

Eppure, potrebbero esserci echi di verità in tutte queste leggende e racconti. Gli scavi sul Palatino hanno portato alla luce insediamenti risalenti all’epoca in cui si dice abbia vissuto Romolo. Alcuni rituali e istituzioni a lui attribuiti, come l’istituzione del Senato romano, possono riflettere pratiche storiche autentiche.

E nonostante il mistero – o forse proprio grazie ad esso – l’eredità di Romolo resiste ed è visibile ovunque, perché ha ispirato più dei libri di storia, ha dato vita all’arte e alla cultura. L’immagine iconica della lupa che allatta Romolo e Remo è un tema ricorrente nell’arte romana, catturato in bronzo e pietra, e artisti come Peter Paul Rubens hanno dipinto scene della leggenda, infondendole di drammaticità ed emozione. Il tempio di Romolo nel Foro Romano ci ricorda che era un dio per gli antichi romani, che chiamavano la sua versione divinizzata Quirino, e gli antichi Lupercalia, celebrati con feste e rituali, si ritiene onorassero la lupa e i gemelli. Opere letterarie, come l’Eneide di Virgilio, fanno risalire la discendenza di Romolo all’eroe troiano Enea, intrecciando la sua storia nel tessuto dell’identità romana.

Romolo, proprio come la città da lui fondata, è sospeso tra due mondi: passato e presente per Roma, storia e leggenda per lui. Forse non scopriremo mai se sia realmente esistito oppure no nè se davvero abbia ucciso suo fratello gemello. Ma non è questo che conta: Romolo è una di quelle figure che sarà sempre reale anche se leggendaria. Come simbolo di Roma sarà per sempre più vero della realtà stessa. 

 

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