A Roma, nei dintorni di Via delle Belle Arti, luogo di grande fervore artistico e culturale dove cui in passato sorsero Accademie ed Istituti di cultura straniera, in una sorta di Esposizione Universale come quella che caratterizzò la città di Milano nel 2015, si trova un’oasi che trasporta nella concezione del mondo simbolica, equilibrata ed armonica della cultura orientale. 
 
Qui si estende il giardino giapponese aperto al pubblico e alla visita gratuita solo alcuni mesi l’anno. Realizzato dall’architetto Ken Nakajima, riproducendo una sintesi armonica e ben studiata tra uomo, piante, acqua, rocce e natura, è adiacente all’Istituto Giapponese di Cultura, un edificio costruito su progetto di Isoya Yoshida secondo i canoni architettonici del periodo Heian (IX-X sec.) in cui si organizzano attività culturali con l’obiettivo di promuovere la cultura giapponese sul territorio italiano. 
 
Inaugurato nel 1962 a seguito degli accordi tra Italia e Giappone nel 1939 e nel 1954, l’Istituto Giapponese di Cultura a Roma è il primo istituto di cultura nel mondo voluto dal governo giapponese e il suo giardino è il primo realizzato in Italia. Un onore per il nostro Paese rappresentante e portavoce di un’integrazione culturale sempre più ampia e capillare verso ogni tipo di forma artistica, letteraria, linguistica e folcloristica proveniente dall’estero, e nel caso specifico dall’Oriente.
 
Ben lontani dal tipo di giardino zen con roccia, ghiaia e muschio e senza attribuire alcuna importanza all’ampiezza del prato e dello spazio di dimensioni contenute, questo è un tradizionale giardino con laghetto che riflette la visione delle radici del mondo. Caratterizzato dalle molteplici letture che nasconde e dai diversi significati di ogni elemento che lo compone, si configura come giardino da passeggio: una volta entrati si ha voglia di visitarlo e scoprirlo tutto. Lo si può osservare, interpretare, scoprire e vivere su due piani: quello visivo del luogo ameno che circonda il visitatore (acqua, cascate, rocce, piante e laghetto) e quello simbolico, più affascinante, dietro cui si nascondono valenze ed interpretazioni proprie della cultura giapponese e del suo modo di interpretare la natura. 
 
L’acqua e le cascate simboleggiano la vita; le rocce, sempre presenti in questo tipo di giardino ed utilizzate per rappresentare una montagna o un’isola all’interno o una scogliera, esprimono un concetto di eternità legato alla divinità; la lampada di pietra bassa che si riflette sul laghetto, oltre ad avere la funzione estetica di evidenziare la bellezza della neve quando cade, simboleggia l’illuminazione e la luce. 
 
In assenza di fiori questi giardini sono caratterizzati dagli alberi di ciliegio, piante di buon presagio per il raccolto, la cui breve fioritura rimanda alla brevità dell’esistenza dei samurai. 
Fin dalla metà dell’‘800 i giapponesi usavano ritrovarsi all’ombra dei ciliegi per osservare la natura, completamente immersi in essa, a bere e a mangiare. Per la grande valenza che hanno in Giappone, molti ciliegi, oggi situati in via Panama, sono stati donati a Roma dall’imperatore giapponese.
 
La collocazione del pino vicino all’acqua del laghetto in un luogo tranquillo e di un pino rosso in cima alla montagna, esposto alle intemperie, rappresentano gli opposti: bianco e nero, maschio e femmina, pace e guerra, tranquillità e tempesta. 
 
Le rocce nell’acqua che simulano un guado naturale sono un effetto voluto dall’architetto per rimandare ad un elemento realmente esistente in natura.
Nonostante l’opera e il disegno ben studiato, la mano dell’uomo è quanto di più impercettibile ci sia con l’obiettivo di celebrare la natura nella sua essenza e spontaneità, nonchè l’ordine armonico tra tutti i suoi elementi.
L’equilibrio naturale induce  alla meditazione. L’incontro e il confronto tra culture raggiunge, lo scopo di far riflettere. 
 
Se secondo la cultura cristiana Dio creò il paradiso terrestre con Adamo ed Eva che, una volta cacciati, cercarono altri giardini in cui vivere facendo derivare da qui la nostra concezione di giardino tanto più bello quanto più grande, e come luogo che riflette il potere dell’uomo sulla natura, che abbellisce i palazzi dei potenti da cui il giardino deve essere osservato in modo simmetrico, ordinato, chiaro ed esteso, la forza sovrannaturale in cui credono i giapponesi, che creò il mondo, capovolge la visione del rapporto uomo-natura privando l’uomo della sua posizione privilegiata, ponendolo sullo stesso piano degli altri elementi naturali e in armonia con essi.
 
Oltre alla sua bellezza e al suo perfetto ordine estetico che è senza dubbio un piacere per gli occhi del visitatore, il giardino giapponese stimola l’armonia interiore e la meditazione tramite il confronto tra diverse visioni del mondo, religioni, credenze ed usanze, un confronto costruttivo che arricchisce l’uomo e il suo spirito. Visitato in ogni stagione dell’anno, questa oasi naturale, in condizioni climatiche diverse e con colori differenti, sembrerà sempre nuova e i vialetti tortuosi permetteranno di osservarla come se fosse sempre la prima volta.

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