Le vigne e il paesaggio collinare del Monferrato astigiano (Ph Claudio Giovanni Colombo da Dreamstime.com)

Due nuclei contrapposti, Cornegliano e Bricco, che si affacciano sulle colline del Monferrato, una storia di grandissimo fascino e la vocazione per la menta peperita. Sono questi gli ingredienti che fanno di Piovà Massaia uno di quei luoghi da scoprire al di fuori dei soliti itinerari del grande turismo.
In provincia di Asti, il comune conta quasi 600 abitanti e già nel suo nome racchiude pagine di grande storia. Nel 1940 il borgo decise di assumere il nome di Massaia per onorare degnamente il cardinale Guglielmo Massaia, missionario cappuccino che fondò la Missione di Finfinnì, luogo in cui sorse poi Addis Abeba (Nuovo Fiore), divenuta capitale dell’Etiopia nel 1889.

Situato nel nord Astigiano a meno di un’ora da Torino, il paese è allocato in un’area costituita da ampie colline e profonde e suggestive vallate, un tempo chiamata “Alto Monferrato”. Inizialmente abitato nel periodo dai Liguri, Umbri, Etruschi e Celti, il villaggio di Piovà cominciò a formarsi con il Plebanato di Meyrate (che aveva sede nei pressi dell’attuale cimitero, dedicato alla chiesa di San Giorgio) intorno al 104. La comunità di Plebata apparve per la prima volta in un atto del 12 agosto 1339 rògito nel castello di Chivasso.

L’antico borgo si trovò a subire le vicissitudini delle guerre tra il duca Amedeo IX di Savoia e il marchese Guglielmo VIII del Monferrato. Nel Seicento le continue lotte tra Savoiardi, Spagnoli, Francesi portarono (nel 1625) all’incendio dell’intero borgo, che poi fu colpito da carestia e peste. Dopo la vittoria dei Piemontesi sui Francesi e la liberazione di Torino il 7 settembre 1706, Piovà passo sotto l’ala di Vittorio Amedeo II di Savoia ma le vittorie di Bonaparte e la successiva Restaurazione mutarono ancora gli equilibri.

Durante il periodo fascista Piovà fu accorpata con i Comuni di Castelvero e di Cerreto d’Asti, costituendo un unico Comune. Nel 1947 l’aggregazione si sciolse e nel comune di Piovà restò solo Castelvero.
Conosciuta anche come “Terra dei Santi”, questa zona, ricchissima di vitigni, ha dato i natali a numerose figure che hanno lasciato il segno nella storia e indicati come “santi sociali”. In questa zona dell’Astigiano vi è stata un’alta concentrazione di vite straordinarie che hanno fatto la scelta di dedicarsi completamente al prossimo, in particolare ai poveri e ai deboli.
Se Piovà ha dato i natali al venerabile Fra’ Guglielmo (oltre al violonista e compositore Giovanni Battista Polledro), a pochi chilometri, a Castelnuovo d’Asti (oggi Castelnuovo Don Bosco) sono nati san Giuseppe Cafasso, san Giovanni Bosco, il beato Giuseppe Allamano e personalità eccellenti, come il card. Giovanni Battista Cagliero, i monsignori Giovanni Battista Bertagna, Matteo Filippello e Francesco Cagliero.

Piovà rivive la storia attraverso un centro storico ricco di edifici di pregi (come il Palazzo Municipale) e di luoghi di culto di grande fascino architettonico. Tra le 11 chiese del paese spicca maestosa quella parrocchiale, attribuita a Benedetto Alfieri, realizzata in posizione scenografica tra il 1749 ed il 1774 sul sedime dell’antica chiesa di San Michele in Monte Cornigliano. La chiesa dedicata ai Santi Pietro e Giorgio, di cui il secondo è patrono del paese, rappresenta uno dei più mirabili esempi di Barocco Piemontese. Tra le chiesette minori che meritano di essere visitate, vi sono la piccola confraternita delle Umiliate di Santa Elisabetta, unica per il suo curioso campanile triangolare, la confraternita della Santissima Trinità, oratorio di San Carlo, e la Cappella della Madonnina che, a nord-ovest del Bricco, segna l’inizio dell’antica via del sale che e conduce, con un percorso di dorsale molto panoramico, fino a Cocconato.

Altro luogo di fascino è l’antico pozzo pubblico, restaurato di recente, che sorge nella valle il concentrico e la frazione San Pietro, conosciuta da tutti come “valle del pozzo” proprio per la sua presenza. Usato un tempo come lavatoio pubblico, da sempre questo pozzo rappresenta una ricchezza inestimabile per il paese e oggi si presenta come luogo di sosta e rinfresco per i visitatori che si muovono fra queste colline scegliendo di percorrerle a piedi, in bicicletta o perfino a cavallo, onde poter cogliere al meglio ogni sfumatura di un territorio famoso per i suoi vini e per i tartufi. Zona di produzione del Barbera d’Asti e del Barbera di Monferrato, Piovà si caratterizza anche per la grande disponibilità di tartufo. “In queste colline – spiega il sindaco Antonello Murgia – operano i tartufai più bravi ed è possibile trovare tantissimi profumatissimi tartufi, spesso venduti a carissimo prezzo agli acquirenti provenienti da tutto il mondo”.

È però la menta piperita a dare il carattere più specifico al paese che vide nascere il missionario fondatore di Adis Abeba. Diffusasi nell’Alto Astigiano nel dopoguerra, la coltivazione di questa pianta officinale prese piede nella frazione di Gallareto, dove vi erano terreni particolarmente adatti. Il lavoro, negli anni passati veniva spesso delegato alle donne, che la piantavano in primavera, sarchiandola sovente, al fine di levare le erbe infestanti e trattenere l’umidità del terreno. In estate, quando fioriva, veniva raccolta in fascine e portata all’ingresso del paese, dove ora si trova la Bocciofila. Qui sorgeva un grande alambicco, proprietà della famiglia Robba e De Vecchi, attraverso il quale veniva distillata, per essere venduta al paese di Pancalieri.

All’epoca per i produttori rappresentava un importante introito economico, dato che l’essenza poteva essere esportata per i suoi numerosi utilizzi in confetteria, liquoreria, profumeria e anche in medicina. Abbandonata la coltivazione per una serie di annate pessime, la menta ha continuato a crescere nel suo habitat e dal 2012 alcuni coltivatori hanno deciso di riscoprire questa preziose erba medicinale. E da qualche anno, la prima domenica di giugno, la si celebra con una fiera unica nel suo genere, che fa parte del circuito “Ritorno alla Fiera” della Strada del Vino Monferrato Astigiano.


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