Ricercato, sontuoso, indipendente  tanto da essere difficilmente inquadrabile nell’ambito della sua epoca, Carlo Crivelli, raffinato pittore veneziano vissuto tra il 1435 e il 1495, è  il protagonista della mostra “L’oro di Crivelli”.

E’ l’occasione perfetta per scoprire la Pinacoteca dei Musei Vaticani, dove la mostra celebra il 35 esimo anniversario delle relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e gli Stati Uniti d’America. 

Si tratta di  opere splendide, ricche di tensione emotiva, con magnifiche decorazioni impreziosite dall’oro, in grado di catturarci ancora oggi  con il loro fascino, di trasportarci in un mondo singolare, elegante, creativo quanto basta da farle sfuggire ad ogni definizione.

I  tre capolavori esposti nella sala XVII della Pinacoteca (il polittico a  cinque scomparti della Madonna con Bambino e Santi, 1481, la lunetta della Pietà, 1488-89  e la Madonna con il Bambino del  1482)  sono  stati restaurati dai laboratori dei Musei Vaticani grazie al sostegno  degli americani  “Patrons of the Arts in the Vatican Museums”, nello specifico dei capitoli della California e del New England.  A ispirare e  condividere  il progetto  di restauro e l’esposizione  l’ambasciatore degli Stati Uniti presso la Santa Sede Callista Gingrich. 

“Si è voluto  riconoscere – spiega Barbara  Jatta direttore dei  Musei Vaticani – il ruolo determinante che tanti statunitensi, attraverso i ‘Patrons of the Arts in the Vatican Museums’, hanno svolto e continuano a svolgere a sostegno della missione di tutela, valorizzazione e condivisione del patrimonio universale di arte, storia e fede custodito nei Musei del Papa e  abbiamo voluto condividere con l’ambasciata la celebrazione di questi 35 anni di relazioni diplomatiche, anche perchè è stato  l’ ambasciatore Wilson il primo, grande  promotore dell’associazione dei Patrons”.  

L’ambasciatore Gingrich è stata l’ospite d’onore all’inaugurazione della mostra nel salone di Raffaello accanto al Cardinale Giuseppe Bertello, presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, al direttore Jatta, al direttore internazionale dei Patrons of the Arts padre Kevin LIxey e al curatore Guido Cornini, responsabile scientifico del Dipartimento delle Arti dei Musei Vaticani.  

Ignorato volutamente  dal  Vasari, che evidentemente lo considerò troppo lontano dai canoni  classici  del  Rinascimento,  Carlo Crivelli   incarna  una  nota  inconsueta  nella  pittura  italiana del tempo,  al di là di ogni  convenzionale schema interpretativo : stile e tecnica delle sue opere richiamano  alle  potenti suggestioni mistiche del tardo-gotico europeo filtrate attraverso una sensibilità visiva tipicamente mediterranea.  Il pittore veneziano rappresenta infatti un’eccezione nel panorama artistico italiano del secondo Quattrocento, in  controtendenza rispetto agli splendori della classicità fiorentina. 

Lo stile di Carlo Crivelli  si vale  di   ricercate  luminosità,  seducenti  ombreggiature che trasmettono  e  testimoniano gli ultimi  bagliori  della tradizione gotica in Italia.   Le sue  opere,   purtroppo scomposte in musei e collezioni private di mezzo mondo,  mostrano una ricerca del dettaglio ed una raffinatezza ornamentale degni dei migliori esponenti della scuola fiamminga,  ma con un’esacerbata  sensibilità spirituale rispetto alle opere dei  colleghi nordici.  

Nato  a  Venezia in  una famiglia di grande tradizione artistica, anche il padre e  fratello Vittorio furono  pittori di  un certo  successo, Carlo, pur avendo frequentato la prestigiosa scuola dei Vivarini a Venezia,  dovette presto cercare lavoro in altre città italiane.  Dopo  una  sfortunata esperienza padovana  finita   in carcere  perché  accusato di adulterio con Tarsia Cortese, moglie di un marinaio locale, Crivelli emigrò in Dalmazia, al seguito del maestro Squarcione.  Rientrato in Italia, si stabilì  prima ad Ancona e poi  nelle Marche, vicino Ascoli Piceno, lavorando generalmente per committenze religiose, i suoi principali temi sono  Madonne col Bambino, Crocifissioni, Pietà, martirio dei Santi.

Crivelli fu  molto apprezzato  dai suoi patrons, che gli affidarono  l’esecuzione  di  immagini votive e ritratti agiografici,  lavori che l’artista eseguì con  estrema  professionalità  lasciando però sempre intravedere un tocco unico, moderno, originale  nei motivi ornamentali. Le sue raffigurazioni di dolore e di  estasi sono  di un impressionante realismo,  capaci  ancora oggi  di turbarci  ed emozionarci .  Anche i colori a tempera  testimoniano l’originalità assoluta di un pittore anticonformista, abilissimo nel riutilizzare la tradizione  tardo-gotica  per i gusti di un pubblico  elegante e raffinato.

Non a caso  questo  artista poco conosciuto  venne riscoperto  dai  Preraffaelliti,  da John Ruskin, critico sommo e consigliere della celebre  Confraternita inglese, da Holman Hunt, John  Everett Millais , Dante Gabriele Rossetti, che lo considerarono un modello inimitabile per personalità, gusto estetico,  originalità.  

Oggi il maggior numero delle sue  opere  si trova in Gran Bretagna, specialmente alla National Gallery di Londra.


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