We don’t want to be controversial with that title, we are just stating the results of the annual survey carried out by Italian magazine Italia Oggi, in collaboration with the Università La Sapienza, in Rome. Parma was selected as the city with the best quality of life in the country, a result that took many by surprise, considering how, on the previous year’s list, Parma had only reached the 39th position.
Quite a feat, then, that came after the year spent as Italian Capital of Culture, which guaranteed Parma visibility, funding, and the opportunity to scrub up even more nicely than it usually does. But giving to this all the merit of Parma’s incredible climb to the top would be unfair.
Because it wasn’t an easy couple of years for the city, which had initially received the title of Capital of Culture for 2020, and saw all of its events canceled because of the pandemic. In an attempt to allow it to ripe at least some of the benefits associated with the title, Parma was granted a second chance, and kept the title for 2021, too, an opportunity its people and businesses embraced in full. Indeed, the city made the most of its investments, focusing in particular on strengthening its already impressive cultural portfolio and creating a full social regeneration plan to be completed by 2030. At the heart of it, is the will to make Parma a hub for music, culture, heritage, food and of course, business, even more than it already is.
Parma’s first position shouldn’t surprise: its region, Emilia Romagna, is one of the wealthiest in the country and it is known for its people’s lust for “buon vivere:” luscious food, great wine, a passion for music – Verdi was from not far from here, let’s not forget! – and for beautiful cars, if it’s true that Ferrari comes from here, too. Emilia Romagna is the Italian region with the highest number of registered DOP and IGP products in the whole country, and this says a lot if you consider Italy counts a whopping 138 of the first and 83 of the latter.
The survey, which reached its 23rd edition, focuses on nine categories and Parma scored high in all of them: business and work, social and personal hardship, environment, education and training, safety, income and wealth, population, health and leisure. Tiffany Eastham, from Italicsmag, stressed how there is one thing in Parma that touches upon almost every category: food and its culture. And how could it be any different, when so many traditional – and iconic – products of our culinary Made in Italy come from here? The king of cheeses, parmigiano-reggiano, and that of cured meats, prosciutto di Parma, both hail from the city and its province, but there is more: from tortellini to culatello di Zibello, from coppa di Parma to castagnaccio and spongata, a delicious concoction of honey, nuts and candied fruit.
Even UNESCO recognized the greatness of Parma in the culinary industry not only for its role today but also for its historical importance, making it a Creative UNESCO City for Gastronomy. The title means Parma is a leading force in quality food production, that manages to merge local culinary tradition with modernity and creativity.
But can a good quality of life be tied with good food?
Of course it can, and not simply because eating nice things makes most of us happy. It’s what “good food” stands for that counts: a culinary industry that focuses on quality and local, traditional products, which translates into family-run businesses but also highly efficient multinational ones, offering employment and know-how to the members of local communities. Good food brings wealth.
But there is more than that, really, because culinary tradition here is also a marker of social connections and local identity, factors that make a community more cohesive and more likely to be supportive, just like it used to be in the old times of our grandparents. While, yes, times have changed deeply, it’s undeniable that a sense of community and shared identity can make the difference when it comes to how enjoyable it is to live somewhere.
Parma made it to the top with a big jump but the rest of the top ten isn’t so surprising: Trento, Bolzano and Bologna, all usual members of the best-place-to-live-in club, reached the second, third and fourth positions respectively. Milan follows in fifth and beautiful Florence in sixth. Our beloved capital, Rome, didn’t fare too well, reaching only 54th place over 107. The highest half of the list is entirely occupied by cities and towns in the Northern regions of the country, while the last positions are all taken by cities in the South, with Crotone (Calabria) getting the dubious award of the worst place to live in Italy. Two of our most amazing art cities, Palermo and Naples, didn’t do much better: the Sicilian capital is only 99th, while the Campania beauty is second last.
Non vogliamo fare polemica con questo titolo, stiamo solo riportando i risultati dell’indagine annuale condotta dalla rivista Italia Oggi, in collaborazione con l’Università La Sapienza di Roma. Parma è stata scelta come città con la migliore qualità della vita del Paese, un risultato che ha colto molti di sorpresa, considerando che nella classifica dell’anno precedente Parma aveva raggiunto solo la 39ª posizione.
Una bella impresa, dunque, che arriva dopo l’anno trascorso da Capitale Italiana della Cultura, che ha garantito a Parma visibilità, finanziamenti e l’opportunità di mettersi in ghingheri ancor più di quanto non faccia di solito. Ma attribuire a tutto questo il merito dell’incredibile scalata di Parma sarebbe ingiusto.
Perché non sono stati anni facili per la città, che inizialmente aveva ricevuto il titolo di Capitale della Cultura per il 2020, e ha visto tutti i suoi eventi annullati a causa della pandemia. Nel tentativo di far maturare almeno una parte dei benefici associati al titolo, a Parma è stata concessa una seconda possibilità, mantenendo il titolo anche per il 2021, un’opportunità che i suoi cittadini e le sue imprese hanno accolto in pieno. La città ha infatti sfruttato al meglio i suoi investimenti, concentrandosi in particolare sul rafforzamento del suo già imponente portafoglio culturale e sulla creazione di un piano di rigenerazione sociale a 360 gradi da completare entro il 2030. Al centro di questo piano c’è la volontà di fare di Parma un polo di attrazione per la musica, la cultura, il patrimonio, il cibo e, naturalmente, gli affari, ancora più di quanto non lo sia già.
La prima posizione di Parma non deve sorprendere: la sua regione, l’Emilia Romagna, è una delle più ricche del Paese ed è nota per la brama di “buon vivere” della sua gente: cibo squisito, ottimo vino, passione per la musica – Verdi era di queste parti, non dimentichiamolo! – e per le belle macchine, se è vero che anche la Ferrari viene da qui. L’Emilia Romagna è la regione italiana con il maggior numero di prodotti DOP e IGP registrati in tutto il Paese, e questo la dice lunga se si pensa che l’Italia conta ben 138 dei primi e 83 dei secondi.
L’indagine, giunta alla 23ª edizione, si concentra su nove categorie e Parma ha ottenuto un punteggio elevato in tutte: affari e lavoro, disagio sociale e personale, ambiente, istruzione e formazione, sicurezza, reddito e ricchezza, popolazione, salute e tempo libero. Tiffany Eastham, di Italicsmag, ha sottolineato come a Parma ci sia una cosa che tocca quasi tutte le categorie: il cibo e la sua cultura. E come potrebbe essere diversamente, se tanti prodotti tradizionali – e iconici – del nostro Made in Italy culinario provengono da qui? Il re dei formaggi, il parmigiano-reggiano, e quello dei salumi, il prosciutto di Parma, provengono entrambi dalla città e dalla sua provincia, ma non solo: dai tortellini al culatello di Zibello, dalla coppa di Parma al castagnaccio e alla spongata, un delizioso intruglio di miele, noci e frutta candita.
Anche l’UNESCO ha riconosciuto la grandezza di Parma nel settore culinario non solo per il suo ruolo odierno ma anche per la sua importanza storica, facendola diventare Città Creativa UNESCO per la Gastronomia. Il titolo significa che Parma è una forza trainante nella produzione alimentare di qualità, che riesce a fondere la tradizione culinaria locale con la modernità e la creatività.
Ma una buona qualità della vita può essere legata al buon cibo?
Certo che sì, e non solo perché mangiare cose buone rende felici la maggior parte di noi. È ciò che rappresenta il “buon cibo” che conta: un’industria culinaria che punta sulla qualità e sui prodotti locali e tradizionali, che si traduce in aziende a conduzione familiare ma anche in multinazionali
altamente efficienti, che offrono lavoro e know-how ai membri delle comunità locali. Il buon cibo porta ricchezza.
Ma c’è di più, perché la tradizione culinaria qui è anche un indicatore di legami sociali e di identità locale, fattori che rendono una comunità più coesa e più propensa al sostegno reciproco, proprio come accadeva ai tempi dei nostri nonni. È vero che i tempi sono profondamente cambiati, ma è innegabile che il senso di comunità e l’identità condivisa possono fare la differenza quando si tratta di rendere piacevole vivere in un posto.
Parma è arrivata in cima con un grande balzo, ma il resto della top ten non è così sorprendente: Trento, Bolzano e Bologna, tutti membri abituali del club del miglior posto in cui vivere, hanno raggiunto rispettivamente la seconda, terza e quarta posizione. Milano segue al quinto posto e la bella Firenze al sesto. La nostra amata capitale, Roma, non se l’è cavata troppo bene, raggiungendo solo il 54° posto su 107. La metà più alta della classifica è interamente occupata da città e paesi delle regioni settentrionali del Paese, mentre le ultime posizioni sono tutte occupate da città del Sud, con Crotone (Calabria) che ottiene il dubbio premio di peggior posto in cui vivere in Italia. Due delle nostre città d’arte più sorprendenti, Palermo e Napoli, non hanno fatto molto meglio: il capoluogo siciliano è solo 99°, mentre la bellezza campana è penultima.
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