(Ph© Odina| Dreamstime.com)
Chissà se “Orizzonti Verticali – Arti sceniche in cantiere”, festival giunto alla quarta edizione, diretto da Tuccio Guicciardini e Patrizia De Bari a San Gimignano, si ispira nel nome  alle 14 alte torri della città toscana: fatto sta che la manifestazione punta sempre più in alto nella qualità delle sue niziative. Ne è un esempio la mostra dedicata a Paolo Poli,  curata da Sandro Avanzo e allestita da Elena Magazzini con materiali inediti provenienti dal suo archivio privato. Si tratta del primo omaggio che la Toscana rende al grande attore recentemente scomparso.
 
“Obiettivo Poli: di carta e di voce” presenta quasi tutto di Paolo Poli, a partire dai suoi primi dischi, quelli registrati a Milano per l’etichetta Meazzi nei primissimi anni ’60, più per sbarcare il lunario che per autentiche istanze artistiche. Seguono favole per bambini recitate a più voci al fianco di altri attori che nel tempo sarebbero diventati famosi come Piero Nuti e Adriana Innocenti. Ma anche partecipazioni a operette quando Poli incideva i brani più celebri di “No, no Nanette” o “Al Cavallino Bianco” allo stesso microfono di Franco Artioli, Romana Righetti, o Elvio Calderoni, massime star nel genere. Tracce di un inizio carriera fatto di stenti, come Poli non ha mai mancato di ripetere in numerose interviste, da cui riuscì a sollevarsi solo grazie al successo televisivo di Canzonissima 61 e dei Caroselli Campari. 
 
Appena possibile recitò in palcoscenico con una propria compagnia e uno dei primissimi spettacoli fu “Il Diavolo”, ricordato con la prima stampa del vinile delle canzoni proposte sul palco e con l’autentico programma di sala del 1962. Prima tappa di un percorso che attraverso i dischi in vinile, le musicassette e i cd ripercorre e ricostruisce per intero la carriera teatrale di Poli, da “Femminilità e Farfalle” al fianco della sorella Lucia ai più recenti “Mistica…” e “Soirée Satie”, senza trascurare il censuratissimo “Rita da Cascia”.
 
Programmi di sala, riviste d’epoca come Luna Park (‘61), Sogno (’62), ma anche recensioni e articoli da quotidiani e periodici fino all’addio alle scene dello scorso anno, fanno da guida puntuale ad una teatrografia davvero completa. Quasi tutto ciò che Paolo Poli ha inciso è presente in mostra, le musicassette dell’intera raccolta di “I Raccontastorie”, collana di favole per bambini degli anni ’80, i recentissimi audiolibri della Emos e della Giunti. Un posto importante nella mostra è occupato dalle riviste che hanno riservato pagine e pagine, tanto le testate gay a lui amiche (Babilonia, Clubbing, Pride) ma anche le inaspettate Frigidaire e Playmen e i fotoromanzi che l’attore interpretò nei primi anni ’70 per l’editore di Grand Hotel. 
Un’esposizione alla scoperta del patrimonio che ha lasciato con tutti i libri scritti da lui e su di lui, i copioni dei suoi spettacoli fino ai più rari volumi di saggistica sulla sua opera. 
 

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