(Ph Maria Koehler | Dreamstime.com)

E’ un’altra epoca. Se non fosse per il look del pubblico sembrerebbe di aver viaggiato nel tempo, magari a bordo della “Zemeckiana” DeLorean, e di vivere l’epoca d’oro del jazz e delle sue grandi orchestre a New Orleans e a Cuba. Questo invece è il 2016. Niente sigaro in bocca, né whisky in mano nè location caraibiche. Attorno non solo signori e signore dai 50 in su, ma numerosi “young adult”, per usare la terminologia che identifica il pubblico cinematografico della fascia intermedia, affamati di musica vera. Sul palco Paolo Conte.  

Il Teatro Crebegr di Bergamo è pieno zeppo. Al rientro nella città lombarda dopo qualche “annetto” di assenza, il cantautore classe ’37 originario di Asti si presenta sul palco accompagnato da molti e preparati poli-strumentisti: Nunzio Barbieri, Lucio Caliendo, Claudio Chiara, Daniele Dall’Omo, Daniele Di Gregorio, Luca Enipeo, Massimo Pizianti, Piergiorgio Rosso, Jino Touche e Luca Velotti. I percorsi musicali si fanno strada tra sax, chitarre, tamburi, clarinetto, pianoforte (suonato dallo stesso Conte), violino, flauto e ovviamente la sua inconfondibile voce. Protagoniste indiscusse, le canzoni del suo ultimo e quindicesimo album. “Snob” esce il 14 ottobre 2014 prodotto da Rita Allevato per Platinum e distribuito da Universal.   

Il disco contiene 15 canzoni inedite: un ritorno alle origini musicali e testuali che hanno reso Paolo Conte un artista apprezzato in tutto il mondo. Un ritorno che è anche, inevitabilmente, evoluzione e ricerca continua; esplorazione di panorami musicali e parole che, come antiche trouvailles, oltre a dischiudere significati inusuali, si trasformano in suoni e in immagini pittoriche. Solo quattro mesi prima era uscito “The Platinum Collection”, una raccolta voluta in occasione del 40° anniversario della pubblicazione del primo album, in cui una voce quasi distratta tratteggiava piccole storie, in cui viene ripercorsa la carriera musicale attraverso 51 grandi successi come “Un gelato al limon” o “Via con me”.  

“Era da tempo che aspettavo questo momento” racconta durante il primo intervallo Maria Luisa. “La sua musica è davvero elettrizzante. Rilassante ma allo stesso tempo carica di energia, un po’ come un’onda oceanica. Può essere leggiadra e sprofondare sulle calde sabbie californiane, oppure correre impetuosa sotto i cieli più selvaggi”. Di nuovo si spengono le luci. La voce rauca e profonda del musicista talvolta scivola, quasi in una sghemba coperta con cui volare sopra il mondo.    Canzoni, quelle di Paolo Conte, ma più che altro romanze musicali dove la vita è un geyser ove specchiarsi in ogni sua goccia esplosiva: dalla più minuscola che ricade subito a terra a quella che rimane lassù, nelle praterie celesti. Passando di nuvola in nuvola fino a fondersi con l’immortalità di ogni nostra emozione.   

Le canzoni si susseguono, una dopo l’altra. Durante tutto il concerto le mani dei fan mimano più di uno strumento. Le poltrone sono tutte ravvicinate ma lo spazio per lasciarsi guidare dalla propria ispirazione comunque lo si trova. Finisce anche la seconda parte e si ha come l’impressione ci sia anche un terzo tempo.   

La speranza crolla inesorabile. Paolo Conte si ripresenta sul palco giusto il tempo dei saluti. Peccato, davvero un peccato. Musica così si potrebbe andare avanti ad ascoltarla per ore.  Per fortuna che il musicista tornerà prossimamente in Italia, il 2 luglio a Piazzola sul Brenta (Padova) e il 29 ottobre, di nuovo in terra lombarda, questa volta a Brescia. Lì nel mezzo, una partecipazione al Festival Jazz di Juan Lens Pins, in Francia.   Un’occasione in più per aggiungere atmosfera jazz nella sfera mnemonica del proprio vissuto, per lasciarsi guidare tra le suggestioni create dalle note e dai testi merito della sua oltre cinquantennale carriera e di un sound fatto di musica e parole che lo fanno a ragione considerare uno dei più importanti e innovativi cantautori italiani apprezzati anche sul mercato estero.   Per il mercato americano, ad esempio, l’album raccolta The Best of Paolo Conte, è stato votato “disco dell’anno” dall’autorevole Rolling Stone ed è stato l’occasione di un tour di successo in terra americana, che lo ha portato ad esibirsi nelle principali città degli Stati Uniti, quali New York, Boston, Los Angeles e San Francisco.  

In epoca di social network, non possono mancare le condivisioni online. A concerto terminato, la pagina ufficiale Facebook del musicista è stata subito presa d’assalto dai fan estasiati. “Scrivo in ritardo ma ancora emozionata per lo spettacolo” commenta Elena: “Sarei rimasta ad ascoltarvi per tutta la notte, grazie mille dal profondo del cuore”. Semplice e profondo, come i testi di Paolo Conte.    “I libri che hai letto. I dischi. E il tuo cuor. Maracas, clessidras del ritmo savor. In quattro in tres, in dos, in uno. Maracas, nostalgia. Maracas cambia. La classe. Lo stile e il sorriso. L’onor. Maracas, clessidras del ritmo savor”. Paolo Conte: la classe, lo stile e il sorriso.  


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