Il 4 giugno 2004, a 83 anni, se ne andava Nino Manfredi, uno dei mostri sacri della commedia all’italiana. Per il decennale della scomparsa, la famiglia Manfredi, con il supporto delle associazioni Dalia Events e Onni, ha organizzato ‘Nino!’, omaggio alla vita artistica e privata dell’attore.
La retrospettiva toccherà diverse città nel mondo nei prossimi mesi, ma sceglie Los Angeles per aprire le celebrazioni con l’attesa proiezione di “Pane e Cioccolata” nella versione restaurata dal laboratorio L’Immagine Ritrovata della Cineteca di Bologna.
La serata di gala si svolge al prestigioso Linwood Dunn Theater dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences e segna il 40esimo anniversario dall’uscita del film nelle sale.
Durante il ricevimento che precede la proiezione, allestito nell’atrio adornato da fotografie inedite scattate sui set dei film più importanti di Nino Manfredi, ci si incontra, ci si saluta e ci si confronta sui ricordi del grande attore romano. Ricordi legati alle indimenticabili pellicole e all’immenso patrimonio cinematografico che Manfredi ha lasciato alle spalle, e perché no, anche alle celebri pubblicità del caffè Lavazza, delle quali Manfredi è stato protagonista, rimaste impresse per la sua grande simpatia che andava aldilà del prodotto in vendita.
Tra il pubblico ci sono giovani e meno giovani, alcuni all’uscita del film erano ancora bambini o forse non erano ancora nati, una domanda ricorre dunque nelle varie conversazioni: ma tu hai già visto il film? E se tra i presenti la risposta è in gran parte positiva, per molti è passato così tanto tempo che è come se fosse la prima volta.
Rivivere in questo particolare momento storico un film che affronta in chiave amaramente comica la condizione degli emigrati all’estero assume un interesse di grande attualità.
La storia, per chi non lo sapesse, parla di un Italiano emigrato in Svizzera, Nino Garofoli, il quale cerca di adattarsi ad usi e costumi diversi da quelli del proprio Paese. L’uomo ammira i pregi che rendono la Svizzera migliore (pulizia, cortesia, educazione civica), allo stesso tem-po, però, si comporta inconsapevolmente come l’Italiano medio tanto detestato (quello che fuma nonostante i divieti e che si dimostra incurante delle leggi).
Garofoli svolge un modesto lavoro di cameriere in un ristorante di lusso dove viene sfruttato perché straniero; compie continui sacrifici sempre cercando di mantenere la propria dignità. La speranza è quella di mettere da parte abbastanza denaro perché un giorno possa far arrivare anche la famiglia lasciatosi alle spalle.
L’uomo incarna un invito a vivere la vita, a non farsi sconfiggere dalle avversità, perché un grande passo come quello di trasferirsi in un altro Paese, lontano dai propri cari, porta con sé anche momenti di sconforto, che potrebbero spingere a gettare la spugna. Eppure ogni volta che il personaggio è sul punto di salire sul treno che dovrebbe riportarlo in Italia, accettando la sconfitta, riesce sempre a trovare una motivazione (ed un escamotage) per restare. Una grande lezione morale.
Un film che a quarant’anni dalla sua uscita ha ancora tanto da dire sull’identità individuale e che sembra parlare direttamente al pubblico della città degli angeli, che ben conosce le insidie che si nascondono nella scelta di emigrare.
La stessa vedova Manfredi, Erminia, presente insieme alla figlia Roberta e alla nipote Sara, ha ricordato il parallelismo tra passato, presente e futuro nella commossa introduzione alla pellicola.
“Questo film aveva un’importanza particolare per Nino. È in onore del nonno emigrato in America, a Saratoga, alla fine dell’Ottocento. Faceva il minatore e non vedeva mai la luce del giorno”. Entrambi i nonni di Nino Manfredi furono immigranti. Poi la nonna perse un fratello in America e prese la dura decisione di tornare in Italia con la figlia (futura madre dell’attore). La nonna e il nonno non si sono visti per venticinque anni.
Continua Erminia: “È notizia di questi giorni che la Svizzera non voglia più l’immigrazione di italiani. Questo film sarà importante per sempre. Nino era solito dire, oggi si emigra molto dall’anima”.
La donna appare molto emozionata per la dimostrazione d’affetto e la calorosa accoglienza che il pubblico americano riserva alla memoria del marito: “Mi confondo con tutta questa gente”. Trova sostegno morale nella giornalista Silvia Bizio, coordinatrice della serata, con lei sul palco per la traduzione simultanea in inglese.
Un piccolo assaggio delle fotografie che ripercorrono la carriera dell’attore tratte dalla collezione privata sarà in mostra presso l’Istituto Italiano di Cul-tura di Los Angeles prima di approdare a Roma in autunno. All’inaugurazione farà seguito una retrospettiva delle pellicole più rappresentative in scena sempre all’Istituto per un’intera settimana.