Il comune di Montallegro, in provincia di Agrigento, è stato riferimento dell’editoria, della legalità e dell’identità siciliana con il Kaos Festival.
“L’intento – ha detto il direttore artistico Peppe Zambito – è quello di dare forma alle parole e alle immagini della nostra terra. Kaos vuole essere il luogo fisico e ideale per quanti credono nella cultura come elemento propulsore della conoscenza e della promozione del territorio”.
In questo senso è stato pensato il premio “Identità siciliana” che quest’anno è andato a Lampedusa. Si è scelto di premiare l’intera isola, ha detto il direttore artistico della manifestazione Zambito, “perché ha dimostrato e dimostra, nel costante avvicendarsi degli sbarchi dei migranti, di incarnare in maniera esemplare le migliori caratteristiche della gente di Sicilia: disponibilità e accoglienza, solidarietà e condivisione, dignità e decoro”. Il premio è stato ritirato, dal sindaco dell’isola Giusi Nicolini, in rappresentanza dei suoi concittadini.
Nell’ambito dell’editoria letteraria, invece, tra i cinque titoli finalisti c’era “Oltre il vasto oceano. Memoria parziale di Bambina (Avagliano editore, pagine 288, € 14,00) di Beatrice Monroy.
Racconta l’epopea di una famiglia aristocratica con una struttura originale che mirabilmente mescola narrazione storica e memoria personale. Figlia di due scienziati che spostavano la loro residenza in riferimento al loro lavoro scientifico, la protagonista, assieme alle sorelle, cresce con strane regole e con la sensazione di essere ovunque straniera e nello stesso tempo abitatrice di ogni mondo.
Al centro c’è Palermo. Luogo di partenza e luogo di approdo. Intorno alla città c’è la misteriosa storia aristocratica della famiglia, i Monroy, con avventure fanfarone e racconti mitici da ascoltare in silenzio nel grande cerchio familiare. Da Masaniello a Luchino Visconti, dai Mille al terremoto del Belice, sono molti i personaggi e i fatti noti evocati nel libro. Vi si ritrovano anche molti luoghi, la Spagna, l’America, le Galapagos, Bergamo, Milano, Napoli. Ne abbiamo parlato con l’autrice.
I riferimenti della propria storia s’intuiscono a partire dal cognome della famiglia aristocratica: è stato facile mettere da parte testimonianze o ricordi per lasciare spazio all’immaginazione o il tutto è avvenuto in maniera spontanea durante la scrittura?
Domanda difficile! No, non è stato facile, quello che ho cercato di fare (ci ho messo otto anni a scrivere il libro) all’inizio è stato di raccogliere più materiale possibile nei miei ricordi e in quelli che generosamente mi hanno passato i miei familiari, poi ho scelto, cercando di mantenere una struttura e il progetto che si andava formando nella mia testa, mantenendo anche l’idea che la memoria di una bambina è spesso fanfarona e questo aspetto mi piaceva mantenerlo come senso di un realismo fantastico.
La condizione di “apolide” della protagonista e delle sorelle potrebbe avere dei lati positivi e apportare dei vantaggi. Accade ai personaggi del romanzo?
Sì, direi di sì, io sono molto grata ai miei genitori di questo spazio di libertà che ci è stato regalato, facendoci vivere tanto in giro. Certo, da ragazzina era un problema avere un’identità fragile, ma poi è risultato un fatto estremamente positivo. E dunque ai miei lettori ho cercato di raccontare il senso profondo delle vite apolide dei miei personaggi.
“Palermo. Luogo di partenza e di approdo” resta un riferimento. Oggi vede la città ancora così?
Una città difficile, un po’ alla deriva, con gente eccezionale che con tutte le difficoltà che ha ed è stata costretta ad attraversare rimane salda. Io mi sento molto palermitana, amo il sud, amo abitarci.
Che rapporto ha con la letteratura e la storia delle grandi famiglie del passato al centro di vicende fra il tragico e lo scandalo?
Sono storie che mi interessano moltissimo. Lì, in quella confusione tra sano e malato, risiede la nostra essenza di siciliani, ed è lì dentro che dobbiamo guardare, con coraggio perché non è facile riconoscere la nostra parte malata.
Ricorda qualche vicenda o libro in particolare?
Ne ricorderei moltissime, e moltissimi sono i libri di riferimento.. Sopra tutti per me rimane il maestro, cioè Sciascia.
Dopo “Elegia delle donne morte” un altro libro in finale in un premio letterario: una bella soddisfazione…
Sono molto contenta, penso che è un bel modo per onorare la storia.. Speriamo!
Come lettrice che libri predilige?
Sono una divoratrice: romanzi e anche romanzi storici che mi divertono moltissimo e quando sono veramente stanca gialli…
Come scrittrice è severa con se stessa?
Moltissimo, riscrivo. Almeno cinque sei volte tutto daccapo Mi alzo all’alba e sto circa tre ore alla scrivania…. Non sono mai contenta di me stessa…