Nome non certo italiano, talento cristallino, coraggio da vendere ed un merito tutto speciale: aver consentito all’Italia di “rompere il ghiaccio” ai Giochi Olimpici invernali in svolgimento a Sochi.
 
Christof Innerhofer ha conquistato una prestigiosissima medaglia d’argento dal forte sapore di oro nella gara più attesa e emozionante di tutta la manifestazione: la discesa libera, battuto, tra l’altro, per appena 6/100 dall’austriaco Matthias Mayer al termine di un testa a testa non adatto ai deboli di cuore. 
Perfetta la sciata del missile azzurro, già oro nel SuperG, argento nella combinata e bronzo nella discesa ai mondiali di Garmisch in Germania, che ha così completato il podio olimpico italiano di discesa ponendosi tra l’oro di Zeno Colò conquistato nel ’52, e il bronzo di Herbert Planck del ’76. 
 
Ventinove anni e non sentirli, Christof Innerhofer è oramai divenuto elemento imprescindibile della nazionale italiana grazie alla sua capacità di ottimizzare sforzi e talento nei grandi appuntamenti. Per niente fiaccato da pressioni e paure, il discesista azzurro, sa trasformarsi nelle competizioni secche, dove ogni errore pesa il doppio e può risultare fatale. Si sa che Olimpiadi e Mondiali rappresentano una chance tutta particolare, dove spesso e volentieri, i pronostici più scontati vengono sovvertiti. Ecco spiegato l’oro dell’austriaco Mayer che ha deciso di vincere la sua prima gara ufficiale a Sochi battendo, tra l’altro, papà Helmut che ai giochi di Calgary dell’88 non riuscì ad andare oltre l’argento. 
 

Argento portato con grande gioia al collo da Innerhofer anche e soprattutto a simbolo di una nazionale capace di piazzare anche Fill (7° davanti al favori-tissimo Miller), Paris e Heel (11° e 12°) nei primi 15. Un risultato quasi storico per la ritrovata valanga azzurra che ha così onorato nel migliore dei modi il primo giorno della XXII edizione dei giochi Olimpici di Sochi. 
 
Profonda delusione invece per l’americano Bode Miller che, dopo aver dominato in lungo e in largo le prove dei giorni precedenti, ha forse pagato l’eccessivo sforzo della vigilia commettendo varie sbavature sulla “Rosa Kuthor” (la pista di Sochi), pista difficile e dall’alto coefficiente di difficoltà tecnica. Pista che os-piterà il SuperG (anche se sulla parte meno tecnica) dove il nostro Innerhofer proverà a bissare la strepitosa prestazione offerta in discesa per dare all’Italia una doppia gioia e delle emozioni di “Tombiana” memoria. 
 
Esplosione di gioia e orgoglio italiano anche dal portabandiera della nazionale azzurra. Il veterano delle Olimpiadi invernali ha raggiunto la vetta che nessuno altro aveva mai raggiunto prima: sei medaglie in sei Olimpiadi consecutive. A 40 anni, 20 dopo il primo bronzo olimpico, Armin Zoeggeler ha conquistato il bronzo nello slittino, dopo 4 appassionanti manche. “Questa è stata la mia gara quasi perfetta. Ho coronato un sogno” ha detto. 
 
L’esordio ai Giochi è avvenuto a Lillehammer 1994, occasione in cui ha vinto la medaglia di bronzo. Quattro anni più tardi a Nagano 1998 ha conquistato l’argento, a Salt Lake City 2002, come nell’edizione di casa a Torino 2006, ha vinto la medaglia d’oro mentre a Vancouver 2010 ha ottenuto il bronzo.
Intanto, dopo la fantasmagorica giornata di apertura, sancita oltre che dalla presenza di un compiaciuto Vladimir Putin, con una cerimonia dall’alto tasso di spettacolarità, a Sochi sembrano essere state dimenticate le polemiche e le paure. 
 
Da una parte la questione inerente i diritti civili e le libertà sessuali, accennate durante la sfilata delle delegazioni dalla nazionale tedesca che ha vestito tute arcobaleno, e dall’altra quella della sicurezza, ampiamente garantita dal governo russo nonostante le ripetute minacce dei terroristi ceceni. 
 
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