L’aereo atterrerà a Roma oppure ad Ancona accogliendovi con il fermento tipico dei luoghi di grande transito. L’auto vi trasporterà su comode strade, allontanandovi dall’aria intrisa di odore salmastro e abbracciando l’umore frizzante degli Appennini.
Quando arriverete nelle colline umbre, riponete l’orologio e affidatevi alla lentezza. Perché questo viaggio va assaporato attraverso i consigli degli abitanti del luogo e seguendo colori e sapori di una terra capace di rimanere fedele a se stessa nei secoli, baricentro dell’Italia turistica e cuore del cristianesimo mondiale.
Qualunque sia il punto di partenza, per scoprire Umbria la verde, non cambierà il risultato. Perché questa è una terra da conoscere senza una meta di partenza e impossibile da concludere con una destinazione finale.
Passo dopo passo.
Nella Regione che ha scelto per gonfalone i ceri della festa di S.Ubaldo (unica festa popolare “benedetta” dal papa Celestino III che nella bolla di canonizzazione la volle “Ilariter”) la religiosità sarà il viatico che accompagnerà il viandante lungo i percorsi che intersecano capolavori architettonici e reminiscenze paleolitiche, delizie gastronomiche e luoghi di culto, elaborazioni urbanistiche e spazi incontaminati. E puntando il dito sulla carta, toccherà a Norcia il privilegio della prima scelta.
Perché questa è la città che vide nascere San Benedetto. Da qui parte la via Benedicti, un percorso che affonda le radici nella storia e nella fede, e che permetterà di conoscere quella scintilla che da anni illumina questa terra.
Inserita nel comprensorio del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, Norcia si adagia su 600 metri di altitudine lambendo settentrionalmente l’altopiano di Santa Scolastica. Qui nacquero nel 480 d.C. Benedetto e la sorella gemella Scolastica, figli di un’agiata famiglia romana. Il giovane Benedetto entrò in contatto, nella vicina Val Castoriana con i monaci siriani residenti nelle grotte circostanti Preci, rimanendone affascinato e per il resto della vita li elesse come propri padri spirituali.
Ed è proprio tra le gole della Valnerina, da Preci fino a Narni, e sugli altopiani dei Monti Sibillini, un massiccio di origine tettonica che raggiunge vette di 2000 metri, che si snoda il tratto più suggestivo della Via Benedicti, la cui prima tappa è posta proprio nel centro di Norcia.
La piazza principale di Norcia accoglie fin dal 1880 una statua di San Benedetto realizzata da Giuseppe Prinzi, oltre alla Basilica dedicata al Santo. L’edificio di culto, con un portale ogivale finemente scolpito che accoglie nella sovrastante lunetta la Madonna con Bambino tra gli angeli, sorge sopra i ruderi di una costruzione romana risalente al I –II secolo d.C. e viene identificato come la casa in cui nacquero i gemelli Benedetto e Scolastica.
Sulla cripta del IX secolo venne edificata tra il 1290 e il 1338 la Basilica in onore dell’illustre cittadino, che ha subito diversi danni a causa del terremoto e che è stata restaurata in occasione del Giubileo dell’anno 2000. Costruita con una facciata in stile gotico, la Basilica accoglie un elaborato rosone centrale e due nicchie laterali con le statue di San Benedetto e Santa Scolastica, la sorella che a pochi chilometri offre un’altra suggestiva tappa della via Benedicti.
Ubicata sull’altopiano la chiesa di Santa Scolastica risale al periodo alto-medievale ed è stata più volte ristrutturata. Al suo interno accoglie un ciclo di affreschi scoperti solo di recente e risalenti al Quattrocento. Non è il solo richiamo religioso a rendere questo angolo d’Italia di una particolare suggestione emotiva.
Il “rumore del silenzio” domina incontrastato il paesaggio punteggiato, soprattutto nell’angolo meridionale dell’altopiano del Castelluccio da inghiottitoi e numerose risorgive chiamate Marcite, zone nelle quali l’acqua per lunghi periodi d’anno allaga ampie zone del terreno permettendo di avere abbondante fieno.
Sarà comunque Preci, principale centro della Val Castoriana, la prossima tappa di un percorso incentrato sulla spiritualità di San Benedetto. Il centro storico del paese (800 abitanti) è attraversato dal torrente Campiano e le sue origini pescano nel XIII secolo con il primo villaggio nato nei pressi di un oratorio benedettino.
Caratterizzato da un nucleo urbanistico molto raccolto costruito all’interno di una fortezza Preci negli ultimi secoli del Medioevo e nei primi anni dell’età Moderna ospitò una apprezzatissima scuola di chirurgia specializzata nell’estrazione di calcoli renali. Il borgo si offre al visitatore con le sue frazioni Campi e Ancarano, che conservano importanti sigilli romani e la chiesa della Madonna Bianca a S.Angelo, le rovine del Castelfranco (XIV sec.) a Capo del Colle, il castello e la chiesa di S.Andrea a Campi Alto e la chiesa di S.Salvatore.
La scoperta di Preci passa attraverso il villaggio di Acquaro nei pressi del quale sorge la straordinaria Abbazia benedettina di S.Eutizio (secondo tradizione fondata dai monaci siriani), per secoli punto di riferimento politico e religioso di una giurisdizione ecclesiastica che giungeva sino alle diocesi marchigiane e abruzzesi di Ascoli e Teramo. Vero e proprio gioiello d’arte, storia e cultura (la sua facciata è in stile romanico spoletino mentre la parte absidale è gotica) S.Eutizio conserva opere del Pomarancio, Nicola da Siena e Rocco da Vicenza.
L’Abbazia ha custodito per secoli una formula penitenziale in volgare (oggi conservata nella Biblioteca Vallicelliana di Roma) e la “confessio eutiziana” il primo corposo testo in volgare, compilato tra il 936 e il 1037, probabilmente tra i primi componimenti che si conoscano della lingua italiana.
Nella regione che vide nascere San Francesco la contemplazione delle straordinarie opere umane non potrà divergere da una full immersion nella straordinaria ricchezza floreale e faunistica. Sospeso tra la stretta valle fluviale del fiume Nera caratterizzata da una folta vegetazione a foglia caduca e i Monti Sibillini ricoperti di faggio e tappezzati di vasti altopiani carsici, il comprensorio di Norcia ospita alcune tra le più caratteristiche specie floreali montane ( artemisia, anemone, genziana e giglio martagone) e alcune specie animali di grande fascino, come il capriolo, il gatto selvatico, lo scoiattolo, il lupo appenninico, l’aquila reale, il falco pellegrino, il picchio rosso e il picchio muraiolo.
Nel piccolo bacino lacustre del Lago di Pilato, alimentato dallo scioglimento nevoso e posto in una conca glaciale sul Monte Vettore, vive il Chirocefalo del Marchesoni, una specie endemica di crostaceo adattato alle condizioni estreme del clima montano umbro.
Venti minuti separano Preci da Cerreto di Spoleto, altra tappa della scoperta dell’Umbria più selvaggia, il cui nome pesca nelle foreste di cerri che crescono nelle immediate vicinanze. Borgo medievale che raggiunse la notorietà nel Medioevo (continuamente in difesa dagli attacchi di Norcia e Spoleto) Cerreto regala agli appassionati ottimi tartufi neri e merita una sosta per la visita al Monastero di San Giacomo (XIV-XI sec), che al suo interno accoglie splendide immagini della Madonna con Bambino e della Crocifissione, alla Chiesa di S. Maria De Libera, che ospita nell’interno delle sue cappelle laterali preziosi affreschi di scuola umbro-marchigiana, ai resti delle mura e dei torrioni di Borgo Cerreto e al Santuario della Madonna della Stella (eremo agostiniano del Seicento) nel vicino villaggio di Ruscio.
Vallo di Nera, in direzione Spoleto, affonda le proprie radici nell’Italia pre-romana, abitata dalle tribù Naharci (presumibilmente imparentati con i Celti). Luogo d’elezione dei cristiani fuggiti dalla Siria e arrivati in Valnerina per fondare insediamenti anacoretici, il borgo originariamente si chiamava Castrum Valli (da Valium, luogo fortificato) ed è un paese monumento, emergendo con le sue case di pietra chiara tra il folto fogliame boschivo. Conservato in ottime condizioni dal 1217, si presenta come una fortezza medievale le cui mura possenti e le antiche torri circondano le case in pietra addossate le une alle altre e interrotte solo da ripide viuzze, da archi e sottopassaggi.
Si entra da Portella e Portoranne, esclusivamente a piedi, per un tuffo nel Medioevo. Feritorie, mensoloni, vicoli e passaggi, chiesette romaniche e portali in pietra permettono di respirare la Storia millenaria dell’Umbria e di sedimentare una scoperta di rara bellezza. Inserito tra i Borghi più belli d’Italia, Vallo della Nera ha nelle chiese di San Giovanni Battista, Santa Maria e Santa Caterina i suoi tesori più preziosi.
Nella chiesa di S.Maria sono ancora i campanari a suonare manualmente le campane collocate nella possente torre quadrata, ripercorrendo un rito immutato da secoli.
Il borgo di S. Maria (del ‘400) con la chiesa francescana, il borgo dei Casali (‘500) con la chiesetta di S. Rocco, l’edicola dell’Immagine delle Forche, l’eremo di S. Antonio e con le vecchie botteghe artigiane a dente, le fonti, le edicole campestri, le torri colombaie, la frazione di Piedipaterno con la chiesa di S. Maria dell’Eremita (antica abbazia benedettina sorta su celle eremitiche) e la pieve di Paterno e la chiesa di S. Michele Arcangelo a Meggiano, permettono di immergersi in una pausa temporale di grandissima suggestione e di apprezzare l’immensa bellezza costruita dall’alleanza tra Natura e opere d’ingegno umano.