Germania, Mondiali di calcio 2006. Dopo aver battuto la padrona di casa, la Nazionale azzurra di Marcello Lippi vince la finale contro la Francia all’Olympiastadion di Berlino.
Per la quarta volta l’Italia è Campione del Mondo riscattandosi dal deludente mondiale del 2002 in Corea del Sud. Fiumi di bandiere tricolori si riversano in strade, piazze e città italiane. I tifosi intonano il celebre inno popolare “popopopo”; alla radio la telecronaca dei rigori che hanno portato alla vittoria; in televisione le immagini del capitano Fabio Cannavaro che solleva la Coppa del Mondo.
A Roma, al Circo Massimo, una folla in tripudio attende e festeggia insieme ai campioni tornati dalla Germania. Tifosi, in Italia e all’estero, si riuniscono e si ritrovano accomunati dallo stesso entusiasmo e da un sentimento di gioia e contentezza regalato da uno sport che riaccende l’emozione di sentirsi italiani.
Memori delle gioie del 2006 e di una vittoria sfiorata ai Campionati europei del 2012, battuti in finale dalla Spagna, gli italiani sognano e sperano di tornare a vivere grandi emozioni nei Mondiali di calcio Brasile 2014.
Questa volta la nostra Nazionale, in campo a partire dal 14 giugno pronta ad affrontare Inghilterra, Costa Rica e Uruguay, è allenata da Cesare Prandelli, capeggiata dal capitano Gianluigi (Gigi) Buffon e guidata dall’esperienza del veterano Andrea Pirlo. Al di là dei singoli protagonisti, ciò che rende vincente una squadra è il gruppo affiatato e unito, che gioca insieme per raggiungere l’obiettivo finale.
Grazie a grandi gruppi la Nazionale azzurra ha vinto quattro Mondiali, (1934, 1938, 1982 e 2006), un Olimpiade (1936) e un Europeo (1968), in una lunga e intensa storia di calcio, in Italia e all’estero, che quest’anno celebra i suoi ottant’anni dalla prima vittoria della Coppa del Mondo Jules Rimet ottenuta in casa, nei Mondiali organizzati in Italia nel 1934. Un arco di tempo ampio, le cui testimonianze provenienti da vari musei d’Italia dedicati al calcio (il Museo di Coverciano, di San Siro, del Gran Torino ecc.) sono state raccolte nella mostra “La Nazionale tra emozioni e storia. Un secolo di calcio azzurro” allestita dalla Federazione Italiana Giuoco Calcio nello spazio espositivo AuditoriumExpo presso l’Auditorium Parco della Musica di Roma.
Un secolo di storia della nostra Nazionale raccontato con immagini, trofei, rassegne stampa e filmati che testimoniano l’evolversi di bandiere, maglie e scudetti sullo sfondo della monarchia, le due guerre mondiali, il Fascismo, la Guerra Fredda e lo scandalo “Calciopoli”.
GLI INIZI - In Italia, tutto iniziò nel lontano 1898, quando nacque a Torino la Federazione Italiana Football (dal 1909 Giuoco Calcio), alla quale seguì la nascita di diverse società calcistiche. Ben presto si sentì l’esigenza di creare una vera e propria squadra nazionale con i giocatori nati nella Penisola. Dopo quattro mesi di lavoro da parte di una Commissione di cinque arbitri che selezionò la formazione titolare, il debutto ufficiale avvenne il 15 maggio del 1910 nell’Arena Civica di Milano dove l’Italia batté la Francia 6-2.
L’anno successivo, nella gara contro l’Ungheria del 6 gennaio 1911, la Nazionale indossò per la prima volta una maglia azzurra con uno scudo sabaudo in omaggio alla famiglia regnante dei Savoia, di cui l’azzurro era il colore ufficiale.
Dopo l’organizzazione del primo Campionato mondiale di calcio non pienamente riuscito nel 1930, gli anni che seguirono furono quelli più gloriosi e vincenti per la Nazionale azzurra che nell’arco di un decennio riuscì a conquistare due Coppe del Mondo (nel 1934 e nel 1938) o Coppa Rimet (dal nome del Presidente della Fifa).
I grandi trionfi di questi anni iniziarono nel 1930 con la vittoria della Coppa Internazionale, una sorta di Coppa d’Europa.
Nel 1934 il Campionato del Mondo fu organizzato in Italia dal regime fascista e vinto dagli Azzurri a Roma contro la Cecoslovacchia, nello stadio del Partito Nazionale Fascista. Il governo aveva accettato la sfida di organizzare un Mondiale che rimodernizzasse l’impiantistica del Paese e che desse all’estero l’immagine di una Nazione in espansione. In campo fu il decennio dell’allenatore Vittorio Pozzo, Commissario unico della Nazionale dal 1929 al 1948, e di grandi campioni come il portiere Combi, il difensore Monzeglio, istruttore di tennis di Mussolini; l’interno Giovanni Ferrari, gli attaccanti Schiavio, autore del decisivo gol della vittoria del Mondiale 1934, di Piola, suo successore nel Mondiale 1938, ma soprattutto di Giuseppe Meazza, il più grande calciatore azzurro di tutti i tempi.
Mussolini fece indossare ai suoi giocatori la maglia nera e fece realizzare allo scultore futurista Giuseppe Graziosi la Coppa del Duce, un oggetto di grandi proporzioni creato appositamente per i Mondiali 1934 e assegnato da Mussolini stesso alla Nazionale italiana come squadra vincitrice del torneo. La Coppa del Duce pareggiò per importanza la Coppa Rimet, segno della forte connotazione data al torneo dal Fascismo.
Nel 1935 e nel 1936 la Nazionale si aggiudicò rispettivamente un’altra Coppa Internazionale e la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Berlino. Nel 1938 gli Azzurri vinsero la seconda Coppa Rimet nei Mondiali di Parigi.
DOPO LA GUERRA - Dopo la distruzione e le perdite causate dalla guerra, la Nazionale tentò di riprendere la sua attività con regolarità. Con la fine della monarchia sancita dal referendum del 2 giugno 1946, la maglia azzurra abbandonò lo scudo sabaudo. Nel 1947 la ripresa degli Azzurri coincise con il blocco del Grande Torino, vincitore di cinque scudetti consecutivi e detentore di alcuni tra i più importanti primati della storia del calcio italiano.
L’incidente aereo del 4 maggio 1949, noto come la Tragedia di Superga, di cui furono vittime i giocatori del Torino, privò la Nazionale della sua colonna portante tra cui Valentino Mazzola e altri campioni. Per un anno, gli Azzurri portarono il lutto al braccio e la paura ancora presente consigliò la trasferta in mare ai Mondiali in Brasile del 1950, un viaggio che minò le energie degli Azzurri presto eliminati. A ciò seguì un periodo buio per la nostra squadra con una serie di delusioni: l’eliminazione da parte dei padroni di casa nei Mondiali in Svizzera del 1954; l’esclusione dai Mondiali 1968 eliminati dall’Irlanda del Nord dopo la famosa rissa di Belfast; l’uscita anticipata dai Mondiali del 1962 con la rissa contro i padroni di casa del Cile, fino ad arrivare alla pagina più dolorosa, firmata nel luglio del 1966, quando l’Italia fu eliminata dalla Corea del Nord nei Mondiali in Inghilterra.
GLI ANNI ‘70 – Dopo il fondo, la risalita. Nel 1968 l’Italia tornò a trionfare nell’Europeo organizzato in casa e a distinguersi positivamente ai Mondiali in Messico del 1970 sfiorando la vittoria della Coppa Rimet.
Nel 1970 la Nazionale azzurra giocò l’epica semifinale Italia-Germania 4-3, la più grande partita di tutti i tempi, celebrata sia al cinema, sia nella memoria collettiva, decisa da un gol di Rivera (all’epoca oggetto di diatribe giornalistiche per la staffetta con Mazzola) che ci portò a giocare la finale contro il Brasile di Pelè, contro cui la Nazionale italiana poté fare poco. L’ultima Coppa Rimet fu così assegnata al Brasile.
A partire dal 1970 iniziò una nuova stagione contrassegnata dall’odierna Coppa del Mondo disegnata dallo scultore italiano Silvio Gazzaniga e consegnata per la prima volta nel Mondiale del 1974. Sulla Coppa in oro massiccio sono scolpiti due calciatori stilizzati impegnati a sollevare il globo terrestre.
Dopo i deludenti Mondiali in Germania del 1974 e la vittoria sfiorata in quelli in Argentina nel 1978, nei quali si distinsero i giovani Paolo Rossi e Antonio Cabrini, la 3 ^ Coppa del Mondo arrivò in Spagna nel 1982 dove gli Azzurri di Enzo Bearzot ottennero il più grande successo dell’intero sport italiano del dopoguerra. L’Italia divenne nuovamente Campione del Mondo dopo due epiche vittorie sull’Argentina e sul Brasile e la vittoria schiacciante nella finale contro la Germania dell’Ovest.
L’Italia di Tardelli e Scirea, Bruno Conti e Dino Zoff fece esultare il presidente della Repubblica Sandro Pertini dalla tribuna e milioni di italiani davanti alla televisione. Per la prima volta anche le donne si avvicinarono al calcio, mentre giornali e tv aprirono nuovi spazi dedicati al pallone.
Nel 1986 ancora un deludente Mondiale che passò il testimone della Nazionale da Enzo Bearzot ad Azeglio Vicini.
ITALIA ‘90 – Gli anni ’90, caratterizzati dalla fine della Guerra Fredda e da cambiamenti politici, videro l’Italia protagonista di “Notti magiche” (cantate da Gianna Nannini ed Edoardo Bennato nell’omonima canzone) a partire dal Mondiale Italia ’90, il secondo organizzato in casa. Furono 12 le città scelte per l’evento ma, a differenza del Mondiale del 1934, la Nazionale di Zenga, Ferri, Maldini, Giannini, De Napoli, Vialli e Schillaci dovette accontentarsi di un terzo posto, battuta in semifinale dall’Argentina di Maradona.
Le grandi emozioni continuarono negli Usa nel 1994, dove gli Azzurri guidati dal Commissario tecnico Arrigo Sacchi si avvalsero della grinta e del talento di Roberto Baggio, Pallone d’Oro italiano, che trascinò la sua squadra alla finale di Pasadena contro il Brasile. La gara fu segnata dalla sfortuna degli Azzurri e dalle precarie condizioni fisiche di Baggio di cui storica è l’immagine di quell’ultimo rigore sbagliato, tirato sopra la traversa. Nello stesso periodo gli italiani furono consolati dai successi dell’Under 21 di Maldini vincitrice di tre Europei dal ’92 al ’96, seguiti da quelli del 2000 (Tardelli) e 2004 (Gentile).
Toccò a Cesare Maldini, subentrato ad Arrigo Sacchi, comandare gli Azzurri a Francia ’98 con in difesa Pagliuca, Maldini jr, Cannavaro e Nesta, e in attacco Christian Vieri, Roberto Baggio e Del Piero.
Nello scontro con i padroni di casa, l’Italia fu battuta ai rigori dalla Francia, acerrima avversaria ritrovata due anni dopo nei Campionati europei del 2000. La Nazionale di Toldo, Totti, Cannavaro, Di Biagio e Albertini, guidata questa volta da Dino Zoff, vinse la semifinale contro l’Olanda ai rigori di cui fu grande protagonista il portiere Francesco Toldo e il giocatore Francesco Totti, che trasformò il proprio rigore nel famoso “cucchiaio”, un’immagine indimenticabile di quell’Europeo.
Nella finale contro la Francia, l’Italia si trovò in vantaggio sino a pochi minuti dalla fine, quando i francesi pareggiarono la rete di Delvecchio. Ai supplementari, con la regola del Golden Gol, la rete di Trezeguet costò agli Azzurri la possibilità di imporsi nuovamente come Campioni d’Europa.
BERLINO 2006 - Dopo il deludente Mondiale in Corea del Sud del 2002, nel quale la Nazionale azzurra fu subito eliminata dai padroni di casa, vittima di uno scorretto arbitraggio, scoppiò in Italia il grande scandalo calcistico di “Calciopoli” che investì società, arbitri e dirigenti dei club italiani. In questo clima di corruzione e di sfiducia verso lo sport, la correttezza delle gare e dei campionati nazionali, il Commissario tecnico Marcello Lippi riuscì ugualmente a guidare la squadra verso un Mondiale da sogno nel quale ogni giocatore fece al momento giusto la sua parte come membro di un gruppo unito e vincente: il rigore segnato da Totti contro l’Australia portò la Nazionale ai quarti di finale contro l’Ucraina battuta dai gol di Zambrotta e Toni; Grosso e Del Piero portarono alla vittoria della semifinale contro la Germania; nella finale giocata a Berlino contro la Francia, indimenticabile la grinta di Gattuso, Cannavaro e Buffon; il gol di Materazzi che pareggiò la rete di Zidane, che colpì il difensore azzurro con una testata; il gol di Grosso ai rigori, quello della vittoria che proclamò l’Italia Campione del Mondo per la quarta volta.
BRASILE 2014 – Oggi, l’allenatore Cesare Prandelli, entrato in carica dopo il fallimentare Mondiale del 2010 in Sudafrica, ha tentato di rendere e mantenere competitiva la squadra, che si è già mostrata grintosa nei Campionati europei 2012, battuta in finale dalla Spagna.
Mentre dalle finestre e dai balconi d’Italia si iniziano a intravedere le bandiere tricolori, i nuovi ventitrè giocatori (tra cui Buffon, Pirlo, Balotelli, Cassano, De Rossi, Insigne) sono pronti per Brasile 2014, e i tifosi italiani, sparsi nel mondo, non possono far altro che gridare “Forza Azzurri!” e sperare di rivivere “notti magiche”.