Il consiglio è venuto da Angela Merkel, a cui, nel recente viaggio a Berlino, Enrico Letta aveva chiesto lumi sul modo migliore per approcciare una coalizione mista, visto che anche il Cancelliere tedesco è a capo di un Governo caratterizzato da elementi di destra e di sinistra. ‘Falli conoscere, falli fraternizzare, portali due giorni tutti assieme’.
Così l’idea ha preso corpo. L’intero Esecutivo per una notte e un giorno in un’ abbazia della provincia di Siena. Tutti e venti i ministri in tenuta sportiva, raduno domenica pomeriggio vicino a Sarteano, un’ora e quaranta minuti di autostrada proveniendo da Roma. Letta e il vice-Premier Alfano hanno viaggiato assieme su una berlina. Gli altri sono arrivati alla spicciolata, tenendo sotto il braccio una classica cartella di lavoro. Nessun assistente al seguito, il ‘meeting’ è iniziato alle diciotto di domenica scorsa e si è concluso lunedì, dopo il pranzo. Notte trascorsa dall’intero Governo in un posto oggettivamente addormentato, settanta chilometri di tenuta agreste in Val d’Orcia.
In tempi di ‘spending-review’, di tagli costanti e di risparmi, Letta, annunciando il soggiorno in Toscana, era stato chiaro. Ogni ministro avrebbe dovuto pagarsi le spese di soggiorno. Non è stato chiarito, però, per amor di verità, chi ha coperto le spese degli addetti alla sicurezza che, comunque, hanno assicurato la tranquillità del soggiorno di tutti i membri del nuovo Governo. Soggiorno di lavoro, approfondimenti: non sono mancate anche le polemiche.
Il giorno precedente alla partenza per Sarteano, infatti, alcuni ministri del Governo (appartenenti al Popolo della Libertà) hanno partecipato alla manifestazione di Brescia organizzata da Berlusconi contro i giudici e la magistratura. Letta ha rimproverato Alfano, Lupi e Quagliariello, constatando che per motivi di opportunità avrebbero dovuto evitare le presenza. È comunque un Governo che – come era facile prevedere, vista la composita partecipazione – cammina giornalmente sulla brace.
Stoccate verbali tra ministri che si siedono allo stesso tavolo dell’Esecutivo, provvedimento in tema di lavoro annunciati, ma non perfezionati ancora. A tavola, la sera, davanti a piatti tipici della cucina senese, i ministri del Pdl hanno chiesto a Letta quali risvolti ci fossero dietro l’elezione a Segretario, da parte del Partito Democratico, di Guglielmo Epifani, ex-socialista ed ex-sindacalista.
Fare squadra, anzi spogliatoio. Diventare possibilmente più elastici gli uni verso gli altri. Alimentare – pur proveniendo da schieramenti politici diversi – un comune senso di appartenenza in nome del bene del Paese: era questo ciò che Enrico Letta, alla vigilia di un mese denso di appuntamenti e, soprattutto, di riscontri chiedeva al soggiorno senese. Lunedì mattina sveglia alle sette. Mezz’ora più tardi i venti ministri e il Premier erano seduti per tratteggiare i contorni delle prime misure economiche, ascoltando una relazione del Ministro Saccomanni.
Poi il ritorno a Roma, nel guado della politica. Chissà se Letta avrà ripensato al precedente voluto da Romano Prodi, ai tempi del suo Governo: portò i suoi ministri a Gargonza, in un castello, ma poi il suo Esecutivo cadde.