La clamorosa sconfitta per 4-3 contro il Sassuolo ha posto fine all’avventura di Massimiliano Allegri sulla panchina del Milan.
L’allenatore toscano, da tempo inviso ai vertici societari, ha pagato in prevalenza colpe non sue (come la confusione creata dal doppio amministratore delegato o lo scarso impegno in sede di calciomercato), ma anche una serie di errori personali (in particolar modo l’aver annunciato con ampio anticipo che questa sarebbe stata, in ogni caso, la sua ultima stagione sulla panchina rossonera).
Dopo l’iniziale idea di affidarsi a un traghettatore come poteva essere Mauro Tassotti, il Milan ha deciso di anticipare l’arrivo di quello che era già stato designato come tecnico per la stagione 2014/15: Clarence Seedorf. L’olandese ha quindi rescisso il proprio contratto da giocatore con il Botafogo e si è catapultato con entusiasmo (e con utile anticipo) nell’avventura rossonera.
La prima partita del nuovo Milan è stato il posticipo serale della prima giornata di ritorno, contro il Verona, vera sorpresa stagionale. Gli scaligeri, per quanto depotenziati dalla recente cessione di Jorginho al Napoli, rappresentavano per certo un validissimo banco di prova per la malridotta compagine rossonera, essendo dotati di tutte le caratteristiche in grado di mettere in difficoltà il Milan di quest’anno.
In poco più di 4 giorni, Seedorf non ha certo potuto rivoltare la squadra come un guanto (anche perché, ceduto Matri alla Fiorentina, i rossoneri hanno perso anche Pazzini, per un nuovo infortunio), però qualcosa di nuovo, in termini di carattere ed entusiasmo, si è visto.
Complice un atteggiamento fin troppo prudente del Verona, il Milan ha dominato la gara per larghi tratti, denunciando però una certa mancanza di brillantezza e di cattiveria. La squadra di Seedorf, per quanto abbia mantenuto sempre il controllo del gioco, ha decisamente faticato a trovare il modo di sfondare: in questo senso, l’assenza di una prima punta si è sentita non poco (e non è un caso che le cose migliori, il Milan, le abbia fatte nel finale, dopo l’ingresso in campo del giovane centravanti Petagna).
Solo a 9 minuti dalla fine, Kakà ha conquistato un rigore che Balotelli ha trasformato, regalando i primi tre punti a Seedorf. Vittoria sofferta, quindi.
I problemi non sono assolutamente risolti, ma sembra che il cambio in panchina abbia rimesso il Milan in carreggiata: la squadra, schierata in modo molto offensivo (con un 4-2-3-1 che prevedeva Honda, Kakà e Robinho alle spalle di Balotelli e addirittura Montolivo in mediana), ha dimostrato una compattezza che, nelle ultime settimane, pareva decisamente scomparsa e, a tratti, si è visto una propositività che a Milanello aspettavano da tempo.
Seedorf ha operato scelte coraggiose: si è detto dell’inserimento decisivo del giovane Petagna, ma vanno anche sottolineate le nuove gerarchie difensive. Zapata e Bonera sono partiti tiolari (ottima prova, soprattutto per il colombiano) e quando l’ex giocatore del Parma è dovuto uscire, Silvestre è stato preferito a Mexes e Rami. Il ‘Professore’, insomma, sembra avere le idee chiare: il lavoro da fare è tanto e duro, ma i primi passi sembrano nella giusta direzione.