Dodici punti in undici partite, undicesimo posto: a tre lunghezze dalla zona retrocessione e a 16 da quella Champions. Il Milan, così in basso, non è mai stato. Almeno nell’era Berlusconi. 
Lo sconfortante 0-2 interno contro la Fiorentina rappresenta solo l’ultimo capitolo di una crisi che pare davvero senza fine. 
 
Avvisaglie ce ne erano state anche nella scorsa stagione: la partenza in blocco dei ‘senatori’, la cessione degli ultimi due campioni (Ibrahimovic e Thiago Silva), la fiducia a ‘denti stretti’ ad Allegri e la partenza disastrosa. Poi, però, la società aveva fatto quadrato, il tecnico aveva trovato soluzioni tattiche e uomini nuovi e, infine, era arrivato Balotelli. Quest’anno la situazione è decisamente peggiore: in estate non si è smantellato, ma si è speso poco e male; l’allenatore è stato confermato più per mancanza di alternative, che per vera convinzione; ma soprattutto, per la prima volta, la società sembra caduta nel caos più totale.
  L’allenatore del Milan Massimiliano Allegri

  L’allenatore del Milan Massimiliano Allegri

Ci sono stati altri momenti duri, negli ultimi 20 anni (si pensi al breve regno di Tabarez o ai ritorni di Capello e Sacchi), e il Milan non ha sempre vinto. 
Ma ogni anno, i rossoneri hanno presentato rose colme di uomini carismatici e grandi giocatori,  sempre protette da una società forte e coesa. Ora questo ‘incantesimo’ si è spezzato. 
 
Il Milan del 2014 è una squadra povera in termini tecnici (forse la più ‘scarsa’ di tutto il ciclo berlusconiano) e drammaticamente priva di carisma (Kakà non è mai stato un leader, Balotelli ha un carattere troppo bizzoso per essere un trascinatore e il capitano ‘promosso sul campo’ – Montolivo – non è mai stato famoso per la propria autorità), guidata da un allenatore che non è mai riuscito a trasmettere una vera identità ai propri uomini. 
 
In più, è anche ‘saltata’ la copertura garantita dalla società. Quando le cose andavano male, in passato, il massimo che si poteva avvertire, da Milanello, era qualche ‘scricchiolio’. Oggi, invece, le crisi di nervi sono all’ordine del giorno: Balotelli, che ha segnato solo tre gol in campionato, non cessa di far parlare di sé per lo scarso rendimento, le liti o il desiderio di lasciare Milano; Galliani seguita a confermare, osteggiato dai Berlusconi, Allegri, ma non manca di sottolineare, anche in pubblico, gli errori di tecnico e giocatori; la presidenza, le cui priorità sono ormai altre, latita e, quando interviene, non risparmia critiche feroci, alternate a poco credibili proclami trionfali. 
 
Se il presente è nero, non migliore appare il futuro: soldi ce ne sono pochi e vengono investiti malamente; manca una vera rete di osservatori che consenta di portare in rossonero giovani talenti e gli ultimi colpi di mercato sono anche frutto di una limitatezza di vedute (Kakà, Matri), figlia di un’evidente mancanza di aggiornamenti da parte dello staff, che fa sempre capo a Galliani (anche lui, pare, finito nel mirino dei Berlusconi), grande dirigente, ma alle soglie dei 70 anni. In tutto questo, anche la Curva Sud ha cominciato a farsi sentire, esprimendo disappunto e ‘scaricando’ la squadra.
 
Il Milan è in ritiro (punitivo?), per cercare di preparare le decisive partite contro Barcellona e Chievo. La fiducia per Allegri è a termine, ma sembra alquanto riduttivo circoscrivere i problemi dei rossoneri solo alla guida tecnica. Il caos a Milanello è pressoché totale e individuarne tutte le ragioni, attualmente, pare impresa davvero improba. 
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