Duecentocinquanta artisti da venticinque differenti paesi stanno lavorando da circa sei anni come volontari per realizzare Mila, un cortometraggio animato in 3D, scritto e diretto da Cinzia Angelini, artista nata e cresciuta a Milano. La Angelini dal ‘97 vive e lavora a Los Angeles dove la sua carriera si è affermata nel mondo dell’animazione attraverso la collaborazione ad importanti lavori tra cui il “Prince of Egypt”, “Spider-man 2″, “Meet the Robinsons” fino ai celebri “Minions”. Per questo suo personale progetto di grande valore artistico e morale, Cinzia si è ispirata alla storia della sua famiglia e in particolare ai ricordi di sua madre legati ai terribili momenti del secondo conflitto mondiale trasformandoli in un messaggio positivo ed educativo.
Mila è ambientato a Trento durante i bombardamenti e ha l’obiettivo di sensibilizzare il pubblico rispetto al tema dei bambini che vivono storie di massacri e violenza nel mondo. Ad aiutare Cinza in questa sua opera sono intervenuti artisti da ogni parte del globo. Il progetto deve la sua unicità anche per essere riuscito a raccontare con un cortometraggio animato un tema davvero forte come la guerra, argomento non usuale nell’animazione. Mila si sostiene grazie alla generosità delle persone e alle campagne di crowdfunding che sono fondamentali per riuscire a terminare quest’opera frutto della passione e dell’impegno di tante persone. Non sarà un film a cambiare il mondo ma ogni gesto, seppur piccolo, se sommato a tanti altri può fare la differenza e rendere migliore questo posto che si chiama mondo.
Cinzia ci parli di Mila e di come è nato il progetto?
Ho iniziato a lavorarci nel 2010. Il cortometraggio è ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale e si ispira al vissuto di mia madre che a quei tempi quando era a Trento aveva la stessa età di Mila. Mila è una bambina che resta immobilizzata davanti all’atrocità di quello che sta vivendo. Più che una storia è la narrazione di un sentimento, la rappresentazione del terrore e dello sgomento che hanno caratterizzato quei momenti. Sono partita coinvolgendo un gruppo di amici e Mila è piaciuta talmente tanto che molte persone si sono rese disponibili a lavorare gratuitamente. Grazie a questi esperti colleghi e artisti siamo riusciti a mettere in piedi una produzione di altissimo livello senza budget, il film si basa letteralmente sul volontariato.
Come sei riuscita a coinvolgere nella produzione di Mila professionisti da tutto il mondo?
Il film è prodotto principalmente in cinque paesi Stati Uniti, Italia, Inghilterra, Messico e Canada, ma si tratta di una vera e propria co-produzione internazionale. Mila ha avuto negli ultimi anni un’altissima visibilità, tanto che ricevo giornalmente tantissime offerte di collaborazione. In generale le persone sono affascinate dal progetto o perché ne sono coinvolte a livello emotivo o perché vivono personalmente in zone di guerra e vogliono lavorare a qualcosa di socialmente rilevante. Allo stesso tempo Mila attira anche studenti agli inizi che devono costruire un loro portfolio di valore e non riescono ad avere opportunità simili nel loro Paese di origine.
Qual è il messaggio che volete comunicare attraverso Mila?
Mila rappresenta i bambini che continuano a subire loro malgrado guerre e violenze. Ho scelto di concentrarmi su questo tema per raccontare attraverso l’esperienza della mia famiglia l’impatto devastante e le ripercussioni che il conflitto ha avuto sui più piccoli. Mila è una bambina forte che riesce a trovare pur nella tragedia uno spiraglio di speranza per andare avanti. È un messaggio anche per quegli adulti che, grazie alla presenza di un bambino nella loro vita, riescono ad affrontare cose inimmaginabili. Così nel film Mila attraverso il gioco e la fantasia aiuta se stessa e la donna che la sta proteggendo dai bombardamenti a trovare la forza di andare avanti.
Il film tratta la violenza vista dal mondo dei bambini, che differenze credi ci siano tra passato e presente?
Credo che la grande differenza sia che oggi la guerra è portata nelle case attraverso i mezzi di comunicazione e quindi seppure da una parte i media ci informano su quello che accade nel mondo, allo stesso tempo la troppa informazione tende ad anestetizzarci. Intendo dire che questa sorta di indifferenza che appartiene alla società moderna è anche una difesa naturale a tanta negatività.
Come sta procedendo la campagna di divulgazione del progetto Mila?
Mila vuole essere anche un movimento per creare connessione fra generazioni su questo tema, con la speranza che anche un solo bambino che magari diventerà un giorno un leader politico possa sostenere delle risoluzioni diplomatiche dei conflitti ricordandosi magari della piccola Mila, vista quando era bambino. Unicef Italia si è unita recentemente al nostro progetto rilasciando un comunicato di supporto davvero stupendo che mi ha lasciato senza parole. Il mio progetto ha tante sfaccettature anche sotto l’aspetto della produzione perché siamo lo studio più grande al mondo tutto collegato da remoto senza budget, sebbene i costi di animazione siano altissimi. Per questo motivo molti festival ci stanno invitando perché vogliono studiare il nostro modello e capire meglio come stiamo realizzando Mila con così pochi mezzi a disposizione.
La campagna di raccolta fondi verrà chiusa il 9 luglio prossimo e ad oggi siamo al cinquanta per cento dell’obiettivo che ci siamo posti; infatti per chi volesse contribuire è sufficiente andare su indiegogo.com e digitare Mila. La speranza è di riuscire entro la chiusura a coinvolgere tutta la comunità italo-americana affinché ci aiuti, anche con piccole donazioni, a completare quest’opera entro l’anno prossimo. Mila aprirà le porte a tante cose e già adesso sta cambiando la vita di tante persone che si stanno realizzando nel loro lavoro mettendo a frutto l’esperienza maturata durante la realizzazione di questo progetto.