Il violoncellista Mario Brunello sogna un coro in ogni scuola. Crede nella musica classica libera dai cliché e dai rituali del concerto che allontanano i giovani. Pensa a musicisti, “scesi dalle torri d’avorio, disponibili a raccontarsi in pubblico”. Esegue performance in cui la musica si incrocia con poesia e pittura. Si esibisce con Claudio Abbado e duetta con Marco Paolini. Inventa palcoscenici senza palco. Straripante, visionario Tant’è multiforme la sua attività di musicista e sperimentatore culturale che si rischia perfino di dimenticarsi che stiamo parlando di uno dei maggiori violoncellisti viventi capace, nel 1986, a soli 26 anni, di andare a Mosca ad aggiudicarsi, primo e unico violoncellista italiano, un premio come l’ambitissimo “Tchaikovski”.
Un artista che si esibisce da anni col suo inseparabile “Maggini” del ‘600 nei maggiori teatri del mondo, diretto da mostri sacri come Riccardo Muti o Zubin Mehta, o assieme a solisti del calibro di Gidon Kramer e Frank Peter Zimmermann. Le sue incisioni delle suites per violoncello di Bach sono ormai un “classico”. E la musica di Bach e l’arte interpretativa di Mario Brunello formano un binomio solido, un amore inestinguibile che mescola emozione e intelligenza oltre ogni routine. Brunello si presenta sempre più di frequente nella doppia veste di direttore e solista dal 1994, quando fondò l’Orchestra d’Archi Italiana, con la quale ha una intensa attività sia in Italia che all’estero. E in questa doppia veste si esibirà all’Auditorium del Parco.
Nell’ambito della musica da camera collabora con celebri artisti, tra i quali Gidon Kremer, Yuri Bashmet, Martha Argerich, Andrea Lucchesini, Frank Peter Zimmermann, Isabelle Faust, Maurizio Pollini.
Nella sua vita artistica Brunello riserva ampio spazio a progetti che coinvolgono forme d’arte e saperi diversi (teatro, letteratura, filosofia, scienza), integrandoli con il repertorio tradizionale. Interagisce con artisti di altra estrazione culturale, quali Uri Caine, Paolo Fresu, Marco Paolini, Gianmaria Testa, Margherita Hack, Moni Ovadia e Vinicio Capossela. Attraverso nuovi canali di comunicazione cerca di avvicinare il pubblico a un’idea diversa e multiforme del far musica, creando spettacoli interattivi che nascono in gran parte nello spazio Antiruggine, un’ex-officina ristrutturata, luogo ideale per la sperimentazione.
È accademico di Santa Cecilia, direttore musicale del Festival Arte Sella, direttore artistico del Premio Borciani e del Festival Internazionale del Quartetto di Reggio Emilia. Con I Solisti Aquilani eseguirà il Concerto in mi maggiore per violino di S. Bach, V & V per violino, archi e nastro di G. Kancheli, ancora Bach con il Concerto in la maggiore per oboe d’amore e il Concerto in fa maggiore per oboe d’amore, “Fratres”, per violino, archi e percussioni di A. Part e infine ancora Bach con il Concerto in sol minore per violino o oboe. Tutti i brani verranno eseguiti con il cosiddetto “violoncello piccolo”, una variante antica del violoncello, “che ha la stessa accordatura del violino, ma ha un’ottava più bassa. Così la musica – ci spiega Brunello – acquista più colore e grana”.