Le oltre diecimila persone che nel primo fine settimana di apertura museale hanno voluto rivedere il Mammuthus meridionalis, dopo il restauro, “sono la miglior risposta che la città potesse dare al lavoro di recupero del patrimonio culturale cittadino che ci vede impegnati da diversi anni. Gli sguardi stupiti dei bambini, l’entusiasmo e la serena attesa di famiglie, giovani e anziani in coda lungo il fossato del Forte Spagnolo, il grande afflusso anche da fuori città, il clima di festa che ha contagiato tutti restituiscono l’immagine di una comunità capace di cogliere ogni buona occasione per riprendersi la sua memoria, la sua storia, i suoi luoghi identitari da troppo tempo sottratti alla vita e alla consuetudine di sempre”.
È quanto affermato da Alessandra Vittorini, soprintendente dell’Aquila, all’indomani della entusiastica partecipazione cittadina all’apertura straordinaria del Forte spagnolo per rivedere lo scheletro preistorico.
 
“La ricostruzione del patrimonio culturale all’Aquila e nel cratere, che ha impegnato tutti gli istituti del Ministero dei Beni culturali abruzzesi, non si è mai interrotta, ma anzi trova ora nuovo impulso, anche a partire dagli importanti risultati che di giorno in giorno si svelano. Tutto ciò ci dà conferma dell’importanza del lavoro di recupero e restauro dei beni culturali, e importanti certezze per la prosecuzione di questo difficile cammino. Siamo certi che questa partecipazione e questo desiderio diffuso di condivisione dei luoghi simbolici della memoria collettiva continuerà a segnare tutte le prossime tappe della ricostruzione dei monumenti cittadini, all’Aquila e nei centri del cratere sismico. 
Un percorso che vede ad oggi oltre cento interventi di restauro avviati su monumenti e chiese appartenenti al patrimonio culturale pubblico, di cui circa una ventina completati (o in chiusura entro l’anno) e circa 120 aggregati con lavori avviati da tempo, di cui circa 35 conclusi o in via di conclusione, sul patrimonio culturale privato nel centro storico cittadino”.
Lo scheletro di Mammuthus meridionalis, oggetto del recente intervento di restauro, è uno fra gli esemplari più completi rinvenuti in Europa. Fu scavato e recuperato nel 1954 in una cava di argilla a circa 15 chilometri dal capoluogo abruzzese de  L’Aquila, nel comune di Scoppito. 
 
Databile intorno ad un milione e trecentomila anni fa (Pleistocene inferiore), lo scheletro appartiene ad un esemplare di maschio adulto alto 4 metri al garrese e lungo 7 metri dalla punta della zanna all’estremità della coda. Dal 1960 lo scheletro, montato in posizione di vita, è conservato nel bastione Est del Forte Spagnolo, prima sezione del Museo Nazionale d’Abruzzo.
Dopo il sisma che il 6 aprile del 2009 ha colpito duramente la città dell’Aquila, i finanzieri di tutta Italia hanno devoluto una giornata del loro lavoro per lasciare un segno concreto nella ricostruzione e il restauro del patrimonio culturale della città.
La generosa iniziativa di solidarietà ha reso possibile il restauro del Mammuthus meridionalis di Madonna della Strada, uno tra i più importanti reperti non solo del Museo Nazionale d’Abruzzo ma dell’intero patrimonio culturale dell’Italia e tra i più radicati nell’immaginario collettivo.
 
Per circa diciotto mesi si sono svolte le operazioni di restauro, che sono state precedute da una serie di indagini diagnostiche (campagna fotografica a luce normale e ultravioletta, radiografie, analisi chimico-mineralogiche) che hanno consentito di verificare lo stato di conservazione del prezioso reperto, le sue problematicità di consistenza, porosità e alterazione delle superfici ossee, e di conoscere i prodotti impiegati nei precedenti restauri: tutto ciò per eseguire un corretto ed efficace intervento di restauro. Altre specifiche analisi hanno valutato il comportamento dinamico della struttura di supporto sotto sollecitazione sismica simulata utilizzando un modello 3D dello scheletro e del suo telaio, acquisito ad altissima definizione (1mm).
L’attuale restauro, che costituisce, a distanza di circa 23 anni dall’ultimo, il terzo intervento conservativo del reperto, è risultato più impegnativo di quanto previsto. Lo scheletro presentava porzioni di tessuto osseo particolarmente degradate, e molte lesioni o fratture lungo le ossa più fragili, in parte conseguenza dell’effetto del sisma. Dopo le preliminari operazioni di pulitura, iniziate alla fine di ottobre 2013, si è operato lo smontaggio dello scheletro. Gli elementi ossei disposti su tavoli e appositi supporti sono stati sottoposti ad una serie di operazioni: rimozione della pittura avana dalle porzioni ricostruite, rimozione del protettivo dalle ossa, asportazione dello stucco in eccesso, preconsolidamento con impacchi e infiltrazioni, consolidamento per immersione, consolidamento strutturale con infiltrazioni di resine e incollaggi, ricostruzione di alcune parti e stuccatura, trattamento cromatico delle integrazioni, restauro del telaio comprensivo di modifiche posturali e in ultimo il rimontaggio dello scheletro. 
Le dimensioni e il peso degli elementi anatomici hanno reso complicate le movimentazioni per le singole operazioni: il cranio, ad esempio, pesa circa 500 Kg, la zanna originale circa 150 kg e l’omero quasi 100 kg. Pertanto sono stati utilizzati sistemi di sollevamento appositamente realizzati e una gru a ponte. Foto e approfondimenti: www.mammuthusmuseo.com
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