Tre film italiani presenziano il Festival di Cannes, tre film di-versi ma che raccontano un punto di vista che ha in comune quello di un adolescente smarrito tra i suoi desideri e le sue responsabilità. L’unico in concorso, e che rischia di vincere la Palma d’Oro, è “Le Meraviglie” di Alice Rohrwacher, non nuova al Festival di Cannes, dove aveva presentato il bellissimo “Corpo Celeste”.
Le meraviglie rappresenta l’Italia e anche un cinema al femminile che piace. Difatti il film è stato accolto dalla platea da 12 minuti di applausi.
È la storia di una famiglia di apicoltori nella campagna toscana durante un’estate che cambierà per sempre la più grande di quattro sorelle, Gelsomina. “Il film è girato nei luoghi dove sono cresciuta e con mia sorella tra gli attori, ma non è autobiografico. E anche se lo fosse non è quello che vorrei arrivasse al pubblico”, dice Alice Rohrwacher.
I protagonisti del film sono Alba Rohrwacher, sorella della regista e il ballerino belga Sam Louwyck, quattro bambine per la prima volta sul grande schermo e la star internazionale Monica Bellucci.
Nella pellicola ogni personaggio vive la sua prigione: per il padre tedesco, si tratta di non avere il mezzo linguistico per esprimersi, mentre per la fata Milly Catena (Monica Bellucci) è la maschera da fata bianca co-stretta a portare per creare sogni in cui far credere la povera gente. Ma anche la mamma di famiglia (Alba Rohrwacher) è imprigionata in un rapporto di coppia sempre più intollerabile così come la piccola Gelsomina nel “ruolo” di capofamiglia carico di responsabilità.
Le lingue diverse, il lavoro, le api, “la scatola televisiva”: sono tutti luoghi di un film che è ambientato in un generico “post ‘68” perché – spiega Rohrwacher – “in quell’anno si è andato a rompere qualcosa che poi si è dovuto ricostruire partendo da basi diverse”.
“Un racconto sul perdono, sulla tenerezza, ed anche sulla sconfitta. Non ci sono buoni o cattivi, ma solo due possibilità: proteggersi o esporsi, e chi si espone – come ciascuno a modo suo ne “Le Meraviglie” – spesso fallisce. Credo sia importante ritrovare la tenerezza perduta verso se stessi e chi ci circonda, incluso forse il nostro Paese così incasinato: la proposta del film è di riappropriarci di una certa pace che risolva i contrasti. Per questo non ci sono gloria o rabbia, esaltazione o indignazione, semmai c’è molto sacrificio. E il lavoro è anche metafora di questo”.
Tra i tre i registi italiani qui a Cannes, oltre ad Alice ci sono Asia Argento con “l’Incompresa” e Sebastiano Riso con “Più buio di mezzanotte” e tutti e tre hanno scelto come protagonisti gli adolescenti.
“Bisognerebbe ridere un po’ di queste coincidenze, ma anche interrogarsi sul perché si verificano. L’Italia può essere vista come un’adolescente: non si sa truccare bene, ha una grande volontà di uscire dall’infanzia, ha delle potenzialità, ma anche delle grandi difficoltà a crescere”.
“Incompresa” della particolarissima attrice italiana Asia Argento, sarà presentato a Cannes nella sezione Un certain regard e arriverà nelle sale italiane il 5 giugno.
Nel cast, accanto alla piccola Giulia Salerno, ci sono Charlotte Gainsbourg e Gabriel Garko, ma anche Max Gazzè e Gianmarco Tognazzi.
Giulia Salerno è Aria, una bambina di 9 anni che si ritrova suo malgrado a vivere la violenta separazione dei suoi genitori, lo strappo dalle sue “sorellastre” in una famiglia allargata. I suoi genitori, artisti ingombranti e separati (Garko e Gainsbourg), non la amano quanto lei vorrebbe. Aria, strattonata nel conflitto tra suo padre e sua madre, respinta e allontanata, attraversa la città con una sacca a strisce e un gatto nero, sfiorando l’abisso e la tragedia e cercando solo di salvaguardare la sua innocenza.
Ambientato nel 1984 e prodotto da Lorenzo Mieli e Mario Gianani per Wildside con Rai Cinema, in coproduzione con Paradis Films e Orange Studio, il film è stato girato tra Roma e Torino.
Impossibile non notare diverse note autobiografiche nella trama: la lunga relazione sentimentale di Dario Argento con Daria Nicolodi, genitori di Asia, si concluse nel 1983, e nel 1984 Asia aveva appunto nove anni come la piccola protagonista.
Infine c’è “Più buio di mezzanotte” di Sebastiano Riso presentato nella sezione “Semaine de la critique” di Cannes.
Un’opera prima forte, dura, che tocca temi scomodi e che quindi ha diviso, ma non lasciato indifferenti. Interpretato dall’esordiente Davide Capone, l’attore di teatro Pippo Delbono e Micaela Ramazzotti, il film racconta l’adolescenza vera e disperata di Davide Cordova, oggi Fuxia, drag queen del Muccassassina (discoteca di Roma), la scoperta di essere gay, le violenze subìte dal padre (che lo forza a una cura di ormoni “per guarire”), la fuga dalla famiglia, la vita in strada.
“Il mio non è un film sull’omosessualità — spiega Riso — ma sull’affermazione d’identità di un adolescente che ho voluto raccontare senza decori inutili. Ci sono arrivato dopo 12 stesure, e il risultato è un film politico perché la diversità in Italia fa paura. Ma è anche un film d’avventura. Perché inizia con la fuga di Davide verso il ventre di una città, e quella corsa è un percorso di conoscenza, di formazione”.
Tre film, tre storie italiane, tre urla in mezzo al caos: dalla campagna rurale, al distacco parentale fino alla questione gay.