Anche gli italiani di California, dalla Little Italy di San Diego ai tantissimi italoamericani di Los Angeles e San Francisco, possono far valere la loro firma. 
 
All’International Pizza Expo di Las Vegas, rassegna che dal 1985 fa incontrare il mondo degli affari che ruotano attorno alla pizza, un mercato che solo in Usa vale 43 miliardi di dollari in vendite annuali, sono già state raccolte oltre 30.000 firme americane a sostegno della candidatura della pizza italiana all’Unesco.
La Commissione italiana per l’Unesco, su proposta del ministero dell’Agricoltura e col sostegno dei ministeri degli Esteri, dell’Università, dell’Ambiente, dell’Economia, ha deciso di candidare l’arte dei pizzaioli napoletani fra i patrimoni immateriali dell’umanità.
 
“Sono molto contento che la Commissione nazionale Unesco abbia confermato la candidatura di una tradizione così importante per il nostro Paese. Prosegue anche così – ha dichiarato il ministro all’agricoltura Maurizio Martina – il nostro lavoro di valorizzazione del Made in Italy dopo Expo Milano 2015. L’arte dei pizzaiuoli rappresenta un simbolo di italianità nel mondo e questa candidatura dimostra ancora l’impegno del governo di proteggere e promuovere, in tutti i contesti mondiali, le tradizioni agroalimentari italiane”.
 
Il dossier sarà valutato e l’esito sarà noto entro dicembre 2017, dopo un lungo negoziato che coinvolgerà 200 Paesi. 
 
Il via libera, oltre a certificare l’unicità del made in Italy, sarà il primo nel suo genere “perché fino ad ora mai l’Unesco ha iscritto una tradizione connessa a una produzione alimentare”.
 
La pizza napoletana, che rappresenta l’Italia nel mondo, è l’unico tipo di pizza riconosciuta in ambito nazionale ed europeo. Dal 4 febbraio 2010 è anche ufficialmente una Specialità tradizionale garantita della Comunità Europea.
 
La candidatura evita il rischio di uno “scippo” da parte degli americani che hanno recentemente annunciato la candidatura della “pizza” american-style. La raccolta firme in Usa, sostenuta a Las Vegas dall’Associazione Pizzaiuoli Napoletani che hanno partecipato alla competizione internazionale del Nevada, acquista dunque, un significato ancora più importante. 
“Si temeva che proprio da Las Vegas – commenta Alfonso Pecoraro Scanio, promotore della campagna #pizzaUnesco (su www.pizzanelmondo.org si può sostenere la candidatura e restare aggiornati sulla battaglia culturale) – arrivasse il furto alla pizza napoletana, con il sostegno alla pizza ‘New York style’, se il Governo Italiano non avesse accolto la richiesta delle centinaia di migliaia di sostenitori. 
 
Per fortuna la Commissione italiana Unesco ha deciso all’unanimità di candidarla ed ora possiamo registrare che proprio a Las Vegas i pizzaiuoli napoletani, hanno raccolto le prime 30.000 firme statunitensi per la world petition #pizzaUnesco che era stata presentata lo scorso giugno a New York”, e che è stata rilanciata a Parigi nei giorni scorsi. Alla sede mondiale dell’Unesco è stato infatti consegnato il primo milione di firme raccolte in tutto il mondo: 100mila sono arrivate dal Giappone, ben 50 mila dall’Argentina, altre 50 mila da San Paolo del Brasile, solo per fare qualche esempio. 
 
Il riconoscimento da parte dell’Unesco proteggerebbe la pizza e l’economia ad essa legata, dal fenomeno dell’Italian Sounding. La falsificazione dei prodotti alimentari made in Italy produce enormi danni alla nostra economia e, secondo le ultime stime, costerebbe all’Italia anche 300.000 posti di lavoro. Il fatturato del falso Made in Italy,  nel solo settore agroalimentare,  ha superato i 60 miliardi di euro, un danno economico davvero non trascurabile.
 

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