The Lacryma Christi is a wine from the Campania region of Italy produced in the area of Mount Vesuvius. Indeed, it is also known as Lacryma Christi del Vesuvio. It holds a DOC denomination, which means only when produced in the Vesuvian areas, it can bear its beautiful name.
Yes, its name. Latin for “Christ’s tears,” it is evocative and mysterious at the same time and, indeed, legends about the origin of this wine are lost in the mists of time and have a mystic aura about them. And so, let us explore the fascinating world of Campania’s Lacryma Christi together: possibly, sipping a good glass of it.
Ancient Romans already knew this delicious, rich Vesuvian wine, which was made — then and today— with local grapes. Historians tell us that viticulture was already practiced in the Torre del Greco area in the 5th century BC, by Thessalian colons from Greece: it was them who introduced the grape varietal still used today to make Lacryma Christi to Campania. Indeed, before being as precious as the tears of Christ, it was known as “the Greek wine.” However, the merit for such a delicious liquor didn’t belong only to capable Thessalian farmers, but also to the dark, fertile volcanic land where it elegantly grew.
Originally, then, Lacryma Christi was a nectar produced for the Greek gods, embraced, enjoyed and beloved by the Romans in later decades. Yet, its name has clear Christian origins, and it shouldn’t come as a surprise that it was a poet, Alfred de Musset, immense name of French literary Romanticism, who made the legend associated with such a lyrical name famous and that, later, even a multi-faceted figure like Curzio Malaparte (born Curt Erich Suckert) a writer, journalist, poet, essay writer and even a secret agent, wrote fondly about it.
There are, in fact, two versions of the genesis of the Lacryma Christi name, both tied, of course, to the figure of the Christ.
The first tells that Lucifer, before abandoning Heaven for good, stole a piece of it as a last sign of disrespect to God; while disappearing into the dirty, dark entrails of Hell, he left behind a bottomless pit, from which Mount Vesuvius was born. When Christ saw the Gulf of Naples, He recognize Heaven in its beauty and wept countless tears, from which rich vineyards were born, the vineyards of the Lacryma Christi wine.
A second legend says that, on day, Jesus traveled, under a false identity, to the home of a hermit who lived on Mount Vesuvius. Once there, he said he was thirsty and asked for water: the hermit was so welcoming and nice, that Jesus turned the water in wine for him, creating the Lacryma Christi.
Whether you like the first or the second version better, the secret of the Lacryma Christi wine was carefully kept by the Capuchin friars who settled in the old Roman colony of Turris Octava, which they renamed Torre del Greco, that is, of the “Greek wine” produced in such large quantities there.
Funnily enough, and in spite of its ancient origins, Lacryma Christi obtained its DOC denomination only in 1983. According to its regulations, it can be made only with grapes coming from 15 towns and villages, all located at the feet of the Vesuvius: the communes of Boscotrecase, San Sebastiano al Vesuvio, and parts of the communes of Ottaviano, San Giuseppe Vesuviano, Terzigno, Boscoreale, Torre Annunziata, Torre del Greco, Ercolano, Portici, Cercola, Pollena Trocchia, Sant’Anastasia and Somma Vesuviana. Cultivars used for the production of the Lacryma Christi — which can be a red, white and rosé — are the Coda di Volpe, Verdeca, Falanghina and Greco for the white Lacryma Christi, while Piedirosso, Sciascinoso and Aglianico are used for the red.
Well, we spoke about its origins, where it is produced and which types of grapes can be used to make it, but what about its taste, why is it considered such an amazing wine, worthy of being mentioned by poets and carrying the name of Christ? White Lacryma Christi has a hay-like color and an intense floral aroma reminiscent, experts say, of Vesuvian broom, with hints of ripe fruits like pineapple and yellow peach. It is usually served with local fish dishes like clams and mussels, zuppa di pesce, seabass and asparagus risotto, vegetables and cheeses. It is at its best when served cool. Red Lacryma Christihas the hues of rubies and Vesuvius’ lava and scents of red fruits. It is full bodied and complex and, for this, it is perfect with rich, elaborate main dishes, meat sauces, game, lasagna Napoletana and red meat.
Last, but not least, rosé Lacryma Christi has the same fruity aroma and complexity of the red, but it’s easier to match with food. It’s perfect with fish, but also with white meat, vegetables and risotto. Foodies say it’s amazing with moscardini in cherry tomatoes sauce.
Il Lacryma Christi è un vino campano prodotto nella zona del Vesuvio. Infatti, è conosciuto anche come Lacryma Christi del Vesuvio. Possiede una denominazione DOC, il che significa che solo se prodotto nelle zone vesuviane può portare il suo bel nome.
Sì, il suo nome. In latino significa “lacrime di Cristo”, è evocativo e misterioso allo stesso tempo e, infatti, le leggende sull’origine di questo vino si perdono nella notte dei tempi e hanno un’aura mistica. E allora, esploriamo insieme l’affascinante mondo del Lacryma Christi campano: magari sorseggiandone un buon bicchiere.
Già gli antichi Romani conoscevano questo delizioso e ricco vino vesuviano, che veniva prodotto – allora come oggi – con uve locali. Gli storici ci raccontano che la viticoltura era già praticata nella zona di Torre del Greco nel V secolo a.C., da coloni tessalonicesi provenienti dalla Grecia: furono loro a introdurre in Campania il vitigno ancora oggi utilizzato per produrre il Lacryma Christi. Infatti, prima di essere prezioso come le lacrime di Cristo, era conosciuto come “vino greco”. Ma il merito di un liquore così delizioso non era solo dei capaci contadini tessalonicesi, ma anche della terra vulcanica, scura e fertile, dove cresceva rigoglioso.
In origine, quindi, il Lacryma Christi era un nettare prodotto per gli dei greci, poi apprezzato, goduto e amato dai Romani nei decenni successivi. Eppure, il nome ha chiare origini cristiane, e non deve sorprendere che sia stato un poeta, Alfred de Musset, grande nome del romanticismo letterario francese, a rendere famosa la leggenda associata a un nome così lirico e che, in seguito, anche una figura poliedrica come Curzio Malaparte (al secolo Curt Erich Suckert), scrittore, giornalista, poeta, saggista e persino agente segreto, ne abbia scritto con affetto.
Esistono, infatti, due versioni sulla genesi del nome Lacryma Christi, entrambe legate, ovviamente, alla figura del Cristo.
La prima racconta che Lucifero, prima di abbandonare definitivamente il Paradiso, ne rubò un pezzo come ultimo segno di mancanza di rispetto a Dio; mentre spariva nelle sporche e oscure viscere dell’Inferno, lasciò dietro di sé un pozzo senza fondo, dal quale nacque il Vesuvio. Quando Cristo vide il Golfo di Napoli, riconobbe il Paradiso nella sua bellezza e pianse innumerevoli lacrime, da cui nacquero ricchi vigneti, i vigneti del vino Lacryma Christi.
Una seconda leggenda racconta che, un giorno, Gesù viaggiò, sotto falsa identità, fino alla casa di un eremita che viveva sul Vesuvio. Una volta lì, disse che aveva sete e chiese dell’acqua: l’eremita fu così accogliente e affabile, che Gesù trasformò l’acqua in vino per lui, creando il Lacryma Christi.
Che si preferisca la prima o la seconda versione, il segreto del vino Lacryma Christi fu custodito con cura dai frati cappuccini che si stabilirono nell’antica colonia romana di Turris Octava, che ribattezzarono Torre del Greco, cioè del “vino greco” prodotto in così grande quantità.
Stranamente, e nonostante le sue antiche origini, il Lacryma Christi ha ottenuto la denominazione DOC solo nel 1983. Secondo il disciplinare, può essere prodotto solo con uve provenienti da 15 città e paesi, tutti situati ai piedi del Vesuvio: i comuni di Boscotrecase, San Sebastiano al Vesuvio, e parte dei comuni di Ottaviano, San Giuseppe Vesuviano, Terzigno, Boscoreale, Torre Annunziata, Torre del Greco, Ercolano, Portici, Cercola, Pollena Trocchia, Sant’Anastasia e Somma Vesuviana. I cultivar utilizzati per la produzione del Lacryma Christi – che può essere rosso, bianco e rosato – sono Coda di Volpe, Verdeca, Falanghina e Greco per il Lacryma Christi bianco, mentre Piedirosso, Sciascinoso e Aglianico per il rosso.
Ebbene, abbiamo parlato delle origini, dove viene prodotto e di quali tipi di uve si possono utilizzare per produrlo, ma che dire del sapore, perché è considerato un vino così straordinario, degno di essere menzionato dai poeti e portare il nome di Cristo?
Il Lacryma Christi bianco ha il colore del fieno e un intenso profumo floreale che ricorda, dicono gli esperti, la ginestra vesuviana, con sentori di frutta matura come ananas e pesca gialla. Di solito viene servito con piatti di pesce locale come vongole e cozze, zuppa di pesce, risotto con spigole e asparagi, verdure e formaggi. Si presenta al meglio se servito fresco. Il Lacryma Christi rosso ha le sfumature del rubino e della lava del Vesuvio e profumi di frutti rossi. È corposo e complesso e, per questo, è perfetto con secondi piatti ricchi ed elaborati, sughi di carne, selvaggina, lasagne napoletane e carni rosse. Infine, ma non per questo meno importante, il Lacryma Christi rosato ha lo stesso aroma fruttato e la stessa complessità del rosso, ma è più facile da abbinare al cibo. È perfetto con il pesce, ma anche con carni bianche, verdure e risotti. I buongustai dicono che è fantastico con i moscardini al sugo di pomodorini.
Unlike many news organizations, instead of putting up a paywall we have eliminated it – we want to keep our coverage of all things Italian as open as we can for anyone to read and most importantly share our love with you about the Bel Paese. Every contribution we receive from readers like you, big or small, goes directly into funding our mission.
If you’re able to, please support L’Italo Americano today from as little as $1.