Era un’Italia intrisa di campanilismo e faziosità quella che un membro della famiglia Gherardini lasciò intorno alla fine dell’anno 1100.
Erano i tempi più bui del Medioevo quelli che vissero i signori del feudo di Valdelsa, saldamente legati alla causa guelfa e all’onore della spada. E furono sicuramente dotati di spirito avventuroso i Gherardini che lasciarono la Toscana per trasferirsi in Gran Bretagna al servizio di Guglielmo il Conquistatore. Dando vita a una nuova dinastia che lungo il corso dei secoli sarebbe arrivato fino a Washington. Precisamente alla Casa Bianca. E con il nome altisonante di Kennedy.
Che le origini della famiglia Kennedy fossero (anche) italiane, lo aveva detto lui stesso, in un incontro pubblico del 12 ottobre 1962, in New Jersey, durante le celebrazioni per il Columbus Day.
Riferendosi al nonno materno, John Francis Fitzgerald detto “Honey Fitz”, sindaco di Boston e deputato al Congresso, Kennedy riferì alla platea italo-americana: “Mio nonno ci diceva sempre che i Fitzgerald sono in realtà italiani, e discendono dai Geraldines, che vennero da Venezia: non ho mai avuto il coraggio di rivendicare questa affermazione, lo farò oggi qui”.
Kennedy confuse Venezia con Firenze (o almeno una parte della storia) ma non mentì sul resto. Perché esiste realmente un legame che da secoli unisce i Fitzgerald irlandesi con la famiglia dei Gherardini di Toscana, e fin dai primi del Quattrocento molti testi confermano regolari rapporti tra le due famiglie.
Nelle cronache di Ottaviano di Rossellino Gherardini, descrive la visita a Firenze di Maurice Fitzgerald nel 1413, agostiniano della Cattedrale di Artefort il quale citò l’antico legame di sangue e il desiderio di conoscere qualcuno di quel casato. Nella lettera a James Fitzgerald conte di Desmond, Betto de’ Gherardini raccomandò il figlio Giovanni in partenza per l’isola nel 1440 (“…anche in Ibernia, la più remota delle isole, ove per merito vostro i nostri fiorentini sono oggi dominatori”). Un testo conservato dal canonico Lorenzo Gherardini vede Gerard Fitzgerald conte di Kildare scrivere nel 1507 “…sommamente ci sono state grate le vostre lettere, o uomini prestantissimi, per le quali abbiamo potuto intendere il fervore del vostro amore fraterno… vi avviserò brievemente di essere di vostra famiglia in queste parti…”.
Il sottile filo che lega da secoli la famiglia Gherardini ai Kennedy parte dai tumulti della Firenze medioevale, dalle lotte fra Guelfi e Ghibellini.
I Gherardini, feudatari della Valdelsa furono tra i fondatori della Repubblica fiorentina e tra le colonne portanti della Firenze del X e XI Secolo. Bellicosi e fomentatori di disordini, inclini più alla spada e che ai compromessi, incapaci di accettare la scalata al potere di mercanti e banchieri, combatterono contro la nascita della Signoria e vennero sconfitti dalla stessa Firenze che poi diedero inizio a una vera e propria epurazione.
Dopo 100 anni di sanguinose repressioni, il grosso della stirpe venne esiliato a Verona (una parte in seguito arrivò a Venezia), il castello di famiglia a Montagliari (tra Siena e Firenze) venne raso al suolo, i beni confiscati e sulla casata in disgrazia si abbatté la “Damnatio Memoriae”. Alcuni membri dei Gherardini decisero però di offrire la loro spada a Guglielmo il Conquistatore durante l’invasione normanna dell’Inghilterra e secondo la storiografia anglosassone, nel 1066 tra le truppe mercenarie figurava un certo cavaliere Otho, fuoriuscito della famiglia, il cui cognome si trasformò in Geraldines. Secondo le cronache italiane, a sbarcare in Gallers furono invece i tre bellicosi fratelli Maurice, Gerald e Thomas pronti a combattere accanto a Guglierlmo per dare l’assalto all’Irlanda e conquistare nuove terre su cui insediarsi.
Sbarcati sull’isola per “anglicizzarla”, i Gherardini (divenuti Geraldines e poi FitzGerald – che in lingua gaelica significa “i figli di Gerald”) la governarono per un po’ in nome degli inglesi, arrivando a conquistare il titolo di Viceré. Gli stessi Gherardini – Geraldines – Fitzgerald si trasformarono però in ribelli della corona inglese quando ai vertici del potere arrivò il protestantesimo. Cattolici fino all’ultimo sangue, molti FitzGerald finirono imprigionati o condannati a morte. Gli ex sudditi combatterono strenuamente contro Enrico VIII e persero di nuovo il potere ma per secoli colonizzarono le contee di Cork, Kerry e Limerick, innalzando castelli e lasciando una lunga scia di sangue. Il 15° conte di Desmond venne assassinato nel 1583 (una morte su cui si stende l’ombra di Elisabetta I) di fatto estinguendone il ramo.
James Fitzgerald nato a metà del 700 e quadrisnonno da parte di madre del presidente Kennedy, apparteneva a questa stirpe indomita. Nel 1793 sposò Hannah Mac Carthy per poi regalare il proprio nipote alla grande fuga dalla carestia dell’Ottocento.
Thomas Fitgerald, bracciante e bisnonno materno di Kennedy si imbarcò su un bastimento alla volta di New York nel 1850, non dimenticando di portare in valigia la Bibbia.
Oltre cento anni dopo, il pronipote John Fitzgerald Kennedy sarebbe tornato nel piccolissimo paese irlandese di Lough Gur per ricevere dal sindaco delle 46 anime una medaglia e tanti attestati per la lontana parentela.
Il casato dei Gherardini rientrò in Italia a metà del secolo scorso, preferendo una vita appartata a Firenze, lontana dai clamori. Ogni 30 anni però la famiglia celebra una grande adunata della memoria insieme ai cugini irlandesi. L’ultimo incontro si è celebrato nel 1983 sulle rive dell’Arno, con la delegazione Fitzgerald capeggiata da Gerald, 8° duca di Leinster, ultimo discendente – all’epoca – del ramo superstite, quello dei Kildare-Leinster; la rappresentanza Gherardini era guidata dalla Contessa Cinzia Maria, insieme ai fratelli Maria Teresa e Gian Raffaello.
Alla fine degli Anni 90 il conte Gian Raffaello ha fondato la “Fitzgerald Foundation of Florence”, con sede a New York, pensata per coinvolgere le famiglie Gherardini, Fitzgerald e Kennedy in un progetto storico sull’emigrazione di italiani e irlandesi in America. Kerry Kennedy ha invece posto a Firenze al sede della Fondazione “Robert F. Kennedy” un centro per i diritti umani in onore del padre. Senza dimenticare che alla Casa Bianca, durante la presidenza Kennedy, non mancava mai il Chianti, vino tipico della terra toscana. Un ulteriore segno del legame secolare indissolubile tra i Gherardini e i Kennedy.