Italia sì, Italia no. Così cantavano gli “Elio e le Storie Tese” al Festival di Sanremo 1996 anticipando, chissà quanto volutamente, i dubbi degli alti “prelati” del rugby europeo circa le reali potenzialità della nazionale italiana. Perplessità aumentate in maniera esponenziale all’indomani della sconfitta maturata in quel di Twickenham contro i Leoni dell’Inghilterra nell’esordio azzurro nel Sei Nazioni 2015.
K.o. netto ma non per questo onorevole quello incassato dall’Italia contro i forti atleti di “sua maestà” che però ha nuovamente dato forza al partito degli “Italia fuori dal Sei Nazioni”.
In effetti a parte qualche exploit nelle passate stagioni, la storia d’amore tra la nazionale azzurra ed il celebre torneo continentale non è mai sbocciato a dispetto di un clamore mediatico che ha di fatto portato il rugby nelle case di milioni di appassionati.
“Quanti anni passeranno ancora prima che gli organizzatori del torneo comincino a dubitare dell’opportunità di tenere gli azzurri? Lo dice il ranking: Georgia e Romania sono sul loro stesso piano”.
Così scrisse Owen Slot, celebre giornalista del The Times aprendo di fatto una pericolosa breccia nella credibilità internazionale della selezione italiana al cospetto delle storiche e solide realtà francese, irlandese, gallese, scozzese e ovviamente inglese. Sono solo riferimenti, realistici e impietosi, che nascondono quella che deve essere considerata una provocazione.
A oggi nulla dice che l’Italia stia correndo dei rischi. Anche perché, commercialmente, si è in una botte di ferro: con tutto il rispetto, si può paragonare il fascino di Roma a quello di Tbilisi e Bucarest? “Quelle che ho riportato — spiega lo stesso Slot — sono considerazioni personali, non suffragate da concretezze”.
Nick Cain, altro prestigioso nome del giornalismo specializzato britannico, oggi columnist di The Rugby Paper, ha poi sottolineato: “L’Italia, più volte, da quando è nel consesso, ha dimostrato di starci bene. Ma i progressi sono stati pochi. Visti poi i risultati di Zebre, di Treviso e dei club in Europa, mi domando come vengano investite le importanti cifre che dal Sei Nazioni finiscono nelle casse federali. Perché, per esempio, un Benvenuti, che prometteva tanto, è sparito?”.
A dissipare i dubbi circa la consistenza della nazionale italiana ci ha però pensato il ct inglese, Stuart Lancaster: “L’Italia merita il torneo — ha detto nel post partita — gioca con enorme orgoglio e andate a chiedere ai miei come si sentono dopo questi 80’ di battaglia. Nutriamo grande rispetto per gli azzurri”.
Infine, Danny Cipriani, tornato sul prato di Twickenham con la Nazionale dopo sei anni e mezzo, è rimasto alquanto sorpreso dall’argomento: “È assurdo — ha esclamato sorridendo — ho appena fatto i complimenti a McLean e a De Marchi, miei compagni al Sale, per come la squadra s’è comportata”.
Opinioni condivise ampiamente dai protagonisti azzurri, a cominciare da capitan Parisse: “Risponderemo riempiendo l’Olimpico. Spero che a vederci contro l’Inghilterra arriveranno in 82.000 alla faccia di chi dice che non interessiamo. Siamo in un momento difficile, ma in quindici tornei abbiamo anche fatto grandi cose. Insistiamo”.
Tutti all’Olimpico dunque, per dimostrare come e quanto l’Italia meriti il Sei Nazioni.