In principio furono Stefano Rusconi e Vincenzino Esposito. Due timidi pionieri lanciati oltreoceano dal basket italiano per tentare fortuna nello scintillante mondo della pallacanestro Nba. Competere, ma prima soprattutto imparare dai migliori cestisti del pianeta con le canotte di Phoenix e Toronto, furono le loro missioni. 
 
Senza grosse pretese, insomma, ma con un coraggio e una sfrontatezza fuori dal comune che avrebbe definitivamente avvicinato l’Italia alla Nba. 
 
Perché da quell’esperienza forse indigesta, probabilmente affrettata, si entusiasmò una generazione di talenti italiani che la Nba dei vari Jordan, Bryant e James, avrebbe smesso di sognarla preferendo viverla da protagonista. Inizia così la favola sportiva dei quattro ragazzoni italiani sbarcati oltreoceano per dire la loro nel mondo dei giganti per antonomasia. Marco Belinelli, Andrea Bargnani, Gigi Datome e Danilo Gallinari, forse non lo sanno che il loro successo potrebbe ulteriormente accorciare la distanza tra Italia e Stati Uniti, tra il basket tricolore e quello dei pro. 
 Marco Belinelli con il trofeo vinto nella gara dei tre punti all’All Star Game 2014 

 Marco Belinelli con il trofeo vinto nella gara dei tre punti all’All Star Game 2014 

 
MARCO BELINELLI – Il “Beli” nella passata stagione ha già scritto una delle pagine più belle della storia del basket italiano vincendo la gara del tiro da tre all’All Star Game e poi conquistando il titolo di campione Nba da protagonista, con la canotta dei San Antonio Spurs. 
Cosa chiedere di più? Un repeat, tanto per gradire, da conquistare con un ruolo ancor più decisivo, acquisendo ulteriore autorevolezza e consapevolezza nelle rotazioni del grande coach Popovich a supporto del trio Duncan-Ginobili-Parker e del debordante talento dell’emergente e giovanissimo Leonard. 
 
ANDREA BARGNANI – La “Grande Mela” non è mai stata una piazza facile, a maggior ragione se vieni visto e giudicato come la prima scelta assoluta del Draft 2006. 
Situazione complicata quella dell’ala-centro ex Treviso che però, a parte i guai fisici dell’anno scorso, potrebbe e dovrebbe essere alla vigilia della stagione del dentro o fuori definitivo con la canotta dei celebri ma poco vincenti New York Knicks. Che il triangolo offensivo del guru Phil Jackson, neo presidente operativo di New York, possa finalmente mettere in evidenza le doti balistiche (da fuori) di quello che potenzialmente resta uno dei giocatori più immarcabili della lega?
 
GIGI DATOME  – Diciamoci la verità, un po’ come Belinelli, Gigi non ha mai goduto di fiducia, nè in Italia nè tantomeno in questo primo scorcio di carriera in Nba. Messo ai margini della rotazione sin da subito ai Detroit Pistons e con un contratto non garantito, la colonna della nazionale italiana ed ex bandiera e condottiero di Roma, anche quest’anno sarà costretto a sgomitare per guadagnarsi spiccioli di minuti in campo. 
 
Tiro da fuori, difesa asfissiante ed una grande verticalità, sono le doti migliori di un giocatore abituato a lavorare, sudare ed aspettare pazientemente il suo momento. Qualità da lavoratore che, guarda caso, si è immediatamente abituato alla vita di Detroit, la Mo Town americana. La città più operaia d’America per il giocatore più lavoratore del mondo: binomio perfetto? 
 
DANILO GALLINARI – Se non fosse stato costretto a saltare una stagione e mezzo a causa di un grave infortunio al ginocchio (con seguente doppia operazione) forse adesso staremo a parlare di uno dei grandi fenomeni del basket Nba.
 
Il “Gallo” però non ha battuto ciglio, soffrendo lontano dal Pepsi Center di Denver e sopportando terapie e sedute di palestra infinite per rimettere a posto un ginocchio che adesso sembra essere tornato come nuovo. 
Incrociamo tutti le dita per lui, perché poterlo riammirare catturare un rimbalzo, condurre il contropiede e poi concludere la transizione sulla testa degli avversari dall’alto dei suoi 205 cm, è un qualcosa che riconcilierebbe anche l’animo più cupo con la bellezza del creato. Senza di lui, i Denver Nuggets sono passati da top team a Ovest a squadra da Lottery. Basta?
 
Ecco i quattro assi italiani che quest’anno proveranno a dettar legge nella Nba americana. 
In principio furono Stefano Rusconi e Vincenzino Esposito ora ci sono quattro ragazzoni cresciuti a pane e basket in Italia sognando un giorno di ritrovarsi proprio dove sono ora.    
 

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